Ai tempi della guerra civile, quante sofferenze hanno dovuto subire i cattolici spagnoli a causa della feroce e sanguinaria tirannide rossa! A tal proposito riporto una lettera di un sacerdote pubblicata sul "Bollettino Salesiano" del maggio 1939 (nella foto a lato, la salma di un salesiano martirizzato dai rossi).
Dalla Spagna liberata.
Cominciano a giungerci notizie dalla Spagna liberata dall'eroismo dei suoi figli migliori e dei nostri valorosi volontari. Le comunicheremo man mano ai nostri Cooperatori cui raccomandiamo caldamente confratelli ed opere. Ecco la prima da Barcellona:
Amatissimo Padre,
Deo gratias! Finalmente siamo liberi! liberi, amatissimo Padre!
Liberi dai marxisti che, per lo spazio di due anni e mezzo, ci hanno perseguitato con umiliazioni e motteggi, con carceri e tormenti e con la minaccia continua di morte. Quanto buono è stato Iddio con noi che non fummo degni di seguire il calvario fino alla vetta come altri nostri confratelli, gloria della nostra Congregazione e della nostra Patria! Ora il cuore si apre alla speranza. Il seme che con tanti sacrifici hanno generosamente gettato tutti i buoni Salesiani, irrorato dal sangue dei nostri eroici confratelli che hanno saputo morire per Cristo, non tarderà a dare i suoi frutti. Abbiam quasi finito di sbarazzarci da tutta la lordura che hanno lasciato i rossi in questa nostra casa di Sarrià, insieme alle rovine dalle quali non ci potremo rimettere tanto presto.
Ella non può immaginarsi come ho trovato questa cara casa, quando ne presi possesso, un'ora appena dopochè parte dei nostri laboratori erano stati fatti saltare, mentre entravano le truppe liberatrici. Dal 26 febbraio fino ad oggi non abbiam fatto che pulire. Oggi finalmente respiriamo. E ci sentiamo in casa nostra, dopo avere peregrinato in varie case private di cui la carità ci ha aperto, con grave rischio, le porte, negli anni di inferno.
Io non le so dire quel che ho provato nel rimetter piede in questa casa ove ero entrato all'età di 11 anni e n'ero uscito a 57, dopo più di 40 anni di continuo lavoro tra figli di operai, scacciato colle pistole puntate alla gola, perquisito e minacciato di morte, se non fossi scomparso all'istante. Cacciato di casa, come gli altri confratelli, randagio per le strade, ho trovato anch'io nella fede e nello spirito salesiano la forza di sopportare gli innumerevoli maltrattamenti di chi ci perseguitava come fannulloni, come arnesi inutili, come nemici della cultura e della classe operaia! Lei può quindi comprendere la gioia provata nel poter ritornare e prendere nuovamente possesso di questa casa, abitata, durante la dominazione dei rossi, da nemici nostri implacabili! Ma la consolazione più grande fu quella di poter rintracciare e radunare tutti gli altri confratelli dispersi in questa città e dintorni, ognuno con la sua terribile storia di sofferenze inaudite. Man mano che ne compariva uno, era una emozione indescrivibile. Eravamo circa una dozzina e stavamo raccolti in conferenza spirituale nella Cappella di Don Bosco, quando comparve il Sig. Ispettore don Massana a farci la prima visita ed a portarci la sua benedizione. Ora il numero dei ritrovati è salito a 25. Si fa vita regolare e di lavoro. Si cerca di ricuperare ciò che fu rapito al collegio. Abbiamo già ricuperato tutto il materiale della tipografia, che ha ripreso subito a lavorare. Il laboratorio dei falegnami, tutto in rovina, l'abbiamo provvisoriamente montato in un altro locale per far porte e finestre, e le riparazioni indispensabili alla casa che deve ospitare nuovamente i giovani. Abbiamo già scoperto le macchine della falegnameria che furono asportate qua e là e speriamo di riaverle tutte quanto prima. Così pure il materiale della sartoria. Per quelle di meccanica ci vorrà un po' di tempo; ma ne abbiamo già ricuperato una buona parte. Lavoriamo tutti con grande entusiasmo. Ieri 9 marzo abbiamo inaugurato ufficialmente la nostra nuova Comunità. Abbiamo invitato i Cooperatori, gli ex-allievi e gli Amici dell'Opera e la chiesa si riempì completamente. La cerimonia riuscì molto commovente. Ora, siamo ai suoi ordini, disposti a tutto; ma soprattutto ad essere sempre buoni Salesiani.
