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Dagli scritti di Padre Candido Capponi (1935-2018), amico e collaboratore del grande Cardinale Giuseppe Siri (1906-1989).
Vede, padre, - mi disse un giorno – non mi ci vorrebbe molto per diventare uno dei vescovi più osannati! Basterebbe che cambiassi alcune cose e mi lasciassi attirare dalle mode correnti! Quando la Santa Sede lascia a me decidere innovazione, modalità, ecc., mi metto davanti a Dio pensando di dovermi presentare al Suo giudizio. Come in tale situazione avrei voluto agire, così faccio. E’ il giudizio di Dio che mi interessa, non quello degli uomini. Forse per questo sono uno dei vescovi più calunniati. Pazienza: Dio sa e provvederà”. Era un uomo veramente di fede. Il suo agire era tutto e sempre sub specie aeternitatis. Sapeva coniugare magnificamente bene le realtà di questa terra con le realtà del Cielo e le realtà del Cielo con le realtà di questa terra. Era stupendo parlare familiarmente con lui, come capitava frequentemente al sottoscritto, delle realtà dell’oggi, sulle realtà, anche quelle che potevano sembrare le più refrattarie allo spirituale, in un clima che sentivi essere carico di divino. E sempre con molta naturalezza e molta semplicità, come fossero le cose più ovvie e più normali di questo mondo. Sentirlo trattare le cose del Cielo rendendole accessibili ed umanizzandole, e vedere le cose della terra col cuore pieno del Cielo e così divinizzandole.
[Brano tratto da "Magna cum parvis componere - I fioretti del Cardinale Siri", di Padre Candido Capponi, Ed. Culturali Internazionali, Genova, 2006].