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domenica 26 ottobre 2025

Sospiri verso la patria beata

Sant'Alfonso Maria de Liguori
Brani tratti da "Riflessioni divote", di Sant'Alfonso Maria de Liguori.


Felice chi si salva e lasciando questo luogo di esilio entra nella celeste Gerusalemme a godere quel giorno che sarà sempre giorno e sempre lieto, libero da ogni molestia e da ogni timore di avere a mancare quell'immensa felicità!

Dicea Giacobbe: Dies peregrinationis meae centum triginta annorum sunt, parvi et mali. Lo stesso tocca dire a noi miseri pellegrini, mentre stiamo in questa terra a soffrire i travagli del nostro esilio, afflitti dalle tentazioni, angustiati dalle passioni, e tormentati dalle miserie e più dai pericoli dell'eterna salute. Da tutto ciò dobbiamo pensare che non è questa la nostra patria, ma è terra di esilio, ove Dio ci tiene a meritar col patire la sorte di entrare un giorno nella patria beata.

E così vivendo staccati da questa terra dobbiamo sempre sospirare al paradiso dicendo: Quando sarà, Signore, che mi vedrò liberato da tante angustie e non penserò ad altro che ad amarvi e lodarvi? Quando sarà che voi mi sarete il tutto in tutte le cose! secondo scrive l'apostolo: Ut sit Deus omnia in omnibus. Quando godrò quella pace stabile, immune da ogni afflizione e pericolo di perdermi? Quando, mio Dio, mi vedrò assorto in voi col mirare la vostra infinita bellezza da faccia a faccia e senza velo? Quando in somma giungerò, mio Creatore, a possedervi in modo che possa dirvi: mio Dio, non vi posso perdere più?

Frattanto, Signor mio, che mi vedete esule e tribolato in questo paese di nemici dove ho da star combattendo in continue guerre interne, soccorretemi voi colle vostre grazie e consolatemi in questo pellegrinaggio così penoso. Vedo già che di quanto mi presenta il mondo nulla può darmi pace e contentarmi; ma se mi manca il vostro aiuto, temo che i piaceri terreni e le prave inclinazioni mi traggano a qualche precipizio.

Vedendomi esiliato in questa valle vorrei almeno sempre pensare a voi, mio Dio, e godere del gaudio infinito che voi godete; ma gli appetiti malvagi de' sensi gridano spesso entro di me e mi disturbano. Vorrei tener sempre occupati gli affetti miei in amarvi e ringraziarvi, ma la carne mi tira a compiacermi de' diletti sensuali (...).

Chi dunque mi libererà dal corpo di questa morte, cioè dal pericolo di cadere in peccato; del quale pericolo il solo timore è per me una morte continua che mi tormenta e non lascerà di tormentarmi in tutta la mia vita? Deus ne elongeris a me, Deus meus, in auxilium meum respice. Dio mio, non ti allontanare da me, perché se ti allontani tremo di darti disgusto; anzi fatti a me più vicino col tuo potente soccorso, cioè soccorrimi sempre, acciocché possa resistere agl'insulti de' miei avversarj. Il profeta regale mi fa sapere che voi state vicino, cioè somministrate la s. pazienza a tutti coloro che son tribolati nel cuore, cioè internamente afflitti (...). Statemi dunque accanto, amato mio Signore, e datemi quella pazienza che mi bisogna per superare tante molestie che mi tormentano.

Quante volte mi pongo all'orazione, ed i pensieri importuni mi tirano e mi distraggono con mille inezie! Datemi voi forza di licenziarli da me allorché tratto con voi, e di crocifiggere tutte le male inclinazioni che m'impediscono di unirmi con voi. E toglietemi, vi prego, questa gran ripugnanza che provo in abbracciar con pace ogni cosa che non è secondo il gusto del mio amor proprio.

O casa del mio Dio, apparecchiata a coloro che l'amano, a te sospiro da questa terra di miserie.(...) O amato mio Pastore che siete sceso dal cielo per cercare e salvare le pecorelle perdute, ecco una son io che voltandovi le spalle miseramente mi son perduta; (...) Signore, cercatemi, non mi abbandonate come io merito; cercatemi e sollevatemi; prendetemi e tenetemi stretto sulle vostre spalle acciocché io non vi torni a lasciare.

Nello stesso tempo che desidero il paradiso, il nemico mi spaventa colla memoria de' miei peccati, ma la vista di voi, Gesù mio crocifisso, mi consola e mi dà coraggio a sperare di venire un giorno ad amarvi alla svelata nel vostro regno beato. Regina del paradiso, seguite a fare la mia avvocata. Per lo sangue di Gesù Cristo e per la vostra intercessione ho ferma speranza di salvarmi.


