Bisogna discacciare immediatamente le tentazioni di questo tipo perché, secondo Sant'Alfonso, si corre il gran pericolo di dannarsi.
Infatti coloro che peccano tranquillamente pensando "Posso fare tutti i peccati mortali che voglio, tanto poi mi confesserò e Dio mi perdonerà", tentano di abusare della Divina Misericordia, ma il Signore non si lascia prendere in giro dalle sue creature.
Affinché l'assoluzione sacramentale sia valida è necessario essere sinceramente pentiti di tutti i peccati mortali commessi (se invece la confessione è di soli peccati veniali, cioè non mortali, per la validità è necessario essere sinceramente pentiti di almeno uno di essi). Ma il sincero pentimento è un dono dello Spirito Santo. Senza il suo aiuto non siamo in grado di pentirci, cioè di sentire un soprannaturale dispiacere delle colpe commesse. Ma, sempre secondo Sant'Alfonso, Dio non dona la grazia del pentimento a coloro che vogliono abusarne per poter continuare a peccare senza freni. Ecco perché costoro rischiano di dannarsi: senza vero pentimento le loro confessioni saranno nulle (e anche sacrileghe se sono consapevoli di non essere davvero pentiti), come insegnano i tradizionali manuali di Teologia Morale.
Quando il demonio tenta un'anima a commettere dei peccati suggerendogli "Tanto poi te lo confessi!", bisogna scacciare questa tentazione pensando che con ogni peccato si dà un dispiacere al Signore che è infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Un Dio così buono non merita di essere offeso da una sua creatura! Chi ama davvero Gesù Cristo ha il fermo proposito di non commettere alcun peccato, costi quel che costi.