Un gentile lettore del blog, ogni tanto mi parla del compianto Don Vincenzo Cuomo. Era un prete napoletano "more antiquo", sempre in talare, retta dottrina, ore in confessionale, ottimo direttore spirituale, esorcista impavido, nemico delle mode indecenti, devotissimo della Madonna... insomma, era un degno concittadino di Sant'Alfonso Maria de Liguori e di Don Dolindo Ruotolo (uno dei più grandi esegeti del XX secolo). E così gli ho chiesto di parlarmi un po' più diffusamente di "Padre Cuomo", poiché mi edifica molto sentire le gesta dei preti zelanti. La risposta mi è piaciuta tanto, e gli ho chiesto il permesso di pubblicarla sul blog. Ecco la sua testimonianza:
[...] È sempre stato coerente con la sua vocazione, in maniera eroica, praticando prima ciò che predicava. Diceva sempre che "Iesus fecit et docuit", non solo "docuit". Il cristiano, ci diceva, deve fare tutto ciò che Gesù ha detto, fatto, pensato, etc. P. Cuomo s'è conformato completamente a Gesù, nell'umiltà più totale, nella purezza (non ha mai permesso ad una donna di baciarlo sulla guancia o di stargli a contatto; diceva: "baciate le mani del Sacerdote, non la guancia; le mani sono consacrate, la faccia no"), nella predicazione ardente contro il peccato e il modernismo, portando sempre e solo la veste talare (sempre la stessa, senza alcuno sfarzo, pur essendo monsignore, con il tricorno). Era molto severo, moralmente, contro il peccato, ma misericordioso verso il peccatore; cioè, sapeva far capire al peccatore, talvolta con metodi abbastanza bruschi, i suoi errori. Quando necessario, con grande carità, negava l'assoluzione, anche se non aveva velleità di imitare P. Pio (di cui pur era figlio spirituale, oltre che di Don Dolindo). Quando, però, constatava che non c'erano le disposizioni adatte, agiva di conseguenza. Da questi gesti, però, si evinceva un grande zelo per la salvezza dell'anima del penitente e per la gloria di Dio. In confessione era estremamente concreto: non amava le chiacchiere. Esigeva che il penitente andasse al dunque, evitando di parlare di cose superflue. Era molto bravo a levare gli scrupoli (a me li ha fatti passare). Quando qualcuno aveva, tuttavia, bisogno di parlare più diffusamente, trovava il tempo per ascoltarlo (in genere, invero, si rendeva conto subito di cosa avesse bisogno). Aveva molti figli spirituali, anche se non tutti avevano il coraggio di confessarsi da lui, a causa della sua severità. Eppure, anche quando mi correggeva, sentivo il padre che rimprovera il figlio per il suo bene, non per capriccio, ed oggi, dopo tante brutte esperienze fatte con certi confessori, sento sempre più la sua mancanza. Sotto di lui sono usciti tanti Sacerdoti e Suore (circa una ventina), soprattutto frati e suore francescane dell'Immacolata, ma anche suore francescane immacolatine. P. Stefano Manelli lo stimava moltissimo. Ci teneva molto ad assicurarsi che quelli che gli dicevano di avere la vocazione, l'avessero realmente. Li inviava spesso a Frigento per lunghi e frequenti ritiri.
Era una persona, nonostante l'austerità, molto gioiosa: faceva, quando opportuno, qualche battuta in dialetto e così, talvolta, sdrammatizzava e risolveva problemi spirituali e pratici che sembravano insolubili. Soprattutto, erano tante le persone sofferenti che quotidianamente si recavano da lui e, da un suo sorriso, ricevevano conforto. Con tre parole, aveva formulato diagnosi, prognosi e terapia di un problema.
Scriveva anche poesie, libri e canzoncine (magari, te ne manderò qualcuna, appena riuscirò a trascriverle). Era innamoratissimo della Madonna: la sua giornata cominciava alle 04:15 con la recita delle prime tre corone del S. Rosario e le Lodi. Alle 05:45 era già in confessionale. Alle 07:00 celebrava la S. Messa. Andava ogni anno in pellegrinaggio a Lourdes e a Fatima. Aveva anche una statua della Madonna di Fatima, acquistata a Fatima, che aveva pianto: il 13 marzo del 1980, infatti, avendo ricevuto notizia di un numero notevole di Sacerdoti spretati che incitavano i confratelli a seguire il loro esempio, aveva riunito 13 sacerdoti per pregare e riparare davanti a questa statua. A mezzogiorno, la statua cominciò, presenti questi tredici, a sudare abbondantemente e a piangere. Il fenomeno non si è più ripetuto, quindi non poté far fare analisi, ma ogni anno, il 13 marzo, celebrava la S. Messa con processione per riparare le offese contro il Cuore Immacolato di Maria.
Il mercoledì, dalle 05:00 alle 12:00 -ma anche gli altri giorni e in altri orari -, riceveva gli indemoniati: l'Arcivescovo di Napoli (se non erro, il Card. Ursi), gli conferì il mandato dopo una terribile prova capitatagli negli anni settanta, in cui una donna lo aveva calunniato. Per l'eroicità della sua sopportazione, l'Arcivescovo ritenne che fosse la persona più adatta a svolgere tale delicato incarico. E andavano da lui casi gravi, molti dei quali guariti. Solo un aneddoto: una volta, quand'era alle prime armi, mise le mani sulle spalle dell'ossesso, dicendo che Cristo prendeva possesso di quell'anima. Il demonio urlò: "leva queste mani; mi stai bruciando!". Padre Cuomo rispose che le sue mani erano fredde. "non sono le tue mani", sentenziò il diavolo. Dovette comprare il mercurio cromo, perché sulle spalle della persona c'erano delle ustioni. Per questo ci teneva tanto al baciamano, perché le mani del Sacerdote sono le mani di Gesù.
Ho scritto molte, troppe cose... In sintesi, era santo perché s'è lasciato plasmare completamente da Mamma Maria, nel cui Cuore Immacolato sempre si rifugiava. Ah, non si è mai lasciato ingannare dal modernismo. Era un tradizionalista DOC, ma non criticava mai la gerarchia in sé e per sé. Insegnava, però, tranquillamente la retta dottrina della Chiesa. Per questo motivo, molti Sacerdoti mi sconsigliavano di frequentarlo perché era "preconciliare". In realtà, del Vaticano II non parlava quasi mai e, se lo citava, lo piegava a scopi tradizionali. Amava la Messa di sempre (me lo ha detto varie volte), anche se, dopo la promulgazione del motu proprio, non ha potuto celebrarla a causa delle precarie condizioni di salute. È morto il 18 luglio 2009, dopo un calvario di sofferenze fisiche e familiari. Una prima grazia l'ha fatta ad un malato che era in coma. Al risveglio, ha detto che al suo fianco a lui c'era un anziano Sacerdote, con la talare nera che si chiamava P. Cuomo.