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Pensiero del giorno

Altare Messa Tridentina
Come ben fa notare S. Tommaso, si prega non solo quando in modo esplicito si presenta una supplica a Dio, ma anche quando con uno slancio del cuore o con le opere si tende a Lui, così che prega sempre colui che l'intiera sua vita tiene sempre ordinata a Dio: "tamdiu homo orat quamdiu agit corde, ore vel opere ut in Deum tendat, et sic semper orat qui totam suam vitam in Deum ordinat". Infatti, questo slancio verso Dio non è forse una preghiera, un'elevazione dell'anima verso Dio e un mezzo efficacissimo per ottenere da Lui quanto desideriamo per noi e per gli altri?


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey, trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928].

sabato 25 ottobre 2025

Il Signore ci penserà, stiamo tranquilli

Don Bosco

[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].


La casa di Vallecrosia aveva subito ingenti danni e la sua chiusura ridondava a vantaggio dei Protestanti. Don Bosco perciò era grandemente preoccupato. Buzzetti, da lui inviato sul posto, dopo diligente esame scrisse che per rendere l’edificio provvisoriamente abitabile, occorrevano circa lire 6000, mentre ne occorrevano assai di più per eseguire altri lavori indispensabili. Don Bosco, letta la lettera prima del pranzo, disse: «Il Signore ci penserà, stiamo tranquilli». Sul finire del pranzo entrò il Conte Eugenio De Maistre che, fatti i convenevoli, chiese: — Caro Don Bosco, ha bisogno di denaro? — È domanda da farsi questa a Don Bosco? Pensi un po’ che ho da finire la chiesa del S. Cuore a Boma; ho tanti giovani da mantenere e tante altre spese a cui fare fronte. — Bene, ripigliò il Conte; una mia vecchia zia voleva lasciarle qualche somma in testamento; ma poi, sapendo essere meglio un lume davanti che due di dietro, mi ha incaricato di portarle questo piego. Don Bosco passò ciò a Don Rua che vi contò 6 biglietti da lire 1000.

Sacrilega parodia dell'Ultima Cena

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].

Samuele Tomaso de Yenlcintown il 4 gennaio 1885 dava, in uno dei sobborghi di Filadelfia, città degli Stati Uniti d'America, un banchetto a suoi amici. Durante il pranzo uno dei convitati esclama: «Vedi combinazione! Siamo in tredici, proprio come nell'ultima cena di Cristo». Risa ed applausi accolsero queste parole, e Tomaso andando più oltre nella sacrilega allusione, disse: «Io sono il Cristo, e questi (additando uno dei convitati) è Giuda Iscariota». Indi preso un pane, lo spezzò e lo divise fra i convitati, facendo sacrilega parodia dell'augustissimo Sacramento Eucaristico; ed accompagnò quest'atto con sì orribili bestemmie che i medesimi commensali ne rimasero altamente scandalizzati. Quand'ecco, tutto ad un tratto, lo si vide impallidire, alzare la mano alla fronte ed accusare un fortissimo dolore di capo, col dire: «Ho ricevuta una terribile percossa nella testa; credo che questa sarà certo l'ultima mia cena». Mentre dagli astanti si andava indarno ricercando l'origine e la causa del suo male, egli si ritirava dalla sala e si poneva a letto, licenziando amici e domestici. La mattina susseguente lo si trovò freddo cadavere, col volto orribilmente contratto ad un riso satanico, e cogli occhi aperti e fissi con orrore verso un oggetto, che però non era dagli altri veduto.

Pensiero del giorno

Sacro Cuore di Gesù
L’amore tende per sua natura all’unità, vuole la piena fusione dei cuori; e Dio, il quale ama infinitamente le anime che lo cercano con affetto sincero, nulla più desidera che unirle a sé.

[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

venerdì 24 ottobre 2025

Mezzi per evitare o abbreviare le pene del Purgatorio

Dagli Scritti di Padre François Xavier Schouppe (1823-1904).


Se pel Purgatorio passano santi religiosi, non abbiamo noi a temere di passarvi alla nostra volta ed anzi di fermarvici più o meno lungo tempo? La nostra fede e la nostra coscienza ci dicono abbastanza che il nostro timore è ben fondato. Caro lettore, io vado più innanzi, e dico, che con un poco di riflessione, voi stesso confesserete esser probabilissimo e quasi certo che andrete al Purgatorio. Non è forse vero che, uscendo dalla vita, l’anima vostra entrerà in uno di questi luoghi mostratici dalla fede: l’inferno, il Cielo o il Purgatorio? Andrete all’inferno? Non è probabile, perché aborrite il peccato mortale e in niun modo vorreste commetterlo o ritenerlo sulla vostra coscienza, dopo d’averlo commesso. Andrete in Cielo? Subito rispondete che ben vi sentite indegni d’un tanto favore. Rimane dunque il Purgatorio: e dovete confessare esser probabilissimo, quasi certo che vi entrerete.

