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lunedì 17 aprile 2023

Della necessità dell'orazione mentale

Brani tratti da "Riflessioni divote", di Sant'Alfonso Maria de Liguori.


L'orazione mentale primieramente è necessaria per aver luce nel viaggio che stiam facendo all'eternità. Le verità eterne son cose spirituali che non si vedono cogli occhi del corpo, ma solo colla considerazione della mente. Chi non fa orazione non le vede e perciò difficilmente cammina per la via della salute. Inoltre chi non fa orazione non conosce i suoi difetti, e perciò dice s. Bernardo, che non gli abborrisce; così parimente non vede i pericoli in cui trovasi della sua salute, e perciò non pensa ad evitarli. Ma a chi fa orazione subito si fanno avanti i suoi difetti ed i pericoli di perdersi; e vedendoli penserà a rimediarvi. Dice s. Bernardo che la meditazione regola gli affetti, indirizza le azioni e corregge i difetti (...).

Per secondo senza orazione non ci è forza di vincere le tentazioni e di praticar le virtù. Dicea s. Teresa che chi lascia l'orazione non ha bisogno di demoni che lo portino all'inferno, mentre ci si mette da se stesso. E la ragione si è perché senza l'orazione mentale non si esercita la preghiera. Iddio ha tutta la volontà di dispensarci le sue grazie; ma dice s. Gregorio che per dispensarle vuol essere pregato e quasi costretto a darle per le nostre preghiere (...). Ma senza la preghiera non si avrà forza di resistere ai nemici, sicché non si otterrà perseveranza nel bene. Scrisse Monsignor Palafox: Come ci darà il Signore la perseveranza, se non glie la chiediamo? E come glie la chiederemo senza l'orazione? (...)

Di più l'orazione è la beata fornace in cui s'infiammano le anime dell'amore divino (...). Dicea s. Caterina da Bologna: L'orazione è quel legame che stringe l'anima con Dio. Questa cella vinaria è l'orazione ove l'anima s'inebria talmente di amor divino, che quasi perde i sensi per le cose del mondo; non vede se non quello che piace all'amato, non parla che dell'amato, e non vuol sentir parlare che dell'amato: ogni altro discorso la tedia e l'affligge. L'anima nell'orazione ritirandosi a trattar da solo a solo con Dio si solleva sovra se stessa. (...) l'anima (...) fermandosi nell'orazione a contemplare quanto Dio è amabile e quanto è grande l'amore che le porta, prenderà sapore di Dio, le si riempirà la mente di santi pensieri, si staccherà dagli affetti terreni, concepirà desideri grandi di farsi santa e finalmente si risolverà di darsi tutta a Dio. E dove i santi han fatte le risoluzioni più generose, che gli han sollevati da un sublime grado di perfezione, se non nell'orazione?

(...) 

Ma dicea s. Luigi Gonzaga che non mai giungerà ad un grado alto di perfezione chi non giunge a far molta orazione. Affezioniamoci dunque all'orazione e non la lasciamo per qualunque tedio vi troviamo; questo tedio che soffriremo per Dio ben ci sarà da lui rimunerato.

Perdonatemi, Dio mio, la mia pigrizia: quanti tesori di grazie io ho perduti per aver lasciata tante volte l'orazione! per l'avvenire datemi forza ad esservi fedele in seguire quaggiù a conversare con voi con cui spero di conversare per sempre in cielo. Non pretendo che mi regaliate le vostre consolazioni, non le merito; mi basta che mi ammettiate a trattenermi ai piedi vostri per raccomandarvi la povera anima mia; la quale si trova così povera perché si è allontanata da voi. Ivi, Gesù mio crocifisso, la sola memoria della vostra passione mi terrà distaccato dalla terra ed unito con voi. S. Vergine Maria, assistetemi voi nell'orazione.

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Fini dell'orazione mentale

Per far bene l'orazione mentale e ricavarne gran profitto per l'anima bisogna stabilire il fine per cui intendiamo di farla. Per 1. bisogna far l'orazione per maggiormente unirci con Dio. Non tanto i buoni pensieri della mente, quanto gli atti buoni della volontà e i santi affetti, son quelli che ci uniscono con Dio; e tali sono gli affetti che si esercitano nella meditazione, di umiltà, di confidenza, (...) di rassegnazione, e soprattutto d'amore, e di pentimento delle proprie colpe. Gli atti d'amore son quelli (dice s. Teresa) che mantengono il cuore acceso nel s. amore.

