Lo Spirito Santo, che mediante il dono della fortezza rinvigorisce il nostro cuore, mediante il dono della pietà vuole renderlo mite e soave. Noi stessi, esercitando la virtù della dolcezza, facciamo il possibile - e dobbiamo farlo a tutti i costi - per acquistare quella mansuetudine di cuore tanto raccomandata da Gesù e che, come Egli stesso ha detto, ha per frutto la pace interiore: «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore, e troverete riposo alle anime vostre» (Mt. 11, 29). Tuttavia non riusciamo ancora a stabilirci in una dolcezza abituale, in una pace continua, tanto è vero che, di fronte a casi imprevisti, a contraddizioni, a torti, ad offese la dolcezza vien meno e la pace del cuore svanisce, almeno per qualche istante. Queste esperienze quotidiane, benché dolorose ed umilianti, sono salutari, giacché, molto meglio di qualsiasi ragionamento, ci fanno comprendere l'insufficienza dei nostri sforzi e l’estrema necessità dell’aiuto divino, aiuto che Dio stesso ha già stabilito di darci infondendo in noi il dono della pietà.
[Pensiero tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Episcopus Aux.].
