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giovedì 15 febbraio 2024

Il vescovo Korec nelle prigioni comuniste cecoslovacche

Nel 1948 in Cecoslovacchia i comunisti guidati da Klement Gottwald attuarono un colpo di Stato che portò all'instaurazione di un regime che scatenò una feroce persecuzione nei confronti della Chiesa Cattolica, la quale è il Corpo Mistico di Cristo. Il Cardinale Ján Chryzostom Korec (1924 - 2015) nel 1951 era un semplice religioso gesuita e, pur avendo solo 27 anni, ricevette clandestinamente l'ordinazione episcopale con lo scopo di  continuare a ordinare segretamente dei sacerdoti che continuassero ad amministrare i sacramenti di nascosto, cercando di non farsi scoprire dalla polizia asservita al regime comunista. Dopo qualche tempo venne scoperto e imprigionato. Ma anche se carcerato continuava lo stesso a fare apostolato tra i prigionieri, perché ardeva dal desiderio di salvare le anime redente a caro prezzo dal Sangue di Cristo. Ecco il racconto della conversione di un giovane detenuto, tratto dal libro del Cardinale Korec in cui ci ha tramandato i suoi ricordi dei tempi della prigionia.


Le discussioni coi sacerdoti erano per molti aspetti interessanti. Si parlava non solo di attualità, spinti da avvenimenti o da notizie di giornale, ma anche di cose fondamentali, come lo stato della Chiesa nel nostro paese, la fede dell'uomo moderno e il Cristianesimo nel mondo.

Anche molti laici si interessavano a queste questioni. A. Mach mi chiese di esaminare per lui in breve la questione religiosa per l'uomo moderno. Pensava che col tempo sarebbe stato liberato e voleva essere preparato a parlarne coi suoi bambini, e anche con altri. Così ci incontrammo spesso durante le uscite ed io parlavo della questione di Dio, che scaturisce da un bisogno intrinseco dell'uomo, che vuole orientarsi nel mondo ed avere chiara la propria concezione di se stesso. Quello che dice la teoria evolutiva dell'origine dell'uomo, concepita solo materialisticamente, è fondamentalmente insoddisfacente. La materia in sé tende alla degenerazione e al caos, secondo la seconda legge della termodinamica, la cosiddetta entropia. Se vogliamo capire i processi della creazione, dobbiamo ammettere dietro le quinte del mondo una mente creatrice - Dio. Così, durante le nostre passeggiate esaminavamo passo dopo passo le questioni della fede. A. Mach era davvero interessato a tutto e mi ringraziò molto delle brevi ma serrate analisi di questi problemi. Io ovviamente ne ero soddisfatto.

Già qui alle celle di isolamento ebbi esperienze più concrete della ricerca umana di Dio. Penso a un caso reale, di un giovane di vent'anni che era stato arrestato per un «tentativo di varcare il confine di stato». Quando arrivò tra di noi pochi lo avvicinavano, e lui stesso preferiva la compagnia dei giovani. Ci trovammo a parlare, non so più bene come, ma ricordo che mi chiese con timidezza se mi poteva accompagnare durante l'ora di uscita. Dapprima parlammo in modo generico. Poi mi raccontò tutto del suo caso, di come avesse deciso con suo fratello di fuggire all'estero, finché qualcuno non li tradì. Nel mezzo del dialogo gli chiesi casualmente di che religione fosse. Vedevo che non mi capiva bene e allora gli dissi con un sorriso quello che intendevo: era buddista, mussulmano, cattolico o ateo? Al che Janko, così si chiamava il giovane, mi disse: «Io vivo la mia vita e non mi occupo di queste cose». Questa risposta mi sorprese molto, ma non dissi una parola. Fortunatamente l'ora destinata all'uscita stava per terminare.

Il giorno successivo me lo trovai di nuovo davanti e già dalle scale mi faceva segno che voleva ancora uscire con me. Acconsentii ed entrai subito nel vivo del discorso. «Non potevo dormire» gli dissi «perché la tua ultima risposta di ieri non mi lasciava in pace. Mi hai detto che vivi la tua vita e non ti occupi di queste cose... Pensi che questa risposta abbia senso? Che sia ragionevole e duratura? Ascolta, se tu mi avessi detto che non t'interessa sapere come si cuciono i vestiti o come si estrae il petrolio, io avrei pensato che non tutto ti può interessare. I vestiti sono competenza del sarto, il petrolio del geologo. Ma ci sono cose che dovrebbero interessarci tutti, perché riguardano non solo il sarto, ma ogni uomo come tale. Una di queste cose è la domanda se esista o no Dio. E una domanda rivolta ad ogni uomo. Questo perché da essa dipende la nostra vita da adesso fino all'eternità. E tu mi hai risposto che non t'interessi a questo perché tu "vivi la tua vita." Ma che risposta è? Che cos'è questa "tua vita"? Mi puoi dire con sicurezza se la possederai ancora tra un mese? Me lo potresti dire con assoluta certezza?»

«Una certezza assoluta non ce l'ho» mi disse dopo un momento di riflessione.

«Ma potresti dirmi allora con assoluta certezza se almeno domani mattina avrai ancora questa "tua vita"? Ma attenzione: con assoluta certezza!»

Per un tratto camminammo in silenzio... «No, nemmeno questo potrei dire con assoluta certezza» disse lentamente.

Allora cercai di spiegargli: «Né tu, né io possiamo tenerci la nostra vita quanto vogliamo. Noi l'abbiamo ricevuta senza chiederla e senza meriti, e la perderemo anche se protestassimo. E questo può avvenire già questa notte... Vedi che i fili delle nostre vite si trovano al di là delle nostre possibilità di agire? Qualcun altro li tiene in mano... Questo qualcuno è Dio. E per questo che Dio non ti può essere indifferente. Perché sia che lo accetti sia che lo allontani, un giorno ti troverai comunque davanti a lui...».

La nostra passeggiata terminò qui e dovemmo separarci. Il giorno dopo Janko mi cercò di nuovo. Per un po' rimase silenzioso, poi mi chiese: «Signor Korec, ma quando muoio noi due ci rivedremo ancora?».

Gli risposi con le parole della Scrittura: dipende tutto se staremo entrambi dalla parte giusta o dalle parti opposte... E gli spiegai queste parole del vangelo abbastanza chiaramente. A questo punto il ragazzo mi afferrò il gomito, mi strinse il braccio, continuò a fissarmi e mi disse con enfasi straordinaria: «Signor Korec, mi creda, Dio esiste! Dio esiste! Lo creda, Dio c'è!».

Cercai di calmarlo un po', ma già veniva annunciata la fine dell'ora... Janko mi teneva stretto e diceva: «Signor Korec, io le devo ancora parlare, oggi stesso!». «Ma come? Ora ci chiuderanno nelle celle!» E ci separammo.

Dopo un'ora circa si aprì la porta della nostra cella e un secondino mi chiamò in corridoio. Accanto a lui c'era Janko, con un secchio pieno d'acqua e degli stracci in mano. Era riuscito a combinare che andassimo insieme a lavare le scale! Durante il lavoro mi disse: «Dovevo stare con lei! Mi voglio confessare!». Lo assicurai che ci saremmo preparati accuratamente affinché fosse qualcosa di veramente vissuto e perché potesse maturare in lui. Nelle due settimane seguenti esaminai con lui le principali questioni della fede e della morale con una preparazione naturale alla Santa Confessione e alla Prima Comunione. E dopo circa due settimane lo vidi finalmente felice.

[Brano tratto da "La notte dei barbari", del Cardinale Ján Chryzostom Korec S.J., Piemme, 1993].