L'uso barbaro della cremazione dei cadaveri è sempre stato contrario al sentimento religioso, alla civiltà e alla giustizia punitrice. Ora che il moderno liberalismo massonico tenta di introdurlo fra noi, non sarà fuor d’opera sentirne la descrizione, come ci viene data da Dario Papa, direttore dell'Italia del Popolo, Giornale non sospetto di clericalismo. «Erano le 7 del mattino, egli dice, ed il Cimitero monumentale di Milano era deserto; venivamo dalla città, dove già fremeva la vita operosa del mattino, e il trovarci ad un tratto in mezzo a tutte quelle croci, alle lapidi, ai monumenti e cipressi dal verde cupo, uniforme, sempre vivo, dove nulla si muoveva, dove la vita era apparentemente in un periodo di arresto, ci fece una impressione strana, penosa. «Percorremmo tutto lungo il viale che conduce al tempietto crematorio .... entrammo. Il cadavere di una povera donna vi si trovava fin dalla sera prima; era chiuso in un cofano tutto nero a fregi d'argento, ed era solo. «In un camerino accanto, un vecchio fossore accatastava fascine, masticando un mozzicone di sigaro. Dopo qualche tempo vennero i due medici che dovevano dirigere l'operazione e qualche parente della povera morta. I medici avevano fretta, impartivano i loro brevi ordini con voce bassa e i becchini eseguivano. «Noi spettatori, aggruppati in un canto, colpiti da quella scena nuova, strana, attendevamo in silenzio. Il medico fece un cenno: quattro becchini salirono sui cavalletti, sui quali era posto il cofano e ne fecero saltare il coperchio; un puzzo nauseante si sprigionò, ed un brivido corse fra noi che assistevamo. «La morta era tutta vestita di bianco; con filo di ferro le vennero legate strette attorno al corpo le sottane, furono fatte passare tre larghe cinghie, sotto il busto, le anche, le gambe; i becchini, attesero. «È pronto? chiese forte uno dei medici. Sì, gli venne risposto dall'altra cameretta del forno. Giù! disse il medico. «Il cadavere venne sollevato colle cinghie, tolto dal cofano e posato su una barella. La testa penzoloni batté sul legno e giacque di sbieco. Noi guardammo cogli occhi fissi, sbarrati, col respiro sospeso, stretti l'uno all'altro; dal lato inferiore della bocca del forno venne fuori una lastra di metallo e su di essa venne collocato il cadavere; la lastra rapidamente rientrò, la bocca fu chiusa ed il medico scoprendo un occhio di vetro incastrato nella parete, ci invitò a guardare. «Pochi osarono, due soli misero l'occhio al pertugio e tosto si ritrassero smorti. «Quando guardai io il cadavere era ignudo e nero, le fiamme lo avvolgevano da tutte le parti, gli arti avevano strane contorsioni e a volte tutto il corpo aveva come dei piccoli sobbalzi; un piede e tutta una gamba si torse in fuori, mentre già la cresta della tibia si delineava netta sotto il ginocchio. Poi il ventre si gonfiò lentamente; raggiunse un volume enorme, stette un poco e scoppiò facendosi ad un tratto flaccido e vizzo; il corpo si volse tutte su di un fianco. Mi tolsi di là che mi mancava il fiato e uscii fuori in cerca d'aria». Questa è la barbarie apportataci dalla moderna civiltà!