Lo stesso rigore si manifesta in una apparizione più recente, nella quale una religiosa, morta dopo una vita esemplare, manifestò i suoi patimenti in modo da gettar lo spavento in tutte le anime. Il fatto avvenne il 16 novembre 1859 a Foligno, vicino ad Assisi, in Italia, producendo un gran rumore nel paese; e, oltre la prova sensibile lasciata, un'inchiesta fatta nelle dovute forme dalla competente autorità incontestabilmente ne stabilì la verità.
Vi era nel convento delle Terziarie francescane di Foligno una suora chiamata Teresa Gesta, che da molti anni era maestra delle novizie, ed incaricata al tempo stesso del povero vestiario della comunità. Era nata a Bastia, in Corsica, nell'anno 1727, ed era entrata nel monastero nel 1826.
Suor Teresa era un modello di fervore e di carità e «non bisogna far le meraviglie, diceva il direttore, se con qualche prodigio Dio la glorificava dopo morte». Morì improvvisamente d'un colpo d'apoplessia fulminante il 4 novembre 1859.
Dodici giorni dopo, il 16 novembre, una suora, per nome Anna Felicita, che la surrogava nel suo ufficio, saliva alla guardaroba e stava per entrarvi, quando udì dei gemiti che sembravano venire dall'interno della camera. Un poco spaventata, s'affrettò ad aprire la porta: vi era nessuno. Ma nuovi gemiti si fecero udire, e così bene distinti che, ad onta dell'ordinario suo coraggio, si sentì invasa dalla paura. - Gesù! Maria! esclamò, che è ciò? - Non aveva finito, che udì una voce lamentevole, accompagnata da questo doloroso sospiro: - Ah! mio Dio, quanto soffro! - Stupefatta, la suora riconobbe tosto la voce della povera suor Teresa. Allora tutta la stanza si riempì d'un denso fumo, ed apparve l'ombra di suor Teresa, che si dirigeva verso la porta, pian piano scivolando lungo il muro. Giunta vicina alla porta, con forza gridò: Ecco una prova della misericordia di Dio! Dicendo queste parole batté l'assicello più alto della porta, e vi lasciò l'impronta della mano destra nel legno bruciato, come da un ferro rovente: poscia scomparve.
La suora Anna Felicita era rimasta mezza morta per lo spavento. Tutta conturbata, si mise a gridare ed a chiamar aiuto. Accorse una delle sue compagne, poi una seconda, indi tutta la comunità: si stringono attorno a lei, e tutte meravigliano di sentire un odore di legno bruciato. Suor Anna Felicita dice loro quanto successe e loro mostra sulla porta la terribile impronta. Subito esse riconoscono la mano di suor Teresa, che era in modo notevole piccola. Spaventate, si danno alla fuga, corrono al coro, si mettono a pregare, passano la notte in preghiere ed a far penitenza per la defunta, e l'indomani tutte fanno per lei la comunione.
La notizia si sparge al di fuori, e le varie comunità della città uniscono le loro preghiere a quelle delle Francescane. - Al dopodomani, 18 novembre, essendo suor Anna Felicita entrata nella sua cella per coricarsi, intese chiamarsi per nome, e perfettamente riconobbe la voce di suor Teresa. All'istante stesso, un globo di luce tutto risplendente comparve dinanzi e lei, rischiarando la cella come in pieno giorno, e udì Suor Teresa che, con voce allegra e trionfante, disse queste parole: Io sono morta in venerdì, giorno della passione, ed anche in venerdì vado alla gloria! Siate forti nel portare la croce, siate coraggiose per soffrire; amate la povertà. Poscia aggiungendo con affetto: Addio, addio, addio! si trasfigurò in nuvola leggera, bianca, abbagliante, volò al cielo e scomparve.
Nell'inchiesta che subito fu aperta, il 23 novembre, alla presenza d'un gran numero di testimoni, si aprì la tomba di suor Teresa e l'impronta bruciata della porta con tutta esattezza si trovò conforme alla mano della defunta. «La porta coll'impronta bruciata, aggiunge monsignor De Ségur, è con venerazione conservata nel convento. La stessa madre badessa, testimone del fatto, si degnò mostrarmela».
Volendo assicurarmi dell'esattezza perfetta di queste particolarità riferite da Mons. De Ségur, ne scrissi al vescovo di Foligno. Mi fu risposto coll'invio di una Relazione perfettamente circostanziata e conforme al racconto precedente, ed accompagnata da un fac-simile della miracolosa impronta. Quella Relazione spiegava la causa della terribile espiazione cui fu assoggettata Suor Teresa. Dopo aver detto: Ah! mio Dio, quanto soffro! aggiunse che ciò era per avere, nell'esercizio del suo uffizio di guardarobiera, mancato in alcuni punti alla stretta povertà prescritta dalla regola.
Dunque la divina giustizia punisce ben severamente i più piccoli falli.
Qui si potrebbe domandare perché suora comparsa, facendo la misteriosa impronta sulla porta, la chiamò una testimonianza della misericordia di Dio. Si è perché, dandoci un somigliante avvertimento, Dio ci fa una grande misericordia; ci stimola nel modo più efficace ad aiutare le anime e provvedere a noi stessi.
[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].