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giovedì 28 febbraio 2019

Mussolini è andato in paradiso (lk - 1049 16-2-24)

Il 10 giugno del 1940 l'Italia entrò nel più sanguinario conflitto bellico della storia (nella foto a lato è raffigurato Mussolini mentre quel giorno, dal famoso balcone di Palazzo Venezia, annunciò agli italiani che la dichiarazione di guerra era stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna). Se l’Italia non fosse entrata in guerra ci saremmo risparmiati tanti lutti e tante sofferenze. E forse oggi molte delle leve di comando della società non sarebbero nelle mani dei sessantottini e dei loro discendenti. 

Tempo prima della dichiarazione di guerra, il grande Papa Pio XII, il Pastor Angelicus, cercò indirettamente di convincere Mussolini a lasciare l’Italia tra i Paesi neutrali, come rimasero, tra gli altri, il Portogallo di Salazar e la Spagna del Generalissimo Franco. Anche Gesù cercò di convincere il Duce a non entrare in guerra. Lo fece ordinando a suor Elena Aiello (1895 – 1961), una zelante suora e grande mistica (è stata beatificata nel 2011, durante il Pontificato di Benedetto XVI), di scrivere una lettera a Mussolini per chiedergli di non trascinare l’Italia nell'immane conflitto che stava insanguinando l’Europa dal settembre dell’anno precedente. La lettera venne consegnata al Capo del Governo tramite Edvige Mussolini, sorella del Duce, la quale era una cristiana fervente. Ecco il testo della lettera.


Cosenza 23 Aprile 1940 

Al Capo del Governo 
Benito Mussolini 


Duce,
vengo a Voi in nome di Dio per dirvi ciò che il Signore mi ha rivelato e che vuole da voi. Io non volevo scrivere, ma ieri, 22, il Signore mi è apparso di nuovo imponendomi di farvi sapere quanto segue:

«Il mondo è in rovina per i molti peccati e particolarmente per i peccati d'impurità che sono arrivati al colmo dinanzi alla Giustizia del mio Padre Celeste. Perciò tu dovrai soffrire ed essere vittima espiatrice per il mondo e particolarmente per l'Italia, dove è la sede del mio Vicario. Il mio Regno è regno di pace, il mondo invece è tutto in guerra.

I Governatori dei popoli sono agitati per acquistare nuovi territori. Poveri ciechi!... Non sanno che dove non c'è Dio non vi può essere alcuna vera conquista! Nel loro cuore non vi è che malvagità e non fanno che oltraggiarmi, deridermi, disprezzarmi! Sono demoni di discordia, sovvertitori dei popoli e cercano di travolgere nel terribile flagello anche l'Italia, dove sta Dio in mezzo a tante anime e la sede del mio Vicario, Pastor Angelicus.

La Francia, tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati, presto cadrà in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata.

All'Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall'abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l'ho sempre salvato; adesso deve mantenere l'Italia fuori della guerra, perché l'Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra.

Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto. Egli invece ha deciso di dichiarare la guerra, ma sappia che se non la impedirà, sarà punito dalla mia Giustizia!».

Tutto questo mi ha detto il Signore. Non crediate, o Duce, che io mi occupi di politica. Io sono una povera Suora dedicata all'educazione di Piccole abbandonate e prego tanto per la vostra salvezza e per la salvezza della nostra Patria.

Con sincera stima 

dev.ma 
Suor Elena Aiello


Alcuni anni dopo, la Beata Elena Aiello scrisse un’altra lettera alla sorella del Duce.


Montalto Uff. 15 Maggio 1943

Gent.ma Donna Edvige,
questo mio lungo silenzio vi avrà fatto forse pensare che io mi sia dimenticata di voi, mentre invece io mi ricordo tutti i giorni, nelle mie povere preghiere, seguendo sempre le dolorose vicende della nostra bella Italia.

Noi ci troviamo fuori Cosenza, a causa dei bombardamenti. La barbarie nemica [si riferiva ai bombardamenti angloamericani, n.d.r.] ha sfogato il suo odio, sganciando bombe sulla città di Cosenza, causando devastazione, dolore e morte fra la popolazione civile.

Io mi trovavo a letto con le sofferenze: tre bombe sono cadute vicino al nostro Istituto, ma il Signore ci ha salvato nella sua infinita bontà e misericordia. Per tenere lontane le bambine dal pericolo di nuove incursioni, ci siamo rifugiate a Montalto Uffugo, mio paese natio, dove ci troviamo certamente a disagio, ma tutto offriamo al Signore per la salvezza dell'Italia.

La ragione di questo mio scritto è per rivolgermi nuovamente a voi, come nel mese di maggio del 1940, quando venni a Roma presentata dalla Baronessa Ruggi, per consegnarvi in inscritto le rivelazioni avute dal Signore riguardo al Duce. Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevamo che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l'Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia? " In tanti pericoli - diceva Gesù - l'ho sempre salvato; anche lui, adesso, deve salvare l'Italia dal flagello della guerra, perché vi è la sede del mio Vicario. Se farà questo gli darò favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto; invece lui ha deciso di fare la guerra, ma sappia che se non la impedisce, sarà punito dalla mia Giustizia ".

