Don Guglielmo Biasutti, cappellano militare della Legione “Tagliamento”, nel libro “Nel nostro cimitero di guerra di Mikailovka”, tra le tante altre cose racconta alcuni episodi di altruismo che mi hanno colpito, visto che viviamo in una società in cui dilagano l’egoismo e l’ingratitudine. I seguenti fatti avvennero durante la “Battaglia di Natale” del 1941, quando le truppe di Stalin sferrarono un’offensiva contro gli italiani.
Anche il legionario Mario Losi, mentre si stava avviando verso Mikailowka sorreggendo un commilitone ferito, venne ucciso. Secondo Don Biasutti, se fosse stato un uomo pavido o egoista, si sarebbe salvato, invece morì a causa di quella sua dedizione fraterna verso un ferito.
Un altro episodio che mi ha colpito è il seguente. Il legionario Virginio Codogni era rimasto ferito alle gambe, pertanto gli vennero tolti i pantaloni per effettuare le prime medicazioni. Visto che i combattimenti infuriavano, un commilitone, il cui nome è ignoto, prese il ferito sulle spalle e si incamminò per portarlo all’infermeria del battaglione. Ecco come Don Biasutti prosegue il racconto: “Quel pietoso soccorritore riuscì a passare il boschetto; ma subito dopo una raffica gli uccise sulle spalle il ferito, che scivolò al suolo. Non sappiamo che cosa sia avvenuto dopo. Ma io trovai il Codogni ben composto nella neve: e sulle gambe ignude era stesa un'altra giacca, quella del soccorritore, come se avesse voluto vincere il freddo della stagione e della morte col caldo dono dell'amicizia. Pensate un po' a quello sconosciuto legionario, che se ne va in prigionia in maniche di camicia per un gesto squisito di carità verso il cadavere dell'amico caduto!”.
Lasciò un bel ricordo di sé anche il portaferiti Agostino Martini, il quale durante le battaglie si lanciava con ardimento a recuperare i commilitoni feriti. Ecco come lo descrive Don Biasutti: “Un portaferiti eroico. Sordo alle mitragliate ed alle cannonate nemiche, sentiva soltanto il richiamo dei compagni colpiti. [...] Quando per l'ennesima volta si lanciò senza timore e senza riposo, a compiere il pietoso dovere, la morte lo fermò. Solo la morte lo poteva fermare”.
Per finire racconto un ultimo fatto accaduto sempre in occasione della “Battaglia di Natale” del 1941. Un legionario ferito a Novaja s'incamminò verso Mikailowka, dove c’era un caposaldo italiano. A un certo punto si trovò sotto il tiro dei sovietici. Il legionario era nei guai, ma all’improvviso gli spuntò accanto un soldato russo che gli salvò la vita, infatti lo prese sottobraccio e coi gesti gli fece capire che per salvarsi doveva prendere un'altra via. E così, legionario e soldato russo, attraverso la steppa innevata, si avviarono sottobraccio verso le linee italiane. Non sappiamo per quale motivo quel soldato dell’Armata Rossa mise a repentaglio la propria vita per salvare un italiano. Io suppongo che fosse un cristiano che non voleva combattere per l’URSS, perché sapeva che se avesse vinto Stalin avrebbe vinto l’ateismo e sarebbe continuata la feroce persecuzione contro i seguaci di Cristo, mentre nei territori controllati dalle truppe italiane i russi potevano riaprire le chiese e rendere culto a Dio. Comunque sia, mentre i due erano ormai quasi giunti alle linee italiane, una raffica sparata dai sovietici colpì il russo, il quale cadde a terra. Il legionario, nonostante fosse ferito, cercò di soccorrerlo, ma il russo gli fece capire di lasciarlo perdere e di mettersi in salvo da solo, visto che ormai le linee italiane erano molto vicine. Dato che nel mondo c’è tanta ingratitudine, tanti altri, se fossero stati nei panni di quel legionario, avrebbero abbandonato lì il russo e si sarebbero messi in salvo da soli. Ma il legionario non se la sentì di abbandonare nella neve e a morte sicura colui che gli aveva salvato la vita. Nonostante anche lui fosse ferito e stremato, con le residue forze rimastegli prese il russo sulle spalle e lo portò in salvo. Don Biasutti termina il racconto con queste parole: “Ed entrarono così l'italiano ed il russo, nell'infermeria di Mikailowka, sorreggendosi fraternamente a vicenda”.