Eccole in particolare come abbiam trovato le cose. Tutta la Casa di Don Bosco (l'antica prima residenza che ospitò il Santo nel 1886) orrendamente sudicia e deteriorata, è intatta e l'abbiamo subito abitata. Ora la stiamo disinfettando ed imbiancando. Il teatro ha perduto solo il palcoscenico. La parte antica della casa, intatta, con cortili, portici, scuole e dormitori: si sta ripulendo e disinfettando. Intatti anche il parlatorio, la portineria e la tipografia. La chiesa: l'edificio è intatto; ma altari, pulpiti, confessionali, Via Crucis e banchi, tutti bruciati nel cortile. L'abbiamo ripresa a funzionare alla meglio fin dal giorno seguente al nostro ritorno. Incominciammo con l'atto della riconciliazione secondo il rituale. La chiesa era gremita di gente, e continua ad affollarsi a tutte le funzioni che celebriamo. Così abbiamo festeggiato S. Francesco di Sales e il nostro Santo Padre Don Bosco con un concorso straordinario. Stiamo ricuperando alcuni paramenti sacri, trafugati qua e là.
L'edificio delle scuole è pur esso intatto. Il pianterreno coi portici era stato convertito in fabbrica di materiali da guerra. I refettori e la cucina, tanto dei giovani come dei confratelli, intatti. Così pure l'infermeria. Sono invece stati distrutti: i laboratori dei falegnami, dei sarti, degli scultori e indoratori, la scuola di disegno, ecc.: tutto fatto saltare. Durante il terrorismo, i rossi avevano adibito l'edificio, con enormi padiglioni costruiti da loro nell'orto, a fabbrica di guerra, in particolare per fucili Mauser e munizioni da cannone. Non è rimasto che un mucchio di macerie! Naturalmente, di tutto il deposito dei lavori di stampa, di libreria, ecc. non rimane più nulla. Tutto asportato o distrutto. Bisogna ricominciare da capo. La stessa sorte è toccata al reparto di arte sacra: sculture, immagini, stampe; tutto frantumato o bruciato. L'organo della chiesa, harmoniums, pianoforti, tutti rovinati. Un vandalismo! Non si possono ancora calcolare i danni.
Amatissimo Padre, ci son rimasti però intatti più di tutto la volontà e lo spirito salesiano; e in nome di Dio faremo tutto quello che umanamente è possibile per riattivare la vita ordinaria delle scuole. Ci sono ancora delle gravissime difficoltà, non essendo ancora terminata la guerra. Tra le altre, la difficoltà di approvvigionamento. Ce ne vuole a mettere insieme il vitto pei 25 che siamo in casa: ma ci facciamo coraggio e speriamo di risolvere presto anche questo problema. Mi preme poter raccogliere quanto prima una cinquantina di orfani di guerra; siamo già in trattative. Piovono domande di accettazioni da tutte le parti. Qualcuno speriamo di poterlo accettare in aprile. I confratelli sono in pieno fervore.
Tutti la salutano e salutano con lei tutti i Superiori del Capitolo. La terrò al corrente di quanto facciamo ed abbiamo in mente di fare. Grazie di tutto. Per tutti
Suo aff.mo in C. J. Barcellona, 10 marzo 1939.
Sac. GUGLIELMO VIÑAS.