Pubblico un'e-mail che nel 2015 inviai a una lettrice del blog che mi confidò di soffrire molto sia a causa della confusione seminata dai modernisti nell'orbe cattolico sia per le persecuzioni che stava subendo da parte di alcune sue "amiche".
Cara sorella in Cristo,
l'infinita misericordia della Santissima Trinità è l'attributo divino che mi rincuora maggiormente. È meraviglioso sapere che Dio può creare dal nulla innumerevoli mondi con un solo atto di volontà, ma è ancora più straordinario riflettere sul fatto che il Signore perdona i peccatori sinceramente pentiti. Gesù è incapace di scacciare da sé il peccatore che torna ai suoi piedi col cuore contrito. Pertanto ben venga il “Giubileo della misericordia” se grazie ad esso anche una sola anima si convertirà e tornerà in stato di grazia. Ma ormai conosciamo bene i modernisti, sappiamo che sono capaci di sfruttare ogni occasione pur di combinare le loro “marachelle”, dunque comprendo la preoccupazione di coloro che temono che i seguaci della “sintesi di tutte le eresie” possano strumentalizzare il Giubileo per tentare di sdoganare i loro errori teologici. Nessuno di noi cattolici legati alla Tradizione nega l'infinita misericordia di Dio, anzi! Tuttavia sappiamo che per ricevere il perdono dal Signore è necessario essere sinceramente pentiti delle colpe commesse e avere il fermo proposito di non peccare più in avvenire. Invece i modernisti affermano erroneamente che Dio perdona anche coloro che non si pentono, ad esempio i divorziati-risposati che vogliono continuare a convivere “more uxorio” (vogliono addirittura legalizzare il sacrilegio dando a costoro la Comunione). Ma con Dio non si scherza. Prima o poi i modernisti faranno la fine del Faraone che ai tempi di Mosè osò ribellarsi alla volontà del Signore.
Per quanto riguarda le tue “amiche” che ti stanno facendo soffrire con varie persecuzioni, penso che indirettamente ti stiano offrendo una ghiotta occasione per progredire nel cammino spirituale. Dio non vuole che qualcuno ti faccia del male ingiusto, tuttavia tollera che ciò accada perché spera di trarne un bene maggiore. Io non conosco gli arcani decreti del Signore, però so che le sofferenze sono di grande utilità per noi, perché spingono le nostre anime a ricorrere all'aiuto di Colui che può davvero consolare i nostri cuori. Dio permette la sofferenza perché ci ama assai. I santi erano felici di soffrire in questa terra, perché soffrendo con pazienza cresceva il loro amore per la Santissima Trinità. Ecco perché San Giovanni Crisostomo stimava più felice San Paolo in catene che San Paolo rapito al terzo cielo. Coloro che sopportano cristianamente la croce dimostrano di amare veramente Dio e accumulano tanti meriti spirituali per il Cielo. I santi insegnano che Dio invia le croci soprattutto alle persone che ama di più. Senza le croci, in genere le persone si allontanano da Dio. Invece quando sono nella sofferenza, si stringono maggiormente a Lui, che è l'unico nostro vero bene.
Ecco quel che scrisse la grande mistica Santa Gemma Galgani: ...Mi ha detto poi Gesù: «Sai, figlia mia, in che maniera io mi diverto a mandare le croci alle anime a me care? Io desidero possedere l'anima loro, ma intera, e per questo la circondo di croci, e la chiudo nelle tribolazioni, perché non mi scappi di mano; e per questo io spargo le sue cose di spine, perché non si affezioni a nessuno, ma provi ogni suo contento in me solo. È l'unica via per vincere il demonio e giungere a salvezza: Figlia mia, quanti mi avrebbero abbandonato, se non li avessi crocifissi! La croce è un dono troppo prezioso, e da esso si apprendono molte virtù!»
Comprendo le sofferenze che stai patendo, poiché quando si soffre interiormente non è facile restare sereni. Purtroppo, quando una persona soffre, è difficile che trovi un po' di comprensione, soprattutto da parte di persone mondane. Ma è inutile cercare la comprensione altrui, solo Dio può consolarci davvero. Molto spesso anche gli amici più stretti voltano le spalle senza comprendere e compatire le sofferenze altrui. Solo Dio non ci abbandona mai. Il Santo Giobbe nonostante fosse diventato povero e infermo senza avere colpe, subì l'incomprensione dei suoi amici, che lo fece soffrire più della stessa malattia e della povertà. Così pronunciò la celebre frase “Il mio occhio piange rivolto verso Dio”, che nel maestoso latino dell'antica Vulgata suona così: “Ad Deum stillat oculus meus”. Nel momento del dolore e della sofferenza, solo Dio può consolarci, come un papà consola il bimbo piccino che piange. Don Dolindo Ruotolo ha scritto bellissime meditazioni sulla Sacra Scrittura. Ecco come ha commentato nel Libro di Giobbe la frase “Ad Deum stillat oculus meus”:
“Perché ci angustiamo tanto? Volgiamo gli occhi al Signore con fiducia, poiché non è sulla terra il nostro conforto ma nel Cielo. Dio solo ci conosce, Dio solo può compatirci, Dio solo può consolarci. Gli uomini della terra sono verbosi, non sanno dire che parole, non possono dire che parole, spesso urtanti nel medesimo sforzo di renderle consolanti. L’occhio nostro lacrimi in Dio solo: Ad Deum stillat oculus meus. Come è bella questa parola di Giobbe! Stilli a Dio questo occhio che non può essere saziato da nessuna visione terrena, stilli a Dio, poiché non può trovare un padre più tenero di Lui, stilli a Dio depositando nel suo cuore, in mezzo alle lacrime, l’angoscia, la fiducia, l’amore, la speranza, l’unione perfetta alla sua Volontà: Ad Deum stillat oculus meus! Gli anni passano, la via che percorriamo non conosce il ritorno su questa terra, tutto muta intorno a noi, rimane solo Dio come nostra unica speranza: Ad Deum stillat oculus meus! Il nostro testimone è nel Cielo! Dio infatti conosce la nostra fralezza e la compatisce; conosce le nostre miserie e le perdona quando noi ricorriamo alla sua misericordia con sincero pentimento; conosce la condizione del nostro pellegrinaggio e ci aiuta. Quale conforto quando le creature irrompono contro di noi e ci giudicano male, il pensare che il nostro testimonio è nel Cielo e che Dio ci conosce! Oh! il Signore non rende mai vana la nostra speranza, e quando tutto ci sembra perduto, interviene Lui per difenderci e per far luce nelle tenebre. [...] Ripetiamo con Giobbe, quando le tempeste sono più fiere: Ad Deum stillat oculus meus.”
Spero tanto di esserti stato di qualche utilità. Coraggio, combatti con ardore la buona battaglia, e non dimenticarti mai quel che diceva San Francesco: “Tanto è quel che mi aspetto che ogni pena mi è diletto”.
Prego la Regina del Cielo di darti la forza di restare fedele a Gesù buono fino alla morte. Così sia.
Cordialiter