Dagli scritti di Padre Paolo Manna (1872-1952).
La prima cura di un Superiore sia quella di mantenere la pace e l'armonia più perfetta fra i missionari, fra i quali deve regnare sempre un dolce spirito di famiglia che dilati i cuori, che renda amabile e dolce la vita comune. Nel governo dell'Istituto bono prevalere sempre bontà, dolcezza, condiscendenza (...). Ma bontà, condiscendenza, carità non vogliono dire debolezza, acquiescenza, timidezza. Il Superiore deve pure esigere che ciascuno faccia la propria parte di dovere e che nessuno turbi pace ed il buon ordine della Comunità e delle cose. Se taluno per egoismo, leggerezza, ripugnanza al lavoro che gli è stato affidato, mancasse al proprio dovere, bisogna richiamarlo e correggerlo con calma e fermezza. Se una, due o tre correzioni non servono, allora bisognerà segnalare la cosa al Vescovo o al Superiore Generale, a seconda dei casi.
[Brano tratto da "Virtù apostoliche", Padre Paolo Manna, EMI]