Consiglio ai lettori del blog di pregare per Padre Stefano Maria Manelli, ne ha davvero tanto bisogno, infatti il Fondatore della Famiglia Religiosa dei Francescani dell'Immacolata versa in condizioni di salute drammatiche, e a quanto pare si sta avvicinando per lui il momento di abbandonare questa terra di esilio per entrare nell'eternità.
Negli anni novanta mia nonna regalò a mio padre un libretto intitolato "La grande promessa dei S. S. Cuori", scritto da Padre Manelli. Volli leggerlo anch'io e ne rimasi profondamente colpito. In esso si parlava del fondamentale tema della salvezza eterna dell'anima, del peccato mortale, dell'esistenza del demonio, della possibilità concreta di finire all'inferno anche per un solo peccato mortale, delle apparizioni di Fatima, e altri temi del genere. Quella lettura provocò una sorta di scossa spirituale in me, perché fino ad allora ero abituato a sentire i soliti discorsi zuccherati e buonisti che anestetizzano l'anima facendole credere che siccome Dio è infinitamente misericordioso, allora dopo la morte andremo tutti (o quasi) in paradiso, e che quindi l'inferno è quasi vuoto e che per dannarsi bisogna aver commesso stragi o altri gravissimi crimini efferati, ecc.
Visto che per i buonisti vanno praticamente tutti in paradiso, allora è inutile impegnarsi nella vita spirituale, tanto alla fine sia le anime penitenti come San Francesco d'Assisi, sia quelle che si sono arrotolate nel fango dei vizi, avranno più o meno la stessa ricompensa.
Ero ancora un ragazzino, ma leggendo lo scritto manelliano mi accorsi che la visione buonista della Religione era solo un inganno. È verissimo che Dio è infinitamente buono e può perdonare qualsiasi peccato, ma è anche vero che è infinitamente giusto, e per ottenere il perdono è necessario essere sinceramente pentiti del male fatto.
Quel libretto mi fece un gran bene all'anima, volevo approfondire quegli insegnamenti, ma pensavo che l'autore fosse morto da svariati decenni, e che i sacerdoti come lui fossero in via d'estinzione. E invece alcuni anni dopo scoprii che quel zelante uomo di Dio era vivo e vegeto e aveva fondato una congregazione religiosa di frati che venivano forgiati per bene e che la pensavano come lui.
Scrissi una lettera presso uno dei conventi della Congregazione, rivolgendo la missiva genericamente a tutti i frati. Con mio grande stupore ricevetti la risposta proprio da Padre Stefano, scritta interamente di suo pugno. La sua non fu la solita lettera di cortesia piena di frasi di circostanza, come fanno altre persone, fu invece una bella lettera piena di unzione spirituale, come quelle che scriveva San Francesco di Sales.
Qualche tempo dopo ebbi anche l'occasione di incontrarlo di persona e di scambiare qualche parola con Padre Stefano. Avrei voluto parlare con lui in maniera riservata, aprirgli il mio cuore e farmi dirigere spiritualmente, ma non ebbi questa opportunità.
Quando nel 2007 i Francescani dell'Immacolata accolsero con entusiasmo il Motu Proprio "Summorum Pontificum", mi rallegrai per questa loro svolta verso la Messa tridentina. Notai che i fedeli che frequntavano le loro chiese non si limitavano ad apprezzare gli aspetti estetici della liturgia antica, ma praticavano un'intensa vita spirituale. Ad esempio, mentre in certi altri posti al termine della Messa tridentina la gente esce subito di chiesa, invece nelle loro chiese non pochi fedeli laici rimango a fare il ringraziamento, come raccomandato da tutti i buoni manuali di ascetica e anche dal Magistero Pontificio (cfr. "Mediator Dei" di Pio XII).
Supplichiamo la Mediatrice di tutte le grazie di assistere Padre Stefano in questo momento cruciale della sua vita. Si è offerto come vittima di oblazione per affrettare il trionfo del Cuore Immacolato di Maria? Chissà. Preghiamo per lui e per i suoi figli spirituali.