Ah!... se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesù, l'Italia non si sarebbe trovata ora in così triste condizione!...

Io penso che il cuore del Duce sarà molto rattristato nel vedere l'Italia, da un giardino fiorito, trasformato in un campo deserto, seminato di dolore e di morte. Ma perché continuare questa guerra terribilmente crudele, se Gesù ha detto che per nessuno vi sarà vera vittoria? Perciò, Cara Donna Edvige, dite al Duce, a nome mio, che questo è l'ultimo avviso che il Signore gli manda. Potrà ancora salvarsi mettendo tutto nelle mani del Santo Padre. Se non farà questo - diceva il Signore - presto scenderà su di lui la Giustizia Divina. Anche gli altri Governatori che non ascolteranno gli avvisi e le direttive del mio Vicario saranno raggiunti e puniti dalla mia Giustizia. Vi ricordate il 7 luglio dell'anno scorso quando mi dicevate che cosa ne sarebbe stato del Duce ed io vi risposi che se non si fosse mantenuto unito al Papa sarebbe finito peggio di Napoleone? Ora vi ripeto le stesse parole: Se il Duce non salverà l'Italia rimettendosi a quanto dirà e farà il Santo Padre, presto cadrà; anche Bruno [penso si riferisse a uno dei figli di Mussolini, morto nel 1941 in un incidente aereo, n.d.r.] dal cielo chiede al padre la salvezza dell'Italia e di lui stesso.


Il Signore dice spesso che l'Italia sarà salva per il Papa, vittima espiatrice di questo flagello, perciò non vi sarà altra via per la vera pace e per la salvezza dei popoli, fuori di quella che traccerà il Santo Padre.

Cara Donna Edvige, riflettete bene come tutto ciò che ha detto il Signore si sia perfettamente avverato.

Chi è che ha causato tanta rovina all'Italia? Non è stato forse il Duce per non avere ascoltato le parole di nostro Signore Gesù Cristo?

Ora potrà ancora rimediare facendo quanto vuole il Signore.

Io non mancherò di pregare.

Suor Elena Aiello


Anche se il Duce ha compiuto molti sbagli nella vita (chi di noi non ne compie?), mi è dispiaciuto il modo tragico in cui ha terminato il suo esilio terreno, venendo assassinato in provincia di Como dai partigiani comunisti dopo un “processo sommario” e, successivamente, con la sua salma esposta al vilipendio in Piazzale Loreto a Milano. Anche il partigiano Ferruccio Parri criticò con fermezza il modo orribile in cui vennero trattati i cadaveri di Mussolini e di alcuni dei suoi fedelissimi.

Ma qual è stata la sorte eterna del Duce? La Beata Edvige Carboni (1880 – 1952) è stata una grande mistica la cui vita è costellata da numerosi fenomeni straordinari. Nel suo diario ha scritto: Mentre stavo pregando davanti al Crocifisso, una persona è apparsa improvvisamente in fiamme, udii una voce e disse: “Sono Benito Mussolini. Il Signore mi ha permesso di venire a voi per ottenere qualche sollievo dalla mia sofferenza in purgatorio. Vi esorto, come un atto di carità, di darmi tutte le vostre preghiere, sofferenze e umiliazioni per due anni, se l’amministratore lo consente. La misericordia di Dio è infinita, ma così fa la sua giustizia. Non si può entrare in paradiso finché non avrai pagato fino all'ultimo debito con la giustizia divina. Il purgatorio è terribile per me, perché ho aspettato fino all'ultimo momento per pentirmi”.

Sempre nel suo diario la Beata Edvige Carboni ha scritto che il 21 marzo del 1951, Gesù, dopo la Comunione, le ha detto: “Questa mattina, l’anima di Benito Mussolini è salita al cielo”. Dunque l'anima del Duce ha trascorso quasi sei anni tra le fiamme del purgatorio. Evidentemente la Beata deve aver pregato tanto per liberarla da quelle atroci sofferenze.

Alcuni si domanderanno come sia possibile che Mussolini, nonostante tutte le colpe commesse in vita (mi riferisco, ad esempio, al fatto di aver avuto varie amanti), si sia salvato l’anima. Penso che poco prima che i partigiani lo ammazzassero, in quegli estremi momenti di vita abbia riflettuto sulla vanità delle glorie di questo mondo che svaniscono in fretta, e al pensiero della morte e dell’imminente Giudizio da parte di Gesù Cristo si sia sinceramente pentito compiendo un atto di contrizione perfetta, ricevendo così il perdono del Signore, come avvenne anche al Buon Ladrone. Quando un’anima che ha commesso gravi colpe si pente e si salva, si rimane colpiti nel constatare l’infinita misericordia di Dio. Come si fa a non amare e lodare un Dio così buono e misericordioso nei confronti di noi miseri peccatori?
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