Un principe polacco, incredulo materialista confesso, componeva un'opera contro l’immortalità dell'anima, era anzi in procinto di consegnarla alla stampa, quando, passeggiando un giorno nel suo parco, una donna tutta piangente si getta ai suoi piedi, e col più grande dolore gli dice: Mio buon principe, il mio marito è morto ... In questo momento, la sua anima si trova forse nel purgatorio, fra i patimenti! Io sono in tanto bisogno che non ho neppure la piccola somma necessaria per la celebrazione d'una messa da morto. Degnatevi aiutarmi in favore del mio povero marito.
Sebbene il gentiluomo ridesse in cuor suo della credulità di quella donna, non ardì tuttavia di rimandarla. Si trova fra le mani una moneta d'oro, gliela dà e la donna corre alla chiesa e prega il sacerdote di offrire alcune messe pel suo marito. Cinque giorni dopo, il principe [...] rileggeva il suo manoscritto, e ritoccava alcune cose, quando, alzando gli occhi, a due passi da lui vede un uomo vestito come i paesani del luogo. Principe, gli dice lo sconosciuto, io vi ringrazio. Io sono il marito di quella povera donna, che or sono pochi giorni vi supplicò di farle una limosina, onde poter fare celebrare la santa messa pel riposo dell’anima mia. La vostra carità è stata aggradita da Dio, ed egli mi ha permesso di venirvi a ringraziare. Dette queste parole, il paesano polacco disparve come un'ombra. Indicibile fu la commozione del principe, e la conseguenza ne fu che gettò sul fuoco la sua opera, che aveva scritto contro l'immortalità dell’anima, e tanto di cuore si diede alla pietà, che splendida fu la sua conversione, e perseverò sino alla morte.