Per 2. bisogna far l'orazione per ottenere da Dio le grazie necessarie per andar innanzi nella via della salute, e specialmente per ottenere la luce divina, affin di evitare i peccati e prendere i mezzi che ci conducono alla perfezione. Il maggior frutto poi dell'orazione è l'esercitar le preghiere. Iddio, ordinariamente parlando, non concede le grazie, se non a chi prega. (...) alle volte per ottenere certe grazie di maggior valore non basterà il semplicemente pregare, ma bisognerà insistere e quasi forzare Dio colle preghiere a donarcele. È vero che in ogni tempo il Signore è pronto ad esaudirci: ma nel tempo dell'orazione, allorché stiamo più raccolti con Dio, egli è più liberale a dispensarci i suoi aiuti.

Soprattutto bisogna attendere nell'orazione a cercargli la perseveranza ed il suo s. amore. La perseveranza finale non è una sola grazia, ma una catena di grazie, alla quale deve corrispondere la catena delle nostre preghiere; se cesseremo di pregare, Dio cesserà di darci i suoi aiuti e così resteremo perduti. Chi non fa orazione mentale difficilmente persevera in grazia di Dio sino alla morte. (...)

Così anche bisogna insistere colle preghiere per ottener da Dio il suo divino amore. Diceva s. Francesco di Sales che col s. amore vanno unite tutte le virtù. (...) Insieme colla carità vengono nell'anima tutti i beni. Sia pertanto continua in noi la preghiera della perseveranza e dell'amore; e per farla con maggior confidenza ricordiamoci sempre della promessa fattaci da Gesù Cristo, che quanto noi cercheremo a Dio per li meriti del suo Figlio tutto ci darà: Amen, amen dico vobis, si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis. Preghiamo dunque e preghiamo sempre, se vogliamo che Dio ci dispensi ogni bene. Preghiamo per noi, e se abbiamo zelo per la gloria di Dio preghiamo anche per gli altri, piacendo molto a Dio il vedersi pregato per gl'infedeli, per gli eretici e per tutti i peccatori (...). Diciamo: Signore fatevi conoscere e fatevi amare. Si legga nelle vite di s. Teresa e s. Maria Maddalena de' Pazzi, quanto Iddio raccomandò a queste sante che pregassero per li peccatori. Colle preghiere per li peccatori uniamo ancora la preghiera per le s. anime del purgatorio.

Per 3. bisogna andare all'orazione, non per sentire consolazioni spirituali, ma principalmente per intendere in quella ciò che Dio vuole da noi. (...) Signore, fatemi sapere quel che volete da me, ch'io voglio farlo. Alcune persone seguitano l'orazione fin tanto che durano le consolazioni; ma quando elle cessano lasciano l'orazione. È vero che Dio nell'orazione suol consolare le anime sue dilette e fa loro provare alcuni saggi di quelle delizie che apparecchia in cielo a coloro che l'amano. Il che non capiscono gli amanti del mondo; essi avvezzi a non aver altro sapore che de' diletti terreni, disprezzano i celesti. Oh se li assaggiassero, lascerebbero certo tutti i loro piaceri per chiudersi in una cella a parlare da solo a solo con Dio! Altro non è l'orazione, che un colloquio tra l'anima e Dio: l'anima gli espone i suoi affetti, i suoi desideri, i suoi timori, le sue domande; e Dio le parla al cuore, facendole conoscere la sua bontà, l'amore che le porta, e ciò ch'ella deve fare per compiacerlo: Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius.

Ma queste delizie non si provano sempre: per lo più le anime s. patiscono aridità nell'orazione: Con aridità e tentazioni (scrive s. Teresa) fa prova il Signore de' suoi amanti. E poi soggiunge: Benché tutta la vita duri l'aridità, l'anima non lasci l'orazione: tempo verrà che tutto le sarà molto ben pagato. Il tempo d'aridità è tempo di maggior guadagno: umiliamoci allora e rassegniamoci (vedendoci senza fervore, senza desideri, e quasi inabili a fare un atto buono): umiliamoci, dico, e rassegniamoci, perché quell'orazione ci frutterà più delle altre. Basta dire allora se non possiam dir altro: Signore, aiutami, abbi pietà di me, non mi abbandonare. Ricorriamo anche alla consolatrice Maria Santissima. Beato chi non lascia l'orazione stando desolato! Iddio lo colmerà di grazie: dica allora: Ah mio Dio, e come posso pretendere io di esser consolato da voi? Io che a quest'ora meriterei di star nell'inferno separato da voi per sempre e privo di ogni speranza di potervi più amare? Non mi lamento dunque, mio Signore, che mi priviate delle vostre consolazioni; non le merito né le pretendo. Mi basta sapere che voi non sapete discacciare un'anima che v'ama. Non mi private di potervi amare e poi trattatemi come volete. Se volete farmi stare così afflitto e desolato sino alla morte e per tutta l'eternità io son contento; basta che vi possa dire con verità: Mio Dio, io vi amo, io vi amo. Maria madre di Dio, abbiate pietà di me.



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