[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].
Un giovane di buona famiglia, che verso i 16 o 17 anni ebbe la disgrazia di tacere in confessione un peccato mortale e così sacrilegamente ricevere la S. Comunione, andava procrastinando di settimana in settimana e di mese in mese la penosa confessione dei suoi sacrilegi, continuando tuttavia per miserabile rispetto umano, le sue Confessioni e Comunioni. Tormentato dal rimorso, cercava distrarsene col fare sì grandi penitenze, che era tenuto per santo. Determinò poscia di entrare in un monastero, dicendo tra sé: Almeno colà dirò tutto ed espierò i miei vergognosi peccati. Per sua disgrazia venne accolto dai superiori, che lo conoscevano di fama, come un’anima santa, per cui vieppiù si accrebbe la sua vergogna. Rimise la sua confessione a più tardi, raddoppiando le sue penitenze, e così passarono più anni in sì lagrimevole stato. Egli non osava mai scoprire l'orribile vergognoso peso che l'opprimeva. Finalmente una malattia mortale sembrava procurargliene l'occasione: e di subito, disse fra sé: Confesserò tutto, voglio fare una confessione generale prima di morire. Ma preso dall’amor proprio, imbrogliò la confessione dei suoi peccati, di modo che il confessore non riuscì a comprenderlo. Fece di nuovo divisamento di ripetere la confessione il giorno dopo, ma un accesso di delirio lo sorprese, e il disgraziato morì in quello stato. Nel monastero, ignorandosi l’orribile storia, si andava dicendo: - Se costui non è in cielo, chi di noi potrà entrarvi? e si accostarono alle sue mani croci, corone e medaglie. La salma fu trasportata, quasi con venerazione, nella chiesa del monastero, e si lasciò esposta nel coro fino alla mattina seguente, in cui si dovevano celebrare i funerali. Alcuni minuti prima dell’ora stabilita per la funzione, uno dei frati, mandato a suonar la campana, all'improvviso scorge presso all'altare l'ombra del defunto, che gli dice: - Non pregate per me: io sono all'inferno per tutta l'eternità. - In seguito gli narrò la dolorosa storia della sua colpevole vergogna e dei suoi sacrilegi, e disparve lasciando il povero frate nel massimo spavento.