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lunedì 22 aprile 2024

La vedova del suicida

Brano tratto da "Il Curato d'Ars" del Canonico Francesco Trochu, casa editrice Marietti.


Un giorno del 1855 o del 1856 faceva visita ad Ars l'abate Guillaumet, che fu per lunghi anni Superiore dell'Immacolata Concezione a Saint-Dizier nell'Alta Marna. Una povera donna in lutto, che durante il viaggio era sempre stata seduta vicino a lui, ascoltando in silenzio i discorsi di meraviglia su Ars ed il suo Curato, gli rivolse per la prima volta la parola quando giunsero alla stazione di Villefranche: - Signore, mi permettete di seguirvi fino ad Ars? Vengo là come andrei in un luogo qualsiasi: viaggio perché ho bisogno di distrarmi. L'abate Guillaumet fu presto d'accordo ed accettò anche di farle da guida nel villaggio sospirato. Preso posto nella medesima vettura, continuarono il viaggio fino ad Ars, ove giunsero quando il Curato Vianney finiva il catechismo delle undici. Stavano fra la chiesa e la canonica, quando videro l'abate Vianney, che ancora indossava la cotta, avanzarsi fra la folla e dirigersi verso questa povera donna che in quel momento, per seguire l'esempio dei pellegrini, si era inginocchiata. Il Santo, chinatosi al suo orecchio, disse: «Egli è salvo». La sconosciuta ebbe un sussulto e l'abate Vianney ripeté: «Egli è salvo». La risposta a queste parole fu un gesto di incredulità da parte della donna straniera. Allora il Santo, scandendo ogni parola, aggiunse: «Vi dico che egli è salvo, si trova in purgatorio e si deve pregare per lui: tra il parapetto del ponte e l'acqua ha avuto il tempo di fare un atto di contrizione. È la Santa Vergine che gli ottenne questa grazia: ricordate le devozioni del mese di maggio nella vostra camera. Qualche volta il vostro sposo, quantunque irreligioso, si è unito alla vostra orazione, e questo gli ha meritato il perdono». L'abate Guillaumet non comprese nulla di queste parole, e solo il giorno seguente seppe della meravigliosa luce che aveva illuminato il servo di Dio. Quella persona passò la notte in preghiera e ne uscì colla fisionomia trasformata, simbolo della pace, di cui era ripiena la sua anima. Prima di partire, come era naturale, ringraziò l'abate Guillaumet a cui disse: «I medici mi consigliarono di viaggiare per distrarmi dell'atroce disperazione che seguì nel mio animo alla tragica morte di mio marito, che era incredulo e che io speravo di poter condurre alla Fede; disgraziatamente egli annegò con un suicidio volontario. Non potevo rassegnarmi al pensiero che fosse dannato e che non lo potessi più vedere ... Ebbene voi avete sentito la parola di conforto che mi è stata detta: Egli è salvo, quindi lo rivedrò in Cielo. [...]».