Ponendovi dinanzi questa seria situazione, non crediate, caro lettore, che si pretenda spaventarvi o togliervi la speranza di entrar in Cielo senza Purgatorio. Al contrario, questa speranza deve rimanere nel fondo dei nostri cuori; è conforme allo spirito di Gesù Cristo, che in niun modo desidera che i suoi discepoli abbiano bisogno di future espiazioni. Anzi ha istituito sacramenti e stabilito ogni sorta di mezzi per aiutarci a pienamente soddisfare in questo mondo. Ma questi mezzi sono troppo poco impiegati; ed è principalmente un timore salutare che eccita le anime ad impiegarli.

Ora, quali sono i mezzi che abbiamo per evitare od almeno anticipatamente abbreviare ed addolcire il rigore del nostro purgatorio? Sono, come già vedemmo, i pii esercizi e le buone opere che meglio ci aiuteranno a soddisfare in questo mondo ed a trovare misericordia presso Dio, ossia i seguenti: la divozione alla Santa Vergine Maria e la fedeltà a portare il suo scapolare; la carità verso i vivi ed i morti, la mortificazione e l’obbedienza; il ricever con pietà i sacramenti, sopratutto all’avvicinarsi della morte; la confidenza nella divina misericordia, e finalmente il ricevere con santa disposizione la morte in unione alla morte di Gesù Cristo sulla croce.

Questi mezzi sono abbastanza potenti per preservarci dal Purgatorio; ma bisogna impiegarli. Ora, per impiegarli con serietà e perseveranza, è necessaria una condizione: formare la ferma risoluzione di soddisfare in questo mondo piuttosto che nell’altro. Questa risoluzione dev’esser fondata sulla fede, che ci mostra quanto è leggera la soddisfazione in questa vita e quanto è terribile nel Purgatorio. Affrettatevi, dice Gesù Cristo, a riconciliarvi col vostro avversario mentre siete con lui per istrada, affinché per disgrazia il vostro avversario non vi dia in mano del giudice, e il giudice in mano del ministro, e veniate cacciati in prigione; in verità vi dico che non uscirete di là prima d’aver pagato sino all’ultimo spicciolo (Mt., V, 25). Riconciliarsi col proprio avversario durante il cammino, significa, secondo la sentenza del Salvatore, placare la divina giustizia e soddisfare durante il cammino della vita prima di arrivare all’ultimo termine, a quella eternità ove ogni penitenza è impossibile ed ove bisognerà scontare i rigori della giustizia. Non è forse saggio questo consiglio del Salvatore? Si può senza follia portare al tribunale di Dio un enorme debito che con facilità si avrebbe potuto soddisfare con alcune opere di penitenza, e che allora bisognerà pagare con anni di supplizi?

«Chi nella vita presente, dice santa Caterina da Genova, si purifica dalle sue colpe, con un soldo soddisfa ad un debito di mille ducati; e chi, per soddisfare, aspetta i giorni dell’altra vita, si sottomette a dare mille ducati per ciò che, in tempo opportuno, avrebbe pagato con un soldo….
Bisogna dunque cominciare con una risoluzione solida ed efficace a soddisfare in questo mondo: è la pietra fondamentale. Ben consolidato questo fondamento, bisogna impiegare i mezzi sopraccennati.


[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].

Pensiero del giorno

Quaggiù la vita spirituale è certamente una lotta; ma se l'inferno combatte contro di noi e trova alleati nel mondo e sopra tutto nella triplice concupiscenza, combatte per noi il Cielo; e il Cielo non è soltanto l'esercito degli Angeli e dei Santi, è Cristo, vincitore di Satana, è la SS. Trinità che vive e regna nell'anima nostra. Dobbiamo quindi esser pieni di speranza e sicuri di riportar vittoria, a patto che, diffidenti di noi, facciamo innanzi tutto assegnamento su Dio: "omnia possum in eo qui me confortat".



[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]

giovedì 23 ottobre 2025

La Madonna contro la massoneria

Beata Vergine Maria
Tra il 1582 e il 1634 la Beata Vergine Maria apparve a Quito (Ecuador) a Madre Mariana de Jesús Torres, una monaca di clausura. La Madonna preannunciò le devastazioni che la massoneria avrebbe causato nel XX secolo in Ecuador. Purtroppo gli stessi mali hanno flagellato anche l'Italia e tanti altri Stati. Ecco un estratto delle rivelazioni.


