Un negoziante di limitata fortuna, ma di provata virtù, aveva fatto delle perdite considerevoli, sì che venuto era a grande miseria. Egli andò a Parigi per cercarvi soccorsi, e si rivolse a tutti i suoi antichi corrispondenti; espose loro le sue disgrazie, e li pregò a soccorrerlo nella sua sventura, assicurandoli che li avrebbe pagati, non avendo altro desiderio che mostrare col fatto la sua gratitudine. Mossi tutti egualmente a compassione gli promisero di soccorrerlo. Uno solo inesorabile, a cui il negoziante doveva cinquemila lire, lo fece porre in prigione, risoluto di farvelo restare finché saldato avesse il suo debito. Il figlio di questo negoziante, dell’età di 22 anni, fatto consapevole della triste situazione del padre, giunge a Parigi, va a gettarsi ai piedi dello spietato creditore, e sciogliendosi in lagrime, lo prega, per quanto vi è di più sacro, a rendergli suo padre; protestando che se si ristabiliranno i loro affari egli sarà pagato pel primo; che abbia pietà almeno della sua giovinezza; si muova almeno a pietà della vecchia madre carica di otto figliuoli, che dovranno morire nella mendicità: che infine se nulla lo può muovere dal suo proposito, gli permetta almeno di andare egli stesso in prigione in luogo del padre, il quale col suo lavoro potrà soddisfarlo pienamente. Egli proferisce queste parole stringendosi sì teneramente alle ginocchia del creditore, attendendo la grazia che domanda, che quell'uomo sì duro ed insensibile, sorpreso di vedere tanta virtù e generosità, si getta al collo del giovinetto, e cogli occhi pieni di lagrime: Ah! figlio mio, esclama, vostro padre esca pur di prigione. Tanto amore e tanto rispetto a lui mi fanno vergognar di me stesso. Troppo a lungo ho resistito, ed è giusto che venga al soccorso di voi e del padre vostro. Io ho una sola figlia; ella è ben degna di voi; essa pure farebbe per me ciò che voi fate per vostro padre. Io ve la do in sposa con tutti i miei beni; voi accettatela, e corriamo da vostro padre a dargli la libertà e a domandargli il consenso.