C'è molto su cui riflettere al riguardo di ciò che è capitato alla Congregazione dei Frati Francescani dell'Immacolata, fondata dal zelantissimo Padre Stefano Maria Manelli, figlio spirituale di San Pio da Pietrelcina. Penso che di questo argomento se ne parlerà a lungo negli ambienti tradizionali.
Leggendo il decreto emanato lo scorso 11 luglio dalla Congregazione dei Religiosi, si nota che ai suddetti frati non è proibito di celebrare la Messa secondo il rito antico, ma gli viene ordinato di chiederne espressa autorizzazione alle autorità competenti. Quindi se in un convento i frati dovessero decidere di continuare a celebrare la Messa tradizionale, basterà chiedere l'autorizzazione e tutto andrà bene. La cosa che mi piacerebbe sapere è a quali autorità ecclesiastiche dovranno richiedere l'autorizzazione: alla Congregazione dei Religiosi, al Vescovo diocesano, al Commissario Apostolico, o alla Commissione Ecclesia Dei? Nel decreto non c'è scritto.
Attualmente la legge ecclesiastica che disciplina questa materia è il Motu Proprio Summorum Pontificum, il quale consente ai religiosi di celebrare la liturgia tradizionale senza chiedere autorizzazioni a chicchessia. Visto che la restrizione circa l'uso del Motu Proprio è venuta dalla Congregazione dei Religiosi, presumo che debba essere la stessa Congregazione oppure il Commissario Apostolico a dare ai frati l'autorizzazione. Spero che i Francescani dell'Immacolata faranno richiesta per continuare a celebrare la Messa tridentina, soprattutto nei giorni festivi. Se in una loro chiesa conventuale si celebrano due o tre Messe domenicali, non penso che costituirà un problema se almeno una di esse continuasse ad essere celebrata secondo la liturgia antica.
Inoltre spero che qualcuno continui a celebrare "more antiquo" presso i Colombai dell'Immacolata, cioè i monasteri di clausura delle Francescane dell'Immacolata. Se non potranno farlo i frati, auspico che qualche prete diocesano o qualche sacerdote di un altro istituto offra la propria disponibilità.
Ma Padre Manelli come avrà preso la notizia della sua deposizione? Penso alla maniera del suo padre spirituale, San Pio da Pietrelcina, cioè con cristiana rassegnazione. È nei momenti di difficoltà che si nota se una persona è davvero seguace di Gesù Cristo, ed io sono convinto che Padre Stefano sta affrontando questa situazione da vero cristiano e da vero discepolo di San Francesco, San Massimiliano Maria Kolbe e dell'Immacolata. Può darsi che sta sfruttando questa occasione per offrire le sue sofferenze affinché possa essere presto proclamata dogma di fede la dottrina secondo cui la Beata Vergine Maria è Corredentrice del genere umano e Mediatrice universale di tutte le grazie.