Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).
La preghiera [...] è desiderio di perfezione, perchè non si pregherebbe sinceramente se non si volesse diventar migliori; suppone una certa conoscenza di Dio e di sè stessi, perchè forma delle relazioni tra questi due; conforma la nostra volontà a quella di Dio, perchè ogni buona preghiera contiene esplicitamente o implicitamente un atto di sottomissione al Supremo nostro Padrone. Ma poi perfeziona tutti questi atti col farci prostrare innanzi alla divina Maestà per adorarla e implorar nuove grazie che ci aiutino a progredire verso la perfezione. [...]
1° CHE COS'È LA PREGHIERA.
Troviamo presso i Padri tre definizioni della preghiera che si compiono a vicenda. Nel senso più generale, 1) è, come dice S. Giovanni Damasceno, un'ascensione dell'anima a Dio "ascensus mentis in Deum"; e, prima di lui, S. Agostino aveva scritto che è un affettuoso slancio verso Dio: "Oratio namque est mentis ad Deum affectuosa intentio". 2) In senso più ristretto, si definisce una domanda a Dio di cose convenienti [...]. Per esprimere le mutue relazioni che la preghiera pone fra Dio e l'anima, ci viene presentata come una conversazione con Dio [...]. Tutti questi aspetti sono veri e, riunendoli, si può definir la preghiera: un'elevazione dell'anima a Dio per rendergli i nostri doveri e chiedergli le grazie necessarie a divenir migliori per la sua gloria.
La parola elevazione è una metafora che indica lo sforzo che facciamo per staccarci dalle creature e da noi stessi e pensare a Dio, il quale non solo ci avvolge da ogni lato ma risiede anche nel più intimo dell'anima nostra. Essendo noi pur troppo inclinati a sparpagliare le nostre facoltà su una folla di oggetti, ci è necessario uno sforzo per strapparle a questi beni futili e seduttori e raccoglierle e concentrarle in Dio. Questa elevazione si chiama colloquio, perchè la preghiera, adorazione o domanda che sia, richiede una risposta da Dio e suppone quindi una specie di conversazione con lui, sia pur brevissima.
È chiaro che in questa conversazione, il primo atto dev'essere di rendere a Dio i nostri doveri di religione, così come si comincia col salutare la persona con cui si conversa; solo dopo avere adempito questo elementare dovere si possono esporre le proprie richieste. Molti questa cosa dimenticano e di qui una delle ragioni per cui le loro domande sono poco esaudite. E anche quando chiediamo grazie di santificazione o di salute, non bisogna dimenticare che il fine principale dev'essere la gloria di Dio; onde le ultime parole della nostra definizione "a divenir migliori per la sua gloria".
[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]