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giovedì 2 maggio 2024

Sotto Stalin tanta gente soffriva la fame

Dagli scritti di Padre Pietro Alagiani, cappellano militare dell'Armata Italiana in Russia e prigioniero di guerra dei sovietici.


Nel camerone comune ogni tanto davano a leggere il giornale di Mosca «Pravda», organo del partito bolscevico. Un detenuto lo leggeva ad alta voce per tutti. Una volta il giornale sovietico riportava dall'Italia un articolo dell'organo comunista italiano l'«Unità». In esso si lamentava il basso livello di vita dei contadini italiani e se ne adduceva, quale schiacciante dimostrazione, la statistica eseguita dallo stesso giornale «Unità», per cui - vi si diceva - il contadino italiano poteva permettersi la carne appena due o tre volte alla settimana.

Il lettore - che d'altronde mi era noto per il suo accanimento contro i propri compagni e contro il regime del paese - finita la lettura di quell'articolo, si rivolse a me tutto arrabbiato gridandomi: «Ecco voi crudeli italiani! Voi fate morire di fame i nostri cari contadini italiani. Essi appena due o tre volte alla settimana possono permettersi della carne, noi invece possiamo permettercela fino a sette o otto volte»... e abbassando la voce aggiunse sarcasticamente: «all'anno!». E mentre tutti proruppero in una sonora risata d'approvazione, egli rivoltosi ai propri compagni sovietici soggiunge: «Eppure bisogna addirittura avere la sfacciataggine dei nostri capoccioni di Mosca per presentare una simile statistica proprio a noi, che ben conosciamo quale sia il livello della vitaccia dei nostri contadini ed operai!».


[Brano tratto da "Le mie prigioni nel paradiso sovietico", di Padre Pietro Alagiani, S. J., Edizioni Paoline, imprimatur: e Vicariatu Urbis die 15 Apr. 1956, + Aloysius Traglia, Archiep. Caesarien. Vicesgerens].