Chiedendoci di sopportare con pazienza certe situazioni, altrettanto inevitabili quanto deplorevoli, Dio ci chiede uno dei più grandi esercizi di carità, di compatimento, di misericordia. Dio non ci dice di accomunarci col male, di far lega con la zizzania, ma ci dice di sopportarla con la longanimità con cui la sopporta lui stesso. Non vi è forse stato un traditore nel collegio apostolico? Eppure Gesù lo ha voluto tra i suoi intimi e con quanto amore l’ha trattato! La massima carità si esercita verso coloro che con la loro cattiva condotta ci danno tante occasioni di perdonare, di rendere bene per male, di soffrire ingiustizie per amore di Dio. Inoltre, dobbiamo considerare che, se è impossibile che la zizzania si muti in frumento, è invece sempre possibile che i cattivi si convertano in buoni. Non si sono forse convertiti la Maddalena, il buon ladrone e Pietro stesso che aveva rinnegato Gesù? È questo uno dei motivi più forti per spingerci alla bontà verso tutti. L’amore, quando è perfetto, ci permette di vivere accanto ai cattivi senza asprezza, senza litigi, senza subirne l’influsso, ma facendo piuttosto loro del bene.
[Pensiero tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].