La devozione alle anime purganti ci viene raccomandata non solo dalla gloria di Dio, dal culto a Maria SS., agli angeli ed ai santi; ma ancora dall'amore del prossimo, amore di cui Gesù Cristo ci fece un espresso comando.
E qui notiamo ancora l'ammirabile fecondità di questa devozione: sembra riunire in sè tutte le opere di misericordia nelle più facili, più perfette, e più meritorie condizioni. Sazia la fame di quelle anime con l'offrir loro Gesù, pane degli angeli. Per spegnere l'inestinguibile loro sete, da cui sono divorate, presenta loro il divin sangue. Riveste i nudi con veste di gloria. Visita malati, recando loro possenti rimedi, od almeno li consola. Libera prigionieri da catene più terribili della morte, e li mette al possesso d'una libertà celeste ed eterna. Alberga pellegrini, e dà l'ospitalità del cielo. Seppellisce i morti nel seno di Gesù per far loro gustare l'eterno riposo. Beato l'uomo che al giorno del giudizio finale, allorchè Gesù Cristo lo interrogherà sulle buone opere compiute, sentirà prendere la difesa da una folla d'anime, con una voce dolce ed eloquente, per le quali egli avrà fatto tutte queste cose, mentr'esse erano nella prigione della speranza.
Con la devozione verso le anime purganti non solo pratichiamo tutte le opere di misericordia, ma lo facciamo nel modo più eccellente e perfetto: perchè oltre ad esercitare la carità verso anime bisognose assai più di qualsivoglia sventurato della terra, ma predilette al cuore di Dio, noi pratichiamo una carità ispirata dalla fede ed accompagnata dall'umiltà, condizioni troppo spesso mancanti alle nostre migliori opere. Il più delle volte nel soccorrere i nostri simili siamo mossi da sentimento naturale, dal dolore che proviamo delle loro sofferenze, dal desiderio di liberarci dalla loro importunità; ma nel soccorrere quelle anime, la fede sola opera sul nostro cuore; niente parla ai sensi; e, quantunque quelle fiamme siano più terribili del fuoco di questo mondo, la sola fede è quella che ce la fa vedere, ed in qualche modo provare.
Un altro difetto accompagna anche sovente le nostre opere di carità: l'amor proprio. Il desiderio d'ottenere la stima, il pensiero di meritarci la riconoscenza altrui è la molla segreta che ci fa operare in molte circostanze. Ma quale vanità potrebbe esservi nel soccorrere le anime purganti? Se loro ti procuriamo vantaggi incomprensibili per la loro estensione, non ne abbiamo per altro alcuna cognizione, ignorandoli totalmente: quindi l'umiltà e l'abnegazione più perfetta, virtù gratissime a Dio, ci accompagnano in quest'opera. Osserviamo in fine che uno dei sentimenti più accetti al Signore, nell'adempimento delle nostre buone opere, è la confidenza nella sua misericordia; e questa è perfetta nel sollevare le anime del purgatorio. Noi preghiamo per fratelli sofferenti, loro applichiamo le nostre indulgenze, sicuri di recar loro sollievo; e frattanto senza veder nulla continuiamo le nostre preghiere, rimettendoci in tutto alla misericordia divina.
Siamo solleciti, dunque, a soccorrere i morti, ed un giorno insieme cogli angeli e con i santi li udiremo dirci: «Siate benedetti dal Signore, voi che avete usato misericordia.»