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martedì 15 agosto 2023

Festa dell'Assunta, 1923

Il 15 agosto 1923, a sera, la Madonna si manifestò a Josefa Menendez in tutta la sua bellezza. Nel giorno sacro al mistero della sua Assunzione, la Madre Celeste volle rallegrare la sua diletta devota. Estasiata davanti alla bellezza della Madonna, Josefa esclamò: Madre mia, com'è bello questo giorno! Tutto il mondo esulta a ricordare il vostro ingresso in Cielo!

- Sì, rispose Maria, proprio in questo giorno la gioia piena e perfetta è cominciata per me, poiché durante la mia vita l'anima mia fu trafitta da una spada.

- Ma soffriste sempre in vita? La presenza del Bambino Gesù, così piccolo e bello, non era per Voi una immensa consolazione?

- Figlia mia, ascolta! Sin dalla mia infanzia ebbi conoscenza delle cose divine; così che quando l'Arcangelo mi annunziò il mistero dell'Incarnazione e mi vidi scelta per Madre del Salvatore degli uomini, il mio cuore fu sommerso in un torrente di amarezza, perché sapevo tutto quello che il tenero e Divino Bambino doveva soffrire; e la profezia del vecchio Simeone non fece che confermare le mie angosce materne.

Tu puoi quindi figurarti quali dovevano essere i sentimenti nel contemplare le attrattive del mio Figlio, il suo corpo, che sapevo doveva essere un giorno così crudelmente maltrattato.

Io baciavo quelle mani e mi sembrava che le mie labbra s'impregnassero già di sangue. Baciavo i suoi piedi e li contemplavo già confitti alla Croce. E quando Egli fece i primi passi e mi corse incontro con le braccia aperte, non potei trattenere le lacrime al pensiero di quelle braccia stese sulla Croce.

Quando giunse all'adolescenza, apparve in Lui un tale assieme di grazia affascinante che non lo si poteva contemplare senza restarne rapiti! Solo il mio cuore di Madre si stringeva al pensiero dei tormenti, di cui in anticipo provavo la ripercussione.

Dopo la lontananza dei tre anni della vita apostolica, le ore della sua Passione e Morte furono per me il più terribile dei martiri.

Quando il terzo giorno lo vidi risuscitato e glorioso, certo la prova cambiò aspetto, poiché Egli non poteva più soffrire. Ma quanto dolorosa doveva essere la separazione da Lui! Che lungo esilo per me quando Gesù salì al Cielo! Come sospiravo l'istante della eterna unione!

Sull'entrare del mio sessantatreesimo anno, l'anima mia passò come un lampo dalla terra al Cielo. Dopo tre giorni gli Angeli raccolsero la mia salma e la trasportarono in trionfo di giubilo per riunirla all'anima. Quale ammirazione, quale adorazione e dolcezza, quando i miei occhi videro per la prima volta nella sua gloria e nella sua maestà il mio Figlio e mio Dio, in mezzo alle schiere angeliche!

Che dire poi, figlia mia, dello stupore che m'invase alla vista della mia estrema bassezza, che veniva coronata da tanti doni e circondata da tante acclamazioni?... Non più tristezza ormai, non più ombra alcuna! Tutto è dolcezza, gloria, amore! -

A questo punto la Madonna tacque un istante, immersa nel magnifico ricordo del suo ingresso in Cielo; poi continuò:

- Tutto passa, figlia mia, e la beatitudine non ha fine. Soffri ed ama! ... Coraggio! ... L'inverno della vita è breve e la primavera sarà eterna! - Ciò detto, la Madonna sparì.

Ecco come la Vergine Celeste premia e consola certe anime che sanno onorarla e come gode che sia ricordato il giorno del suo ingresso in Paradiso!


[Brano tratto da "Vera devozione a Maria", di Don Giuseppe Tomaselli, Imprimatur Can. Carciotto Vic. Gen., Catania 13 maggio 1952].