Tempo fa Maristella mi ha scritto una bella lettera riguardante il desiderio della morte.
Carissimo fratello in Cristo,
grazie davvero grazie, il tuo blog è meraviglioso per la ricchezza e la profondità degli argomenti che tratta.
[…] Ti vorrei chiedere se mi puoi consigliare il nome di un buon direttore spirituale nella mia città o nei dintorni (io abito a Milano).
Ho letto molte volte anche le riflessioni che hai pubblicato sul desiderare la morte. Io personalmente offro molte volte al Signore tutta me stessa: spirito, anima e corpo. Anche oggi, dopo la santa Messa in rito ambrosiano antico, ho avuto la possibilità di restare a lungo in Chiesa a fare il mio ringraziamento, in lacrime accanto alla statua del Crocifisso. Anche oggi, Gli ho detto "Signore portami via con te!".
Spesso mi capita di pensare come debba essere bello morire e incontrare finalmente il Signore Gesù, unico vero grande amore della mia vita. Poi penso che sono una povera creatura che vive nel peccato e cerco di prepararmi al meglio per il viaggio. Tutta la vita secondo me consiste nel prepararsi al morire, a quel grande e impegnativo passaggio.
Io cerco di amare il Signore, di pregare, di portare pazienza ma, ahimè, spesso cado e continuamente cerco di chiedere perdono. Quando penso a quanto il Signore Gesù ha patito nella Sua dolorosa Passione, sono colma di gratitudine, di dolore (perché vorrei abbracciarlo e consolarlo, e allora piango tantissimo) e di sgomento: come potrò mai contraccambiare un amore infinito?
Così vorrei morire per incontrare il Signore, per stare sempre con Lui e nello stesso tempo vorrei prepararmi bene: cerco di offrire tutte le mie sofferenze e il dolore che porto nel cuore, quella tristezza che sempre mi accompagna da quando mi sono convertita (desiderio di un bene più grande, desiderio di Cielo), offro tutto quello che ho, cerco di trasformare ogni azione in preghiera, cerco di restare nella Presenza del Signore.
Ti ringrazio dal profondo del cuore e ti saluto nella preghiera in unione ai Cuori Immacolati di Gesù e di Maria.
Maristella
Cara sorella in Cristo,
ti sono sinceramente grato per le tue edificanti lettere piene di unzione spirituale.
I santi desideravano ardentemente morire per poter finalmente vivere uniti a Dio, fine ultimo della nostra esistenza. Sant'Alfonso Maria de Liguori supplicava il Signore di farlo morire presto, perché sapeva che su questa terra c'è sempre il rischio di peccare mortalmente e dannarsi l'anima. Santa Teresa d'Avila quando sentiva suonare l'orologio si rallegrava perché le rimaneva un'ora in meno da passare in questa valle di lacrime e si avvicinava il momento di poter finalmente unirsi nella Patria Celeste con la Santissima Trinità. Addirittura scrisse una bellissima e commovente poesia-canzoncina intitolata “Vivo sin vivir en mí” (conosciuta anche come “Muero porque no muero”), nella quale colpisce il fatto che “moriva dal desiderio di morire” per poter unirsi con il suo amatissimo Sposo celeste.
Vivo senza vivere in me,
e in una vita sì alta spero,
che muoio perché non muoio.
Vivo già fuori di me,
che muoio d'amore,
perché vivo nel Signore,
che mi desidera per Sé,
e quando gli ho dato il mio cuore,
ho inciso profondamente:
che muoio perché non muoio.
Questa divina prigione
dell'amore in cui vivo,
ha catturato Dio,
e causa in me tal passione
nel vedere Dio mio prigioniero,
che muoio perché non muoio.
Ah, quanto è lunga questa vita!
Quanto è duro questo esilio,
questo carcere, queste catene
tra le quali la mia anima sta intrappolata!
Il solo aspettare la fine dei patimenti
mi causa un dolore talmente forte,
che muoio perché non muoio.
Ah, che vita tanto amara
dove non si gode il Signore!
Perché se è dolce l'amore,
non lo è la speranza lontana:
Dio può rimuovere questo peso
più pesante dell'acciaio,
che muoio perché non muoio.
Vivo solo con la fiducia
che dovrò morire,
perché morendo
mi assicuro della mia speranza.
Morte che alla vita fai giungere,
non tardare, io ti bramo,
che muoio perché non muoio.
Guarda che l'amore è forte,
vita, non essermi molesta,
guarda che solo mi rimane
di guadagnarti perdendoti.
Venga la dolce morte,
il morire venga presto,
che muoio perché non muoio.
La vita del Cielo,
che è vita vera,
sin quando la vita terrena non muore,
non può essere goduta restando vivi:
morte non sfuggirmi;
morendo, desidero vivere,
che muoio perché non muoio.
Vita, che posso dare
al mio Dio che vive in me,
se non il perderti
per meglio gioire in Lui?
Desidero morire per raggiungerlo,
voglio tanto il mio Amato,
che muoio perché non muoio.
Circa la sofferenza interiore che provi per non poter amare Dio quanto merita, si tratta di una sorta di martirio spirituale. Un giorno Santa Maria Maddalena de' Pazzi venne rapita in estasi e vide numerosi santi del paradiso, tra i quali riconobbe San Luigi Gonzaga, che era molto vicino a Dio, più di tanti altri santi. Eppure San Luigi non fu né martire né sacerdote... fu solo un semplice gesuita che morì giovanissimo. Come ha fatto ad accumulare tanti meriti per il paradiso in pochi anni di vita? Come mai ha così tanta gloria in Cielo? Sempre Santa Maria Maddalena de' Pazzi intese che Luigi ebbe una sorta di “martirio spirituale” che lo fece soffrire assai. Pensava al grande amore che merita Iddio, ma constatando di non riuscire ad amarlo come merita, poiché il Signore è degno di un amore infinito, a causa di questo pensiero soffrì un “martirio d'amore” grazie al quale ottenne grande gloria dopo la morte.
Per quanto riguarda una valida guida spirituale nella diocesi di Milano, spero di poter ricevere delle segnalazioni da parte di lettori che vivono nella tua città o in comuni vicini.
In Corde Matris,
Cordialiter