Nel novembre 1872 essendo i giorni della leva militare, molti dei coscritti gironzolavano nelle vie della città di Torino visitando le bettole, cantando oscene canzoni, e dando in una parola troppo indizi non di allegria, ma di libertinaggio. Uno di quei giovani era stato la mattina caldamente esortato e pregato da sua madre di non andar più oltre a perdere il tempo e i danari, e a distogliersi dai cattivi compagni, che già c'era stato abbastanza! Povera donna! aveva purtroppo ragione; ma il figliuolo non volle ascoltare le materne ammonizioni, e rispondendole con male parole s'irritò a segno che giunse a dirle: Non ho madre! vado dove voglio. E voltate le spalle se ne andò a trovare i compagni. La madre non potendo far altro, lo guardò mesta allontanarsi, e poi se ne andò alla Chiesa della Consolata a sentire una Messa, e pregare per Lui. Ma non poté stare lungamente in Chiesa; sentiva un affanno, una forza che la spingeva fuori... Uscì di fatto e poco appresso incontrò una persona che le disse essere stato il suo figlio allora allora portato all'ospedale, ferito di tre coltellate, in conseguenza delle quali era già morto, proferendo queste parole: Dite a mia madre che preghi per me! Si crede che i feritori siano stati gli stessi suoi compagni venuti ad alterchi per cosa da nulla. Infelice! tardi conobbe il gravissimo torto fatto a quella madre che l'aveva allevato chi sa con quante cure, stenti e fatiche! Pur meno infelice se la preghiera della povera madre gli ottenne che almeno in morte si ravvedesse e desse quel segno di pentimento.