Dagli scritti di Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989).
Da parecchi anni sono a Messina, alla Giostra, in una contrada misera, economicamente e moralmente. Tanta gente vive ancora in baracchette di legno, ormai tarlate. M'informano che in una baracca c'è un vecchio ammalato ed è solo. Vado a visitarlo. La celletta è nella più squallida miseria. Il vecchietto tossisce ripetutamente e sputa sangue; osservo il pavimento e vedo grosse chiazze di sangue raggrumato.
- Ma voi siete solo?
- Sì, Padre!
- E se vi occorre qualche cosa, come fate?
- Batto alla parete e viene in aiuto la vicina. Anch'essa è povera ed è zoppa e va in giro a chiedere l'elemosina. Non mi porta altro che un po' di acqua.
- E per mangiare?
- Se qualcuno me lo porta mangio, se no sto a digiuno.
- Ma voi state al buio notte e giorno?
- Non c'è finestra e non posso lasciare la porta aperta. -
Mi accorgo che il misero uomo è assediato dagli insetti e mi muove a maggior compassione. Lasciarlo in abbandono sarebbe un vero delitto morale. Prometto di ritornare. Con l'aiuto di pie persone posso riuscire nell'intento. Si appresta al povero il cibo quotidiano ed ogni giorno riceve visite. Quando, ritornato a visitarlo, trovo la baracca in assetto e ben pulita, il suo corpo rinfrescato da un bagno e ricoperto di nuova biancheria, provo nell'anima una profonda gioia.
L'ammalato ringrazia: Che Iddio vi ricompensi tutto con la salute ed il Paradiso! -
Ritorno in Parrocchia. Lungo il torrente Giostra mi tocca attraversare un ponticello ed ecco un cane corrermi dietro in atto minaccioso. La donna, certamente la padrona, richiama il cane. Suo marito la rimprovera: Lascia che il cane se lo mangi! Che cosa farne dei Preti?
- Io non rispondo; soltanto mi limito a guardare quell'uomo, che penso non essere... un galantuomo. Non è possibile nutrire sì perfidi sentimenti ed essere onesti e coscienziosi!
(...)
Dopo una discreta anticamera sono ammesso a parlare al Prefetto della città.
- Reverendo, quale lo scopo della vostra visita?
- Vostra Eccellenza conoscerà, almeno per fama, la miseria della contrada Giostra. Come Sacerdote, ho il dovere di interessarmi dei bisogni del popolo. La gente muore di fame; la sporcizia è al colmo; la tubercolosi fa strage! So io quanti ne muoiono per la tisi! E prima muore il padre, poi il figlio, dopo alcuni mesi una figlia... si distruggono intere famiglie. Bisogna dar da mangiare ed isolare gl'infetti!
- Problema difficile! Bisognerebbe bruciare tutta quella zona. I sanatori sono rigurgitanti.
- Invece di spendere denaro in altre opere, impiegatelo per la povera gente!
Io faccio qualche cosa, ma posso fare ben poco.
- Fate quello che potete e Dio vi compenserà. Non si può arrivare a tutto.
- Esco dal colloquio con il cuore amareggiato. In città: bar, cinema, passeggi, divertimenti... alla periferia invece miseria e morte.
Lungo la via mi scorge un muratore, sui diciotto anni. Egli sta in alto, sulla fabbrica in costruzione. Dapprima fa una grossa risata e poi esclama: Abbasso il Prete!
Questa volta mi fermo e richiamo il giovanotto, il quale riprende il lavoro. L'appaltatore comprende e fa le scuse.
[Brano tratto da “Abbasso i preti”, di Don Giuseppe Tomaselli].