Il treno da tempo è in moto. All'avvicinarsi della prossima stazione, alcuni viaggiatori si dispongono a scendere. Un operaio, con qualche arnese di lavoro sotto il braccio, guarda con occhio scrutatore all'intorno e si avvia allo sportello per scendere. E’ fornito di biglietto ferroviario.
Nell'istante in cui il treno si ferma, sale in vettura l'ispettore dei controllori s'imbatte per primo nell'operaio.
- Favoritemi il biglietto!
- Io non ho biglietto; sono montato in treno adesso; sto per scendere.
- Bugiardo! Prima ancora che il treno si fermasse, io sono entrato in questo scompartimento; nessun passeggero ancora è salito in questa vettura. -
L'operaio giura e spergiura e, non essendo creduto, pronunzia alcune bestemmie.
- È inutile negare! ... Chi dei passeggeri si prende la responsabilità di affermare che costui è salito adesso sul treno? -
Nessuno parla.
- Si faccia il verbale; intanto consegnatemi la tessera personale!
- L'operaio, sprovvisto di moneta, supplica l'ispettore ad avere un po' di compassione.
- Devo compiere il mio dovere. Fra giorni vi arriverà l'invito di presentarvi in questura! -
Io assisto alla scena e provo un senso di amarezza.
Che disgrazia per questo operaio! Dovrà forse perdere alcuni giorni di lavoro per le pratiche penali.
Mi presento all'ispettore: Scusi, è proprio necessario che paghi lui il biglietto? Se pagasse un altro?
- A me importa che qualcuno versi la somma richiesta.
- Allora pago io. Ecco la somma; si distrugga il verbale e tutto sia finito!
- L'operaio mi guarda trasecolato, mi afferra la mano e la bacia commosso.
- Reverendo, come posso ringraziarvi?
- Non datevi pensiero! Restiamo amici. -
L'ispettore mi si avvicina e mi stringe la mano.
- Reverendo, così va bene! Per il mio ufficio, io non ho potuto agire diversamente. -
Il treno riprende la corsa sulla linea Siracusa - Ragusa. Alla stazione di Avola sale sulla vettura un altro operaio. Sembra una faccia proibita e porta gli occhiali neri.
Prende il posto dirimpetto a me e, rivolto al vicino, dice sottovoce: Oggi non si arriverà a destinazione; capiterà qualche disgrazia!
- Già, soggiungo io, perchè viaggiate con un Prete! ... Eppure quantunque io viaggi più di voi, non ho potuto assistere ad alcun disastro ferroviario...
- Eppure, riprende l'operaio, viaggiare con un Prete è cattivo augurio.
- È la vostra ignoranza che ve lo fa dire. O voi credete che c'è Dio, ed allora dovreste convincervi che Dio aiuterà facilmente il suo Ministro e ci sarà più sicurezza nel viaggio; o voi non credete in Dio, ed in tal caso il Prete sarebbe una persona qualsiasi, innocua come tante altre.
- Il mio Dio è Stalin!
- Raccomandatevi a lui per un buon viaggio. Persuadetevi però che il Signore c'è!
- No, Dio non c'è! Se esistesse, non mi avrebbe rovinata la vista! Mi hanno strappato un occhio e c'è pericolo per l'altro. Io porto odio a Dio, ai Santi e ai Preti!
- Avete ricevuto male dai Sacerdoti o forse da me?
- I Preti sono tutti delinquenti, uno più lazzarone dell'altro!
- Troppo caldo mi sembrate! -
Qualcuno dei presenti mi dice: Non fate caso, Reverendo! Costui non sa ciò che dice!
- Dunque, essendo Prete, io sono un delinquente; voi, perchè operaio, siete un fior di galantuomo! -
La discussione si protrae ancora un poco, perchè alla successiva stazione l'operaio scende.
Un viaggiatore allora mi dice: Padre, voi non conoscete quel tale; in questi pressi è conosciuto bene. Ha abbandonato la moglie ed i figli e convive con un'altra donna. Inoltre è un imbroglione di nuovo conio.
- E che imbroglione! - soggiunge un altro. Mi ha frodato del denaro e, per non aver da fare con lui, rinunzio a fargli la lite! -
Io Prete, perché delinquente, pago il biglietto ad un infelice; lui, perchè galantuomo, ruba al prossimo! ... Ora comprendo meglio perché davanti al Prete ha tenuto quel contegno! Più che cieco di un occhio, è perfettamente cieco di anima; per questo egli odia Dio e i Sacerdoti.
[Brano tratto da “Abbasso i preti”, di Don Giuseppe Tomaselli].