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giovedì 6 marzo 2025

Memento mori

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Un uomo di condizione distinta, ma gran peccatore, fece il viaggio a Roma coll'intenzione di confessarsi al sommo Pontefice Pio IX. Il Papa ascoltò difatti la sua confessione e fu edificato dell'esattezza che il penitente vi pose, come pure del vivo dolore e delle ottime disposizioni che vi manifestò. Nondimeno quando si trattò di dargli una penitenza, il forestiero non volle accettarne alcuna di quelle che il Santo Padre voleva imporgli: nessuna era di suo genio. Si diceva troppo debole per digiunare; non aveva tempo di leggere né di pregare; ritirarsi in una solitudine per attendere a pie meditazioni e pellegrinaggi, non gli era concesso dai molti affari suoi: vegliare e dormire sul nudo terreno, poteva pregiudicargli la salute. Fra tutti cotesti ostacoli, il maggiore, benché egli non lo dichiarasse apertamente, era che ei stimava tali pratiche di penitenza non convenienti ad un uomo della sua condizione. Il Papa nella sua sapienza, gli diede allora un anello d’oro su cui erano incise queste parole: Memento mori (rammentati che morrai). Gli impose per penitenza di portare quell'anello al dito e di leggere almeno una volta al giorno le parole che vi erano in esso. - Il forestiero se ne tornò contentissimo di una penitenza così leggera. Questa però, non passò molto tempo, che fu seguita da altre assai più gravi. La vista giornaliera di quell'anello, lo penetrò talmente del pensiero della morte, che non cessava mai di dire a sé stesso: E poiché son condannato a morire, qual altra cosa debbo fare quaggiù, se non che prepararmi ad una buona morte? Che serve risparmiare ciò che la morte verrà presto a distruggere? Dopo fatte queste riflessioni, nessuna penitenza gli parve troppo penosa; accettò d'allora in poi tutte quelle felici disposizioni.