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giovedì 8 dicembre 2022

La carità e la misericordia fanno evitare il Purgatorio

Dagli Scritti di Padre François Xavier Schouppe (1823-1904).


Vedemmo il primo mezzo per evitare il Purgatorio, cioè una tenera divozione a Maria; il secondo mezzo consiste nella carità e nelle opere di misericordia sotto ogni forma. (...) Tutte queste espressioni chiaramente indicano che la carità, la misericordia, sia coi poveri, sia coi nemici e quelli che ci fanno del male, sia finalmente coi defunti che sono in una si grande necessità, ci faranno trovare misericordia al tribunale del Giudice supremo.

(...) Poiché la limosina, disse Tobia a suo figlio, libera da ogni peccato e dalla morte, e non lascerà che l’anima vada nelle tenebre. La limosina sarà d’una grande confidenza dinanzi all’altissimo Iddio, per tutti quelli che l’avranno fatta (Tobia, IV, 11). Tutto ciò conferma il Salvatore, e va ancora più innanzi quando dice ai farisei: Tuttavia fate limosina di quanto avete e tutto per voi sarà poco (Luc., XI, 41).

Qual dunque non è la pazzia dei ricchi che hanno in mano un mezzo così facile d’assicurare il loro avvenire, e non pensano ad adoperarlo? Quale pazzia d’andar ad abbruciare nell’inferno o nel Purgatorio per lasciar beni ad eredi avidi ed ingrati che forse al defunto non daranno una preghiera, né una lagrima, e neanche un ricordo!

Ben più sono accorti quei cristiani, che comprendono che dinanzi a Dio non sono che i dispensatori dei beni che da lui ricevettero; che non pensano che a disporne secondo le viste di Gesù Cristo, al quale ne dovranno render conto; che in fine se ne servono per farsi degli amici, dei difensori, dei protettori nella eternità.

Ecco quanto riferisce S. Pier Damiani in uno dei suoi opuscoli. Moriva un signore romano chiamato Giovanni Patrizzi. La sua vita, sebbene cristiana, era stata come quella della maggior parte dei ricchi assai diversa da quella del divin Maestro, povero, sofferente, coronato di spine; ma fortunatamente si era mostrato assai caritavole coi bisognosi, giungendo persino a spogliarsi delle sue vesti per coprirli. Pochi giorni dopo la sua morte, un santo prete, stando in orazione, fu rapito in ispirito e trasportato nella basilica di S. Cecilia, una delle più celebri di Roma. Là scorse una moltitudine di vergini celesti; S. Cecilia, S. Agnese, S. Agata ed altre, che si aggruppavano intorno ad un magnifico trono, ove venne a sedersi la Regina dei cieli, circondata da una numerosa corte di angeli e di beati.

In quel momento comparve una povera donna, coperta di meschina veste, ma con una preziosa pelliccia sulle spalle. Umilmente si mise ai piedi della celeste Regina, colle mani giunte, cogli occhi lacrimosi, e sospirando, disse; «O Madre della misericordia, vi supplico di aver pietà dell’infelice Giovanni Patrizzi, morto da poco tempo e che crudelmente soffre nel Purgatorio». Tre volte ripeté la stessa preghiera, crescendo ogni volta nel fervore, ma senza ricevere alcuna risposta. Finalmente, alzando ancora la voce, aggiunse: «Ben sapete, o misericordiosissima Regina che io sono quella mendicante che, alla porta della vostra grande basilica, domandava la limosina nel cuore dell’inverno, senz’altra veste che un miserabile straccio. Oh! come tremava dal freddo! Fu allora che Giovanni, pregato da me nel nome vostro, o Signora, si tolse dalle spalle e mi diede questa preziosa pelliccia, privandosene egli stesso per coprir me. Una carità sì grande fatta in nome vostro, o Maria, non merita forse qualche indulgenza?»

A quella commovente domanda, la Regina del Cielo gettò sulla supplicante uno sguardo pieno di amore. «L’uomo pel quale preghi, le rispose, per lungo tempo è condannato ad aspri patimenti per i numerosi suoi peccati. Ma siccome ebbe due speciali virtù, la misericordia verso i poveri e la divozione per i miei altari, voglio essergli accondiscendente».

A quelle parole tutta la santa assemblea dimostrò la sua gioia e la sua riconoscenza alla Madre di misericordia. Fu condotto là Patrizzi: era pallido, sfigurato, carico di catene che gli straziavano le membra. La Vergine lo riguardò per un momento con una tenera compassione; poscia ordinò di togliergli le catene e di dargli vesti di gloria, onde potesse unirsi ai santi ed ai beati che circondavano il suo trono. All’istante fu eseguito il suo ordine, e tutto scomparve.


[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].