Dagli scritti di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932).
Non le sole disposizioni della persona aumentano il merito, ma tutte le circostanze che contribuiscono a rendere l'azione più perfetta. Le principali sono quattro:
Non le sole disposizioni della persona aumentano il merito, ma tutte le circostanze che contribuiscono a rendere l'azione più perfetta. Le principali sono quattro:
a) L'eccellenza dell'oggetto o dell'atto che si compie. Vi è gerarchia nelle virtù: le virtù teologali sono più perfette delle virtù morali, quindi gli atti di fede, di speranza e massime quelli di carità sono più meritori degli atti di prudenza, di giustizia, di temperanza, ecc. Ma, come abbiamo detto, questi ultimi possono, per ragione dell'intenzione, diventare atti d'amore e parteciparne quindi lo speciale valore. Similmente gli atti di religione, che tendono direttamente alla gloria di Dio, sono più perfetti di quelli che hanno per fine diretto la nostra santificazione.
b) Per certe azioni, la quantità può influire sul merito; così, a parità di condizioni, un dono generoso di mille lire sarà più meritorio di uno di dieci centesimi. Ma ove si tratti di quantità relativa, l'obolo della vedova che si priva d'una parte del necessario, moralmente vale di più della ricca offerta di colui che si spoglia d'una parte del superfluo.
c) Anche la durata rende l'azione più meritoria: pregare, soffrire per un'ora vale più che farlo per cinque minuti, perchè questo prolungamento esige maggiore sforzo e maggior amore.
d) La difficoltà dell'atto, non per sè stessa ma in quanto richiede maggior amor di Dio, sforzo più energico e più sostenuto, quando non provenga da imperfezione attuale della volontà, accresce anch'essa il merito. Così resistere a una tentazione violenta è più meritorio che resistere a una tentazione leggiera; praticare la dolcezza quando si ha un temperamento portato alla collera e quando si è frequentemente provocati da chi ci sta attorno, è più difficile e più meritorio che farlo quando si ha un naturale dolce e timido e si è circondati da persone benevoli.
Non se ne deve però conchiudere che la facilità, acquistata con ripetuti atti di virtù, diminuisca necessariamente il merito; questa facilità, quando uno se ne giovi per continuare e anche aumentare lo sforzo soprannaturale, favorisce l'intensità o il fervore dell'atto, e sotto quest'aspetto aumenta il merito, come abbiamo già spiegato. Come un buon operaio, perfezionandosi nel suo mestiere, evita ogni sciupìo di tempo, di materia e di forza e ottiene maggior frutto con minor fatica; così un cristiano che sa meglio servirsi degli strumenti di santificazione, evita le perdite di tempo, molti sforzi inutili, e con minor fatica guadagna maggiori meriti. I Santi, che con la pratica delle virtù riescono a fare più facilmente degli altri atti di umiltà, d'obbedienza, di religione, non ne hanno minor merito per il fatto che praticano più facilmente e più frequentemente l'amor di Dio; e d'altra parte essi continuano a fare sforzi e sacrifizi nelle circostanze in cui sono necessari. In conclusione, la difficoltà accresce il merito, non in quanto è ostacolo da vincere ma in quanto eccita maggiore slancio e maggior amore.
Aggiungiamo solamente che queste condizioni oggettive non influiscono realmente sul merito se non in quanto sono liberamente accettate e volute e reagiscono quindi sulla perfezione delle interne nostre disposizioni.
CONCLUSIONE.
La conclusione che spontaneamente ne viene è la necessità di santificare tutte e ciascuna delle nostre azioni, anche le più comuni. Come infatti abbiamo detto, possono essere tutte meritorie, se le facciamo con mire soprannaturali, in unione con l'Operaio di Nazareth, il quale, lavorando nella sua bottega, meritava continuamente per noi. E se è così, qual progresso non possiamo fare in un sol giorno! Dal primo svegliarsi del mattino fino al riposo della sera, centinaia di atti meritori un'anima raccolta e generosa può compire; perchè non solo ogni azione, ma, quando si prolunga, ogni sforzo per farla meglio, per esempio, per cacciar le distrazioni nella preghiera, per applicare la mente al lavoro, per schivare una parola poco caritatevole, per rendere al prossimo il minimo servizio; ogni parola ispirata dalla carità; ogni buon pensiero da cui si trae profitto; in una parola, tutti i movimenti interni dell'anima liberamente diretti verso Dio, sono altrettanti atti meritori che fanno crescere Dio e la grazia nell'anima nostra.
Si può quindi dire con tutta verità che non c'è mezzo più efficace, più pratico, più facile a tutti per santificarsi, che rendere soprannaturali tutte le proprie azioni; questo mezzo basta da solo ad elevare in breve tempo un'anima al più alto grado di santità. Ogni atto è allora un germe di grazia, perchè la fa germogliare e crescere nell'anima, e un germe di gloria, perchè aumenta nello stesso tempo i nostri diritti alla beatitudine celeste.
Il mezzo pratico di convertire a questo modo tutti i nostri atti in meriti, è di raccoglierci un momento prima di operare, di rinunziare positivamente a ogni intenzione naturale o cattiva, di unirci a Nostro Signore, nostro modello e nostro mediatore, col sentimento della nostra impotenza, e offrire per mezzo di Lui le nostre azioni a Dio per la gloria sua e per il bene delle anime; così intesa l'offerta spesso rinnovata delle nostre azioni è un atto di rinunzia, di umiltà, di amore a Nostro Signore, di amore di Dio, di amore del prossimo; è un'accorciatoia per giungere alla perfezione. A pervenirvi più efficacemente abbiamo pure a nostra disposizione i Sacramenti.
[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].