Il Canonico Clavel racconta. In occasione di un ritiro di Sacerdoti, un dirigente nazionale della Gioventù Cattolica, avendo saputo che mi trovavo da quelle parti, viene a cercarmi. Eravamo in ricreazione ed era con noi il Vescovo. Ecco ciò che mi disse questo dirigente:
— Ho terminato da poco di visitare le Associazioni di tutta la Francia.
— Che impressione avete avuto? Siete contento?
— No!
— Perchè?
— I nostri militanti si lamentano.
— Di che cosa?
— Dicono che non hanno assistenti.
— Come mai? Forse che i Vescovi non nominano assistenti?
— Affatto. Gli assistenti designati ci sono, ma non si occupano di dare ai militanti una profonda formazione individuale.
Siamo dunque di fronte a questo fenomeno: c'è nei laici un profondo bisogno di direzione spirituale a cui non corrisponde da parte del sacerdote una conveniente prestazione. Come spiegare questo fenomeno? Quali le cause?
Padre Dezza ne indica alcune.
In primo luogo la mancanza di una intensa vita spirituale in quelli che debbono essere i direttori di spirito. Non si può dare quello che non si ha. Il direttore spirituale è un comunicatore di fuoco e di vita. Se egli è freddo e anemico non sentirà la passione di comunicare agli altri la fiamma dell’amore di Dio.
Altri giustamente nota la mancanza di una sufficiente dottrina teologica. Dirigere le anime è cooperare all'opera dello Spirito Santo. Ma se la teologia della grazia, delle virtù infuse, dei doni dello Spirito Santo e del loro meraviglioso funzionamento è poco conosciuta dal direttore spirituale, come potrà sicuramente dirigere e solidamente formare le anime che a lui si affidano?
Oltre al difetto di dottrina teologica si nota non di rado nel direttore spirituale un difetto di cultura psicologica. La psicologia moderna, coi suoi innegabili progressi, fornisce all'educatore informazioni preziose. Il direttore spirituale, se conosce la psicologia dell’individuo che deve dirigere, il temperamento, il carattere, le inclinazioni, le passioni, le anomalie a cui è soggetto, è grandemente aiutato nel suo compito.
Altra causa che determina questa crisi di direttori spirituali: una certa sufficienza, per non dire denigrazione, con cui certi sacerdoti ne parlano. Si tratta di un fenomeno strano, penoso, ma purtroppo reale. Certi sacerdoti, afferrati nel dinamismo dell'organizzazione, della catechesi o della cura pastorale esterna, finiscono per non concepire, per non capire neanche più quella che è la cura individuale realizzata nella direzione spirituale.
(...) I laici si lamentano perchè i sacerdoti, troppo presi dal lavoro amministrativo o dalla tecnica apostolica in serie, non hanno più tempo di ascoltare le anime ad una ad una e le spediscono in due minuti. Altri lamentano che il superattivismo dal quale i sacerdoti si lasciano prendere non permette più loro di avere una vita interiore profonda: così non percepiscono più le aspirazioni spirituali e le inquietudini delle anime. Non si insisterà mai abbastanza sul valore personale di ogni anima. (...) Questo senso dell'anima, di ciascun’anima, ecco quello che il sacerdote deve coltivare in sé, associandolo allo slancio missionario per tutti che non lo deve abbandonare mai. Se si svilupperà in noi questo senso dell'anima, del mistero di Dio in ogni persona, della vocazione insostituibile che ogni persona ha nel Corpo Mistico di Cristo, ci appassioneremo di più alla direzione spirituale.
[Brano tratto da "Direzione spirituale e gioventù d'oggi", di Don Giovanni Barra, Alzani Editore, 1959].