Racconto di uno dei "sogni" di San Giovanni Bosco.
Ai primi dell'aprile 1861, Don Bosco raccontò: Mi trovai davanti ad una collina, avendo attorno a me moltissimi giovani. Feci la proposta di andare verso il Paradiso. Giunti sulla collina, vedemmo un'altissima montagna e molta gente che stentava a salirla, arrampicandosi. Sulla cima c'era Uno che invitava quelli che salivano e faceva loro coraggio. Si vedevano anche degli altri che discendevano dalla sommità, per aiutare coloro che erano troppo affaticati. Quelli che giungevano sulla montagna erano accolti con grande festa. Ci accorgemmo, tanto io quanto i giovani, che là stava il Paradiso e ci disponemmo a salire anche noi la montagna. Prima di giungere alle falde, vedemmo un gran lago pieno di sangue ed intorno alle rive giacevano corpi umani squartati e membra lacerate. Si leggeva sulla riva opposta questa scritta: « Per sanguinem » (per mezzo del sangue). Mi disse la guida: - Questo sangue è quello dei Martiri. C'è anche il Sangue di Gesù Cristo. Nessuno può andare in Paradiso senza passare per questo Sangue e senza esserne asperso. Costeggiando il lago, si giunse ad un altro lago, sulla cui sponda era scritto: « Per aquam » (per mezzo dell'acqua). Disse la guida: - C'è qui l'acqua uscita dal Costato di Gesù, la quale, benchè in piccola quantità, pure è tanto aumentata ed aumenta continuamente. Questa è l'acqua del Santo Battesimo; devono esserne bagnati tutti coloro che vogliono andare in Paradiso. Un terzo lago stava ai piedi della montagna, con la scritta: « Per ignem » (per mezzo del fuoco). Continuò la guida: - Qui c'è il fuoco dell'amore di Dio ed anche quello che tormentò i corpi dei Martiri. Giungemmo ad una specie di anfiteatro, pieno di bestie feroci, le quali minacciavano di divorare chi si fosse avvicinato. La guida disse: - Queste bestie sono i demoni ed i pericoli del mondo. Allontanatici dal lago delle bestie feroci, vedemmo un vasto terreno gremito di gente; tutti avevano il corpo mutilato, o in un senso o in un altro. Chi era senza occhi, chi senza orecchie, chi senza mani e chi senza testa. Chi mi guidava spiegò: - Ecco gli amici di Dio! Sono coloro che per salvarsi si mortificarono nei sensi. Quelli senza testa, sono coloro che si consacrarono al Signore. In compagnia dei giovani giunsi in un sentiero strettissimo, che metteva alla montagna. Per passarlo bisognava farsi piccoli e deporre ogni fardello. Compresi essere quella la via del Cielo. Ma come fui stolto! Invece di tentare quel passaggio, tornai indietro per contemplare uno strano spettacolo: sterminate turbe pascolavano con gli animali immondi e si avvoltolavano nel fango. Erano coloro che vivevano nelle brutte passioni dei sensi. Il luogo sembrava un giardino, però i fiori ed i frutti erano marciti. Tutto aveva l'aspetto di festa: chi cantava e chi danzava. Alcuni che dirigevano le brigate erano di bell'aspetto e di maniere graziose, però si vedeva che sotto il cappello avevano le corna. Ad un tratto la guida disse: - Ecco come gli uomini vanno all'Inferno! Ciò che hai visto rappresenta il mondo. Dopo attraversai un ponte lungo, strettissimo e senza ringhiera; cominciai a salire sulla montagna. Ma quante difficoltà! Dopo qualche ora di faticosa ascesa, le difficoltà cominciarono a sparire. Si vedevano tanti giungere sulla cima e venivano accolti fra grandi feste ed applausi. Si udiva intanto una musica veramente celeste, un canto di voci le più dolci ed un intreccio di inni, i più soavi. Ciò m'incoraggiava maggiormente a continuare la salita e finalmente potei giungere alla cima della montagna, ove ebbi fatta tanta festa ed accoglienza.
(Brano tratto da "Un prete straordinario", di Don Giuseppe Tomaselli)