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lunedì 2 giugno 2025

Zelo di una suora devota del Sacro Cuore

Dagli scritti di Don Antonio Zaccaria.

Sullo scorcio dell'Ottobre 1861 fu condotto all'ospedale di S. Spirito in Roma un giovine affetto di pneumonia. Dopo un mese, essendo il suo stato divenuto pericoloso, una suora delle assistenti dell'ospedale, lo consigliò di confessarsi, dimostrandogli quanto fosse utile ai poveri infermi l'accostarsi ai sacramenti. L'infermo si ricusò; e dopo alcuni giorni, un cappellano avendo voluto rinnovare il tentativo trovò ancor resistenza; ed il rifiuto fu accompagnato da espressioni di sdegno, e da malumore che dava maggiormente a temere. Intanto il male progrediva rapidamente. La suora era oltremodo agitata, né sapeva come regolarsi per ripetere le istanze essendo quel giovane istruito in teologia, cui prima aveva studiato con intenzione di abbracciare lo stato ecclesiastico; perlochè riusciva più difficile persuaderlo. Essa intendeva bene che l'abuso della grazia era la cagione del tristissimo stato dell'anima di quell'infelice. Si ricorse al S. Cuore di Gesù, con viva fiducia; ed un giorno la suora trovò l'infermo in tale stato, che stimò opportuno tornare sull'argomento. « Mio caro, da un momento all'altro potete comparire innanzi a Dio; che sarà di voi? Rifiutate i Sacramenti, ossia il perdono dei vostri peccati e non già per ignoranza, perché siete bene istruito. Pensate che persistendo nella colpa, inferno vi aspetta ». Egli altro non rispose se non: « Sorella mia, ella m'infastidisce; il cappellano pure m'ha assai disturbato ». Poco dopo però colto da estremo sfinimento, apparve alquanto spaventato sentendo la morte assai vicina. Il dì seguente la superiora, facendo le sue visite, s'incontrò col medico, il quale da lei interrogato intorno al giovane, rispose: egli non passerà questo giorno. — Senz'altro indugio la superiora, raccomandato il giovine al S. Cuore di Gesù, si affrettò a fare un ultimo tentativo. Ma quanta fu la sua sorpresa e la sua gioia, quando dopo alcune affettuose parole, l'infermo chiese un sacerdote per confessarsi. Questi non si fece aspettare; e il povero infermo ravveduto per una grazia inesplicabile, ricevette tutto commosso i sacramenti con edificazione di tutti gli astanti. Il misericordioso Sacro Cuore di Gesù gli concesse altri pochi giorni di vita, perché egli potesse così riparare allo scandalo dato agli altri infermi della sala, il che fece di buon animo. Se siamo morti alla grazia di Gesù col peccato, potremo noi pure risorgere alla vita spirituale per mezzo della devozione al suo S. Cuore.

[Brano tratto da "Il Cuor di Gesù - Mese di Giugno", di Don Antonio Zaccaria, parroco in Faenza, stampato nell’anno 1902].