Fra Giustino d'Ungheria de' Minori Osservanti, aveva fatto tal profitto nella via del Signore, e si era tanto avanzato nella santità, che bene spesso nell’orazione si elevava in estasi. Costui, essendo andato per ubbidienza a visitare i luoghi santi di Roma, occorse che stando attento alla lettura spirituale nel refettorio di Araceli, mentre tutti gli altri frati mangiavano, fu elevato tant'alto con tutto il corpo, che arrivò a toccare una immagine della B. Vergine, che era dipinta nel medesimo refettorio. Saputasi questa cosa, il Papa Eugenio IV lo fece venire a sé, e non permise già che s'inginocchiasse: ma lo abbracciò, e se lo strinse al petto, e dopo vari ragionamenti, gli diede tutte quelle indulgenze e grazie che seppe domandare. Fra Giustino, vedendosi in quel modo tanto accarezzato e ben accolto dal Papa, si riempì fuor di modo di superbia, stimandosi l'uomo più santo e più degno di stima che fosse al mondo. Ritornato al convento, si incontrò con S. Giovanni da Capistrano, il quale aveva in spirito conosciuta la sua grande caduta, onde guardandolo con compassione gli disse: - Fratello Giustino, voi andaste santo dal convento al palazzo del Papa, ed ora dal palazzo del Papa al convento ritornate un demonio. Fra Giustino burlandosi di queste parole, si partì da Roma, per tornarsene alla sua abitazione in Ungheria. E perché il peccato della superbia ne tira seco molti altri, un giorno altercò coi suoi compagni frati in modo che con un coltello ferì gravemente uno di essi. Ed essendo per questo delitto messo in prigione, ritornato dopo qualche anno in libertà, non volle sapere di ritornare al convento; ma fuggì per il regno di Napoli. Sicché essendo di nuovo come apostata condotto in Araceli e imprigionato, ivi con grandissima meraviglia di tutti finì miseramente l’infelice sua vita senza segno alcuno di pentimento.
