Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).
O Signore, proietta sull’anima mia un raggio della tua luce, affinché io possa vedermi come Tu stesso mi vedi e mi giudichi.
1 - Per assicurare alla vita spirituale un ben ordinato e progressivo sviluppo, è necessario prendere coscienza delle proprie posizioni, ossia dei propri peccati, dei punti deboli, delle tendenze cattive, come pure dei progressi realizzati, dei buoni risultati ottenuti, delle tendenze al bene. Questa presa di coscienza del proprio stato interiore si fa appunto per mezzo dell’esame di coscienza che, così considerato, costituisce uno dei più importanti esercizi della vita spirituale, giacché ha lo scopo di aiutare l’anima ad eliminare tutto ciò che può ostacolare o ritardare il suo cammino verso Dio e di spronarla ad accelerare il passo verso di lui. Come non si può muover guerra ad un nemico ignoto e non si può conquistare una regione sconosciuta, così non si può combattere in noi il male, se prima non l’abbiamo individuato, e non si può conquistare la santità senza aver studiato il piano più adatto per conseguirla. In altre parole, l’esame di coscienza raggiunge il suo scopo quando l’anima che vi si è applicata può dire a se stessa: queste sono le tendenze che devo maggiormente sorvegliare per non cadere nel peccato, questi i punti deboli che devo rafforzare e, d’altra parte, queste sono le tendenze buone che devo coltivare, queste le virtù in cui devo maggiormente esercitarmi. In tal modo l’anima potrà formulare propositi pratici ben determinati, che diventeranno poi particolare oggetto dei suoi ulteriori esami.
È chiaro che anzitutto dovranno essere ben conosciute e combattute le tendenze che possono portare al peccato mortale, ma poi anche quelle che conducono al peccato veniale o a semplici imperfezioni volontarie. Tutto ciò che è mancanza volontaria va progressivamente, ma decisamente, eliminato da un’anima che vuol giungere all’unione con Dio.
2 - Nei suoi esami di coscienza, un’anima di vita interiore - supponendo che sia ormai libera dal peccato mortale - più che andare in cerca di tutte le mancanze commesse, dovrà fissare la sua attenzione sul grado di volontarietà che vi è in esse, anche quando si trattasse di semplici imperfezioni, perché sono appunto le mancanze deliberate che più impediscono il progresso spirituale e l’unione con Dio. Di tali mancanze dovrà cercare accuratamente la causa, il motivo, ed in tal modo spesso si renderà conto che, mentre le sue colpe esterne sono di vario genere - per esempio mancanze di carità, di pazienza, di obbedienza, di sincerità - tutte però provengono da un’unica causa, ad esempio dall’orgoglio o dall’accidia, che ne è la comune radice. Ed è proprio contro queste ultime radici dei nostri peccati e imperfezioni che dobbiamo puntare gli sforzi: bisogna combatterle direttamente non solo cercando di rintuzzarle con la mortificazione, ma anche sviluppando in noi le virtù contrarie. Si tratta, in altri termini, della lotta contro il difetto o la passione dominante; lotta importantissima, perché, mirando a distruggere il male nella sua radice, viene di per sé ad eliminare tante mancanze attuali.
Quando poi l’anima non ha più da rimproverarsi peccati ed imperfezioni propriamente deliberati, deve rivolgere la sua attenzione a quelli semiavvertiti, di cui, pur avendo una semicoscienza o coscienza confusa, non riesce ancora a liberarsi, malgrado i sinceri e ripetuti propositi di correggersi. In questi casi, oltre che continuare a combattere contro le radici delle proprie mancanze, è molto utile rafforzare sempre più il proposito di vincersi, perché a misura in cui la volontà è decisa a correggersi, le mancanze che ancora sfuggono perdono di volontarietà e quindi diventano sempre più lievi, anzi spesso non sono che residui puramente naturali di abitudini contratte, ma già detestate.
Altro punto importante da tener sempre presente nell’esame di coscienza è quello di sorvegliare e tener desta la tendenza verso la santità, il desiderio di far sempre quel che più piace a Dio, perché questa è la molla della vita spirituale, della generosità. Come pure è ottimo metodo quello di esaminarsi più dal punto di vista di Dio che dal nostro, ossia domandarsi se il Signore può essere contento di noi e quale sarà il suo giudizio sulla nostra condotta.
[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].
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