Per contattarmi: cordialiter@gmail.com


Se il blog ti piace e desideri aiutarmi affinché possa dedicare il tempo necessario per continuare ad aggiornarlo ogni giorno e rispondere alle e-mail dei lettori, puoi inviarmi una libera donazione. Per info: clicca qui.


Visualizzazioni totali

domenica 26 novembre 2023

La fine del tempo (ultima domenica dopo Pentecoste)

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


Dio mio, che alla fine della vita mi giudicherai sull’amore, rendimi capace di crescere ogni giorno in esso. 

1 - La Messa di oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, è una preghiera di ringraziamento per l’anno trascorso, una preghiera di propiziazione per quello che sta per incominciare, un ammonimento circa la fugacità della vita presente ed un invito a tenerci pronti al passo estremo che dovrà introdurci nella vita eterna. 

Nell’Epistola (Col. 1, 9-14), S. Paolo prega e ringrazia a nome di tutta la cristianità: «Non cessiamo dal pregare per voi e dal chiedere che siate ben compenetrati della conoscenza di quel che è la volontà [di Dio]... sì da procedere in modo degno del Signore, con pieno suo gradimento, in ogni opera buona». Ecco una bella sintesi di tutto il lavoro che, durante l’intero anno, l’anima di vita interiore si è sforzata di compiere per adeguarsi e conformarsi sempre meglio alla santa volontà di Dio, anzi per unirsi totalmente ad essa e così, mossa in tutto dal divino volere, agire in modo da piacere al Signore in ogni cosa. Sia lode a Dio se, col suo aiuto, siamo riusciti a fare qualche passo avanti in questa via che conduce nel modo più sicuro alla santità e, facendo nostri i sentimenti dell’Apostolo, ringraziamo «Dio Padre dell’averci resi atti ad aver parte nell’eredità dei santi»: l’eredità dei santi, l’eredità di coloro che tendono alla santità è l’unione d’amore con Dio, quaggiù nella fede e in cielo nella gloria. Questa eredità è nostra, perché Gesù ce l’ha meritata col suo Sangue, questa eredità è nostra perché in Gesù «abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati», sì che, purificati dalla colpa e rivestiti di grazia per i suoi meriti infiniti, possiamo assurgere anche noi allo stato altissimo e beato dell’unione con Dio. 

Ma se, con l’aiuto divino, siamo riusciti a fare qualche progresso, altri e maggiori ne restano da compiere, e perciò la Chiesa nella Colletta odierna così supplica per noi: «Scuoti, Signore, la volontà dei tuoi fedeli, affinché, producendo con più ardore i frutti delle opere celesti, ricevano dalla tua bontà soccorsi maggiori». Proprio così: più corrisponderemo alla grazia, più il Signore ci farà grazie maggiori; più affretteremo il passo verso di lui, più Egli ci attirerà a sé, finché da questo intreccio di soccorsi divini e di corrispondenza nostra risulterà la santificazione di ognuno di noi. 

2 - Il Vangelo (Mt. 24, 15-35), con la descrizione della fine del mondo e della venuta di Cristo a giudicare i vivi ed i morti, ci ricorda che, come passa e termina l’anno liturgico, così passa e termina la vita dell’uomo sulla terra. Tutto avrà fine e, alla fine di tutto, vi sarà l’epilogo maestoso: «Allora apparirà nel cielo il segno [ossia la croce] del Figlio dell’uomo e tutte le genti della terra piangeranno e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo in gran potenza e gloria». Gesù, che è venuto un giorno sulla terra nella povertà, nel nascondimento e nel dolore per insegnarci la via del cielo e per redimere le anime nostre, ha tutto il diritto di ritornare glorioso, alla fine del tempo, per cogliere i frutti della sua opera e del suo Sangue. Egli sarà il nostro giudice e, come lui stesso ha detto, ci giudicherà sull’amore: «Venite, o benedetti, dal Padre mio; possedete il regno... Perché io ebbi fame e voi mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere... Tutte le volte che avete fatto qualche cosa ad uno di questi minimi tra i miei fratelli, l’avete fatta a me» (Mt. 25, 34-40). Il suo dolce precetto dell’amore, amore di Dio e amore del prossimo, sarà il codice su cui saremo esaminati. Beati noi se avremo amato e amato molto! «Le son rimessi i suoi molti peccati, perché molto ha amato» (Lc. 7, 47), ha detto Gesù della donna peccatrice. Quanto più il nostro amore sarà grande e profondo, tanto più sarà capace di supplire a tutti i nostri peccati, a tutte le nostre miserie, a tutti quei difetti in cui, malgrado la buona volontà, ricadiamo ogni giorno. 

«Sommamente importa - dice S. Giovanni della Croce - che l’anima eserciti atti di amore in questa vita affinché, consumandosi in breve, non si trattenga molto nelle cose di quaggiù che le impediscono di vedere Dio» (F. 1, 34). Il Santo allude all’anima infiammata d’amore divino che anela ansiosamente al cielo per vedere il suo Dio a faccia a faccia e per poterlo maggiormente amare. Comunque, è sempre vero che solo un intenso esercizio dell’amore può condurre all’unione con Dio, sia quaggiù in terra come nell’eternità beata. Felice l’anima che, alla fine della vita, essendosi esercitata molto nell’amore, potrà senz’altro essere ammessa all’unione beatificante del cielo. Allora nulla avrà da temere dal giudizio di Gesù, ché, anzi, questo giudizio sarà la sua gioia e il suo gaudio in eterno. 

Colloquio - [...] «Finché viviamo nel corpo mortale, peregriniamo verso di te, o Signore; non abbiamo qui città permanente, ma cerchiamo la città futura, poiché il nostro domicilio è nel cielo. Per questo, coll’aiuto della tua grazia, entro nel segreto del mio cuore ed a te inalzo canti d’amore; a te, mio Re e mio Dio!» (S. Agostino). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

(.)