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sabato 1 febbraio 2025

Lettera scritta col sangue

Riporto la “Lettera di Don Giulivo” pubblicata sul “Bollettino Salesiano” del gennaio 1942, mentre in Russia si combatteva la guerra contro il bolscevismo, feroce nemico della Religione.


Carissimi,

un giorno si presentò ad Alessandro Manzoni un giovane chiedendogli un libro che gli fosse di guida alla mente e al cuore, non tanto per l'arte quanto per la vita. L'illustre scrittore gli porse un catechismo dicendogli: «Ecco il miglior libro che ti posso donare perché tu impari a vivere bene». 

Miei cari: quel piccolo libro l'avete anche voi. Sappiatelo apprezzare e valervene per la vostra vita. È l'unico testo per la scuola della vita: testo insostituibile ed insurrogabile. Ricordatevelo bene. In quelle poche pagine è il sunto della Sapienza divina che insegna a vivere ed anche a morire per i più nobili ideali. Eccovi due documenti che tolgo dal diario di un cappellano militare sul fronte russo pubblicato da L'Avvenire di Roma: 

«Ero stato, una quindicina di giorni fa, tra i miei soldati ricoverati in un ospedale. Tanti di essi erano feriti. Parlai loro dicendo di offrire al Signore le loro sofferenze tanto preziose, facendosi così collaboratori e compartecipi della Passione redentrice di lui. 

»Tornato, il mattino dopo, per dire la Santa Messa, ai piedi della Croce dell'altarino trovai una semplice carta scritta in rosso. Guardai: era sangue!... il sangue dei soldati d'Italia spremuto dopo una dolorosissima medicazione; e diceva così: "Diamo volentieri, o Signore, il nostro sangue, perché la Russia ritorni a Te. O Signore, coloro che Tu ami sono ammalati, ma una sola Tua parola li può guarire". Non dissi nulla, e celebrai il S. Sacrificio con quella scritta innanzi agli occhi. Chi aveva suggerito loro questo gesto sublime? Lo seppi dopo: era stato il cap. magg. Grigoletti dell'Ass. di S. Giorgio di Verona, che due giorni dopo spirò da santo, proprio fra le mie braccia. Mi disse: "Il Signore ha accolto la mia offerta! Dica a mamma che non pianga!". I compagni gli fecero una bella tomba coperta di fiori vivi, e anche i civili del luogo andarono a portargli fiori... 

»La sera, prima di coricarci, ci raduniamo attorno alla mia tenda e recitiamo il Santo Rosario. Vengono anche i popolani, e ci guardano. Che pensano? Leggiamo nei loro volti tanta tristezza! Perché loro non li hanno lasciati pregare? Perché a loro portarono via Cristo? È così bella la vita col conforto della fede, vicino al Signore. 

»In un bellissimo centro trovammo la chiesa cambiata in teatro. Entrammo, e io celebrai il S. Sacrificio. Quanta gente accorse! Li vidi prostrati con la fronte a terra, e tanti piangevano. Allora uscirono dai nascondigli le magnifiche Icone, e da quel giorno, in quel luogo ritornato ancora santo, il popolo va ad offrire alla Vergine SS. il peso di tanto tempo di iniquità. Certamente la Madonna benedetta, che in ogni tempo ha alleviato le pene dei popoli tribolati, anche a questo popolo, troppo disgraziato, saprà donare quella pace nella quale prospera e si ingigantisce la fede. 

»Quando riceverai questa mia, la battaglia del Dnieper sarà passata nella collezione delle innumerevoli vittorie. Noi saremo andati oltre. Dietro di noi abbiamo lasciato dei fratelli, i quali sono caduti combattendo senza odio, come i Martiri Cristiani affinché il loro sangue sia seme di civiltà e di fede novella». 

Miei cari: all'inizio del nuovo anno valgano questi esempi dei nostri fratelli migliori non solo a farvi amare ed a farvi studiare, ma a farvi vivere il vostro piccolo Catechismo. 

Vostro aff.mo Don Giulivo