Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).
O Gesù, insegnami a pregare, a soffrire, a lavorare con te per la salvezza delle anime.
1 - Quando si parla di apostolato si pensa quasi esclusivamente all’attività esterna; certamente questa è necessaria, però non è l'unica forma di apostolato. Bisogna aver sempre presente che Gesù ci ha salvati non solo con l’attività svolta negli ultimi tre anni della sua vita, dedicati all’evangelizzazione delle folle e alla formazione del primo nucleo della Chiesa, ma anche con la preghiera, con la soffrenza, insomma, con tutta la sua vita. Gesù fu sempre apostolo, fu sempre il mandato del Padre per la nostra salvezza. Il suo apostolato comincia a Betleem nello squallore di una grotta dove, piccolo bambino avvolto in fasce, già soffre per noi; continua nei trent’anni di vita trascorsi a Nazaret nella preghiera, nel ritiro, nel nascondimento; prende una forma esterna a contatto diretto con le anime durante la vita pubblica; culmina nell’agonia dell’orto degli olivi e nella morte di Croce. Gesù è apostolo nella stalla di Betleem, nella bottega di Giuseppe, nelle angosce del Getsemani e del Calvario non meno di quando percorre la Palestina ammaestrando le turbe o disputando con i dottori della legge. Il nostro apostolato consiste nell’associarci a quanto Gesù ha fatto per la redenzione dell’umanità, perciò non si limita solo all’attività esterna, ma consiste anche, e in modo essenziale, nella preghiera e nel sacrificio. Si distinguono così due forme fondamentali di apostolato: l’apostolato interiore della preghiera e dell’immolazione, che è un prolungamento della vita nascosta e della Passione di Gesù; l’apostolato esteriore della parola e delle opere, che è un prolungamento della sua vita apostolica. Tutti e due sono una partecipazione dell’opera salvifica di Gesù, però vi è fra loro una grande differenza: l’apostolato interiore è la base indispensabile dell’apostolato esteriore; nessuno, infatti, può pensare di salvare le anime con un’attività che non sia sostenuta dalla preghiera e dal sacrificio. Invece, si danno casi in cui l’attività esterna può mancare, senza che per questo venga diminuita quella interiore della preghiera e del sacrificio, che può ugualmente essere molto intensa e feconda. Ogni cristiano è apostolo non solo in forza dell’attività che svolge, ma principalmente in forza della sua partecipazione alla preghiera ed al sacrificio con cui Gesù ha redento il mondo.
2 - L’apostolato interiore può sussistere da sè e infatti vi sono forme di vita che legittimano l’assenza dell’apostolato esteriore. È il caso della vita contemplativa pura, sempre fiorita nella Chiesa e da essa maternamente sostenuta contro chi la taccia di assenteismo dal campo dell’attività. Coloro che, seguendo la chiamata di Dio, si ritirano dalle opere per darsi a questo genere di vita non sono dei disertori, degli evasi; e se lasciano le file dell’apostolato esterno, lo fanno proprio per darsi ad un apostolato più profondo: quello della preghiera e dell’immolazione continua. « Coloro che compiono nella Chiesa l’ufficio della preghiera e della penitenza continua, contribuiscono all’incremento della Chiesa e alla salvezza del genere umano molto più di quelli che coltivano il campo del Signore con la loro attività; se essi infatti non traessero dal cielo l’abbondanza delle grazie divine per irrigare il campo, gli operai evangelici ricaverebbero certamente minor frutto dal loro lavoro » (Pio XI, Umbratilem).
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].