Arcangela Panigarola, priora del monastero di santa Marta, in Milano, aveva grande zelo per suffragare le anime purganti; eppure poco pensava all'anima di suo padre, quantunque lo avesse amato moltissimo. Ma un avvenimento inatteso e meraviglioso la trasse da quell'insensibilità. Il giorno della commemorazione dei morti le apparve l'Angelo custode, e, presala per mano, la condusse al purgatorio. Là, fra le molte anime, vide anche quella di suo padre. Appena questa vide la figlia gridò: Ohimè, Arcangela, figlia mia, come hai potuto dimenticare l'infelice tuo padre quaggiù? Tu sei caritatevolissima verso gli estranei, molti, per i tuoi suffragi, li vidi salire al cielo, e dimentichi me, tuo padre?!» Arcangela rimase atterrita ai meritati rimproveri del padre; e, fra singulti, gli promise d'adoperarsi con tutto l'ardore possibile, per liberarlo da quei tormenti. Da quel giorno più non ebbe tregua, finché con preghiere, digiuni e macerazioni seppe liberata dal purgatorio l'anima dell'amatissimo suo padre.