Ripubblico una vecchia e-mail di un lettore del blog.
Ciao D.,
non sei tu che mi devi ringraziare per la piccola donazione che ti ho fatto. Al contrario sono io che devo ringraziarti per tutto il lavoro e il tempo che spendi nella tua opera di edificazione spirituale. Non ha prezzo ciò che stai facendo e, ne sono sicuro, il Signore te ne renderà gran merito. Sono di (...), padre di (...) che, purtroppo lentamente, si sta riavvicinando alla Fede dei nostri padri. I tuoi blog mi hanno aiutato nei momenti di scoraggiamento e intiepidimento nel cammino che conduce a Cristo.
Ho un grosso problema per il quale chiedo un tuo consiglio/aiuto (se possibile, naturalmente): non mi confesso dal momento in cui mi sono sposato (...). Vorrei di nuovo accostarmi a questo Sacramento, però vorrei trovare un confessore, diciamo così, all’antica; uno che ti sappia guidare durante la confessione e si prenda a cuore il bene della tua anima. Uno che agisca nel solco dei San Padre Pio o Don Dolindo Ruotolo (...). Capisci benissimo che non è facile di questi tempi trovare sacerdoti simili. Quelli delle chiese che frequento, anche se nella maggior parte bravissime persone, non mi sembra abbiano queste qualità. Conosci a (...) sacerdoti e/o istituzioni ai/alle quali possa rivolgermi con fiducia?
Ringraziandoti in anticipo e incoraggiandoti a continuare il grande lavoro che stai facendo, ti saluto cordialmente in Corde Matris.
(Lettera firmata)
ho apprezzato molto la tua umiltà nel confidarmi che desideri riaccostarti al sacramento della Confessione dopo un lungo periodo. Gesù è felicissimo di riaccogliere a braccia aperte tutti coloro che tornano a Lui con cuore contrito.
Il mio consiglio è di rivolgerti ai sacerdoti (...), che oltre ad avere una buona preparazione dottrinale, sono pure caritatevoli e fraterni. Non sono né lassisti né rigoristi.
Al giorno d’oggi ci sono due tipi di sacerdoti che confessano male. I primi sono quelli di stampo modernista, i quali col loro lassismo inducono i penitenti a commettere colpe gravi. I secondi sono quei sacerdoti rigoristi, duri, “poco caritatevoli”, i quali col loro comportamento "poco cristiano" allontanano i penitenti dalla vita devota. I rigoristi sono coloro che dicono che siano peccaminose certe cose che in realtà non lo sono, oppure dicono che siano colpe gravi certe cose che in realtà sono colpe veniali (ad esempio maledire i morti secondo Sant'Alfonso è un peccato veniale, mentre per i rigoristi si tratta di una colpa grave). A volte i preti rigoristi sono fautori di penitenze troppo gravose, addirittura da compiersi per tutta la vita (Sant’Alfonso Maria de Liguori insegna che in questi casi, cioè quando una penitenza sacramentale è troppo gravosa per il penitente, è possibile farsela commutare da un confessore più benigno).
Ai tempi del grande Papa Pio XII venne pubblicato da A. Chanson un interessante manuale per confessori intitolato “Per meglio confessare” (Edizioni Paoline). Non si tratta di un manuale di Teologia Morale, ma di uno strumento che fornisce ai confessori una lunga serie di consigli e insegnamenti utili a confessare bene. Il dotto autore afferma che gli uomini sentono una sorta di repulsione per la confessione, poiché percepiscono, molto più rispetto alle donne, l’umiliazione che deriva dal confessare i propri peccati. Pertanto raccomanda vivamente ai confessori di trattare gli uomini con grande amabilità (con le donne invece ci vuole maggiore prudenza), di usare dolcezza in caso di eventuali rimproveri, e di comportarsi in maniera cordiale. Se non ci si comporta in modo amabile e cordiale, si corre il rischio di allontanare gli uomini dal sacramento della confessione, come purtroppo fanno certi preti arcigni, aspri, acidi e a volte persino scorbutici.
Tutti i confessori dovrebbero prendere come proprio modello San Leopoldo Mandic, che pur non essendo lassista, attirava enormi flussi di penitenti, i quali venivano accolti con tanta carità fraterna e dolcezza. Quando un penitente non era “disposto”, cioè non era pentito di qualche peccato mortale commesso oppure non voleva lasciare un'occasione prossima (non necessaria) di peccato mortale (ad esempio se un uomo sposato non voleva smettere di avere una relazione sentimentale con l’amante), invece di cacciarlo via con parole severe, come purtroppo avveniva spesso a quei tempi, (oggi invece i preti modernisti "assolvono" pure i penitenti palesemente indisposti, commettendo così entrambi un orribile sacrilegio), lui con tanta bontà e dolcezza riusciva a indurlo a pentirsi sinceramente delle proprie colpe per potergli concedere validamente l’assoluzione sacramentale. Sono stati rarissimi i penitenti a cui non ha dato l’assoluzione. In effetti, se il confessore con bonarietà e dolcezza aiuta il penitente a capire che peccando offendiamo Dio, che è infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa, e siamo stati causa dell’atroce Passione del Redentore Divino, è molto facile riuscire ad ottenere un sincero pentimento dei peccati commessi.
Anche Padre Felice Maria Cappello (1879-1962), degnissimo seguace di Sant'Ignazio di Loyola e ricercatissimo confessore morto in concetto di santità, voleva che i confessori non fossero mai severi, ma usassero tanta bontà coi penitenti. A tal proposito scrisse: "Nell'applicare i principii alle coscienze ci vuole tanta prudenza, tanto buon senso, tanta bontà. (...) Nei suoi pareri e decisioni non usi mai la severità. Il Signore non la vuole. Giusto sempre, severo mai. Dia sempre la soluzione che permetta alle anime di respirare. Non si stanchi d'insistere sulla confidenza. Si persuada che le anime hanno soprattutto bisogno di essere incoraggiate e di credere sempre più nell'amore di Dio, che è immenso".
Anche Padre Felice Maria Cappello (1879-1962), degnissimo seguace di Sant'Ignazio di Loyola e ricercatissimo confessore morto in concetto di santità, voleva che i confessori non fossero mai severi, ma usassero tanta bontà coi penitenti. A tal proposito scrisse: "Nell'applicare i principii alle coscienze ci vuole tanta prudenza, tanto buon senso, tanta bontà. (...) Nei suoi pareri e decisioni non usi mai la severità. Il Signore non la vuole. Giusto sempre, severo mai. Dia sempre la soluzione che permetta alle anime di respirare. Non si stanchi d'insistere sulla confidenza. Si persuada che le anime hanno soprattutto bisogno di essere incoraggiate e di credere sempre più nell'amore di Dio, che è immenso".
Rinnovandoti la mia gratitudine per la donazione che mi hai inviato (è grazie a persone come te se posso dedicare tanto tempo ad aiutare i numerosi lettori dei miei blog), ti incoraggio a confidare nell'infinita misericordia di Dio (quella vera, non quella falsa contrabbandata dai modernisti/lassisti) e a dedicarti alla vita devota praticando un’intensa vita spirituale. Approfitto dell’occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti nei Cuori di Gesù e Maria.
Cordialiter