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martedì 17 gennaio 2023

Circa l'ecumenismo "federativo"

[Brano tratto da un articolo del compianto Cardinale Giuseppe Siri, intitolato "Bilancio dell'ecumenismo", e pubblicato su “Renovatio”, VI - 1971].

Sentiamo il dovere di dire che un bilancio sull'ecumenismo deve essere fatto anche se non abbiamo la presunzione di farlo qui. Solo i bilanci sono in grado di dire se metodi e strumenti assunti hanno dato i frutti desiderati. […] È il caso di chiedersi ora se sia soddisfacente il corso delle operazioni a breve termine. Si tratta del recupero dei singoli all'unità della vera Chiesa. La domanda può venir posta in altro modo, più espressivo: i ritorni individuali sono diminuiti o aumentati? Si raccolgono qua e là voci sconcertanti. Se sono vere (e ci auguriamo non lo siano o siano esagerate), il problema si sposta ai metodi usati. Non basta la volontà ecumenica, il suo slancio, il suo ardore; occorre l'intelligenza e la misura. La verità ha sempre un fascino; la grazia di Dio opera nel segreto delle anime e nel ruotare dei fatti ben oltre quel fascino. Tuttavia quello che ha sempre attirato verso la Chiesa è stata la sua unità indiscutibile, la sua monoliticità nell'adesione a Pietro, il carattere definitivo del suo Magistero interamente applicato, la forza attrattiva della comune disciplina. La Chiesa deve presentarsi come un ancoraggio sicuro. Nel segreto delle anime, ove la logica demolisce molti idoli e pone incredibili esigenze e là dove la sofferenza della vita imprime uno spontaneo movimento di ricerca spirituale, si manifesta incontenibile il bisogno della «roccia sicura». Tutto quello dei difetti nostri che rende l'ancoraggio meno certo e definitivo demolisce il metodo giusto dell'ecumenismo. Tutto ciò non sarebbe vero se si partisse dal concetto dell'«unità federativa»; ma questa non è nel piano di Cristo.