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Santa Sofia d'Epiro (provincia di Cosenza) ricade sotto la giurisdizione ecclesiastica dell'Eparchia (cioè una diocesi di rito orientale) di Lungro, in piena comunione con la Chiesa Cattolica. Si tratta dei discendenti degli albanesi che nel XV secolo, ai tempi dell'Impero Ottomano, fuggirono in Italia. L'Eparchia di Lungro, di rito bizantino, è stata eretta canonicamente nel 1919 da Papa Benedetto XV.
A Santa Sofia d'Epiro la Santa Messa (loro la chiamano "Divina Liturgia") viene celebrata nella parrocchia di Sant'Atanasio nei seguenti orari:
feriali: 8.30;
festivi: 10.
I vespri vengono celebrati alle ore 17 (ora solare) o alle 18 (ora legale).
Stando a ciò che stabilisce il Codice di Diritto Canonico, i cattolici dei riti latini (romano, ambrosiano, ecc.) assolvono al precetto della partecipazione alla Messa festiva assistendo a una celebrazione in qualsiasi rito cattolico, quindi anche a quello bizantino celebrato a Santa Sofia d'Epiro (foto in basso).
Santa Sofia d’Epiro è un piccolo borgo della Calabria che custodisce un’anima antica e vibrante, sospesa tra l’Italia e l’Albania. Fondato nel XV secolo da profughi albanesi in fuga dall’invasione ottomana, il paese è uno dei centri arbëreshë più importanti d’Italia. Qui la lingua arbëreshë, il rito bizantino e le tradizioni popolari si sono conservati con orgoglio, rendendo Santa Sofia un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Le chiese, come quella dedicata a Sant’Atanasio il Grande, sono scrigni di spiritualità orientale, con iconostasi dorate e liturgie cantate in greco. Le strade del centro storico, strette e silenziose, raccontano storie di esilio e rinascita. Ogni anno, le feste patronali e le celebrazioni religiose attirano visitatori e studiosi, affascinati da un patrimonio immateriale che vive nei gesti quotidiani, nei canti, nei costumi e nella cucina.
