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venerdì 28 marzo 2025

Condurre le anime a Dio con la devozione a Maria

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].

Quanto desideri Maria che noi salviamo l'anima nostra, e procuriamo la salute eterna del nostro prossimo, ben si raccoglie dal seguente racconto: Poco dopo il 1850 una nobile famiglia del Delfinato era tutta lieta e contenta, quando venne ad addolorarla la scelleratezza di un figliolo. Costui, di nome Enrico, arrivato alla filosofia, fu mandato dal padre in altra città dove fiorivano gli studi per una insigne Università. Un anno solo bastò a guastarlo; tornò alla sua famiglia che più non si riconosceva: massime empie, costumi corrotti e già ascritto alle sette. Vane furono le cure dei genitori, e quasi disperando, per non far peggio, come essi dicevano, lo lasciavano vivere a proprio talento: ma non così la sua sorella maggiore. Costei, vergine dotata di ogni virtù, addolorata pel fratello, che essa vedeva sordo alle sue insinuazioni, lo consacrò al Cuore immacolato della Vergine, e le domandava con calde preghiere ogni giorno la conversione. Offertole d'impalmarsi a nobile giovane, fermamente asserì di volersi fare religiosa della Carità, e dopo lunghi combattimenti fu esaudita. In religione invitava le sue consorelle a pregare il Cuore di Maria per la conversione del fratello. Dopo pochi mesi la giovane ammalò, e in breve fu agli estremi: ma le era un conforto il morire, perché, com'ella diceva alle consorelle che l'assistevano, sarebbe andata ella stessa al trono di Maria ad ottenere la conversione del fratello suo. Corsero i parenti all'annunzio della pericolosa malattia della figlia, ma la trovarono morta: vollero però assistere alla Messa di requie, e vi era anche Enrico, il fratello, non per sentimento di religione che lo movesse, ma, come sogliono dire gli increduli, per civile convenienza. Appena costui fissa lo sguardo all’estinta sua sorella, la vede che aperti gli occhi minacciosa lo guarda; Enrico si volge or qua, or la, muta posto, ma pure ogni qualvolta lo guarda, vede che verso di lui gira gli occhi. Ogni momento è per Lui un'ora. Finita la funzione. Enrico va a casa con animo turbato, ma poi si sente ispirato a ritornare alla chiesa per meglio vedere ed esaminare il fatto. Entra in chiesa e la morta apre gli occhi e li fissa minacciosi in lui. Enrico non può più tenersi, quegli occhi l'hanno conquiso: s'inginocchia a piè della bara, e l'anima sua in quel quarticello che stette così prostrato lottò terribilmente. Dopo di che s'alza e, percuotendo colla mano la bara, grida: Ebbene, poiché tu lo vuoi sia pur così, io mi arrendo. I parenti non indovinarono il perché di quel turbamento nel figliuolo; ma ben presto lo seppero quando, fatta una confessione generale di sua vita e ricevuto il Corpo del Signore, se lo videro prostrato ai loro piedi e in un dirotto pianto domandare perdono, narrando per minuto quello che gli era accaduto. Si diede poi a ridurre nel buon sentiero i compagni che in tanti modi aveva scandalizzati. Intanto fece domanda di entrare in religione, e dopo lunghe prove ammesso, l'unico suo pensiero fu di salvare l'anima propria e di condurre altre anime a Dio con la devozione a Maria.