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venerdì 26 novembre 2010

Liturgia tradizionale, perché continuano a chiedere il "permesso" ai vescovi?



Ci sono alcuni fedeli laici che sono molto bravi a organizzare dei gruppi stabili di persone interessate all'antica liturgia, riescono persino a trovare un sacerdote disponibile alla celebrazione del Santo Sacrificio “more antiquo”. Poi però a mio avviso commettono un errore. Decidono di chiedere il “permesso” al vescovo diocesano per poter procedere alla prima Messa tridentina. Questa cosa non riesco proprio a capirla. In passato, ai tempi della “Quattuor abhinc annos” del 1984, bisognava supplicare il vescovo di concedere una Messa di San Pio V, ma con il Motu Proprio “Summorum Pontificum”, non è più necessario chiedere permesso ad alcuno. Se esiste un gruppo stabile e se c'è un prete disponibile, che motivo c'è di andare a chiedere il permesso all'ordinario diocesano? Gesù nel Vangelo ha esortato i suoi discepoli ad essere candidi come colombe, ma anche di essere astuti “sicut serpentes”. Se uno ha la grazia di avere come proprio vescovo, un uomo apostolico e zelante come Mons. Mario Oliveri, allora in questo caso non ci sono problemi, si può tranquillamente comunicargli la notizia dell'avvenuta costituzione del gruppo stabile. Ma se il proprio vescovo diocesano è noto per le sue “poche simpatie” per l'antica liturgia, che bisogno c'è di andare a chiedergli il permesso (non necessario) di poter iniziare le celebrazioni tridentine? Non sempre in questi casi il vescovo risponde in maniera paterna: “Sì, è un vostro diritto concessovi dal Vicario di Cristo. Celebrate pure more antiquo se per voi è di edificazione spirituale”. Alcuni lettori potrebbero rispondermi che, anche se non venisse chiesto il permesso al vescovo, prima o poi verrebbe a saperlo lo stesso, e potrebbe ugualmente proibire oppure ostacolare mediante severe restrizioni la celebrazione della Messa tridentina. Anche questo è possibile, ma già è più difficile che avvenga. Un conto è non dare il “permesso” alla Messa di San Pio V (è sufficiente non rispondere alla richiesta dei fedeli), altro conto è proibire esplicitamente (magari mediante lettera firmata) tale celebrazione. Una volta che la celebrazione regolare della liturgia antica è stata avviata, è più difficile ostacolarla. Del resto i vescovi ci tengono alla loro reputazione, e non gli fa piacere che i propri fedeli scrivano a Roma.