...Durante questo periodo, poiché in questo povero paese mancherà lo spirito Cristiano, il Sacramento dell’Estrema Unzione sarà poco considerato. Molte persone moriranno senza riceverlo – sia a causa della negligenza delle loro famiglie o per i loro falsi sentimenti che cercano di proteggere gli ammalati dal vedere la gravità della loro situazione, oppure perché si ribelleranno contro lo spirito della Chiesa Cattolica, spinti dalla malizia del diavolo. Così molte anime saranno private di innumerevoli grazie, consolazioni e della forza di cui hanno bisogno per fare il grande salto dal tempo all’eternità…

Come per il Sacramento del Matrimonio, che simboleggia l’unione di Cristo con la Sua Chiesa, esso verrà attaccato e profanato nel pieno senso della parola.

La massoneria, che in quel tempo sarà al potere, emanerà leggi inique con l’obbiettivo di abolire questo Sacramento, rendendo facile per tutti vivere nel peccato, incoraggiando la procreazione di figli illegittimi nati senza la benedizione della Chiesa. Lo spirito cristiano verrà meno rapidamente, spegnendo la preziosa luce della Fede finché non si arriverà al punto che ci sarà una quasi totale e generale degenerazione dei costumi…

Aumenteranno gli effetti dell’educazione secolare, che sarà una delle ragioni della mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose...Il Sacro Sacramento dei Santi Ordini sarà deriso, oppresso e disprezzato…Il demonio cercherà di perseguitare i Ministri del Signore in ogni maniera possibile e agirà con crudele e sottile astuzia per sviarli dallo spirito delle loro vocazioni, corrompendo molti di loro. Questi sacerdoti corrotti, che saranno motivo di scandalo per i cristiani, faranno sì che l’odio dei cattivi cristiani e dei nemici della Chiesa Cattolica e Apostolica Romana ricada su tutti i sacerdoti…

Questo apparente trionfo di Satana porterà enormi sofferenze ai buoni Pastori della Chiesa… Non ci sarà quasi più innocenza nei bambini, né pudicizia nelle donne, e in questo momento di grande miseria della Chiesa quelli che dovrebbero parlare rimarranno in silenzio.

Ma Sappi, amata figlia, che quando nel ventesimo secolo il tuo nome sarà fatto conoscere, ci saranno molti che non crederanno, affermando che questa devozione non è gradita a Dio…

Il Clero secolare lascerà molto a desiderare perché i sacerdoti diventeranno negligenti nei loro sacri doveri. Non avendo la bussola divina essi si allontaneranno dalla strada tracciata da Dio per il ministero sacerdotale e saranno attaccati ai beni e alle ricchezze…Quanto soffrirà la Chiesa durante questa notte buia! Mancando un Prelato e Padre che li guidi con amore paterno, dolcezza, fortezza, saggezza e prudenza, molti sacerdoti perderanno il loro spirito, ponendo le proprie anime in grande pericolo. Questo segnerà l’arrivo della Mia ora.

Attraverso l’acquisizione del controllo su tutte le classi sociali, le sette tenderanno a penetrare con grande astuzia nel cuore delle famiglie e distruggeranno persino i bambini. Il diavolo si farà gloria di nutrirsi con perfidia dei cuori dei bambini. L’innocenza dell’infanzia quasi scomparirà. Così si perderanno le vocazioni dei religiosi. E questo sarà un vero disastro. I religiosi abbandoneranno i loro doveri sacri e si allontaneranno dalla via segnata per loro da Dio...

Satana avrà il controllo di questa terra attraverso gli errori di uomini senza fede i quali, come una nuvola nera, oscureranno il cielo della repubblica consacrata al Sacro Cuore del Mio divino Figlio.

Pensiero del giorno

Circa la carità, mi studierò di rendermi veramente segnalato nel pratico esercizio di essa coll'essere sempre affabile, dolce, urbano, delicato, pieno di cortesia e di delicatezza con tutti e nelle singole circostanze.


[Proposito fatto durante gli esercizi spirituali del 1939 da Padre Felice Maria Cappello S. J. - 1879-1962]

mercoledì 22 ottobre 2025

Segni della chiamata di Dio al sacerdozio

Vocazione sacerdotale
Quali sono i segni della vocazione sacerdotale? Per rispondere in maniera chiara e accurata ho consultato "Esortazioni al clero", scritto da Padre Ottavio Marchetti S. J., pubblicato nel 1943 dalla casa editrice Civiltà Cattolica. Ecco una sintesi schematica. Affinché una vocazione sacerdotale sia considerata autentica sono necessarie quattro caratteristiche: doni di natura, doni di grazia, libera volontà, retta intenzione.

Doni di natura:
- dono della salute (che consenta di svolgere efficacemente il ministero sacerdotale);
- dono del buon carattere;
- dono dell'intelligenza.

Doni di grazia:
- pratica delle virtù acquisite: pietà, castità, disinteresse, zelo, spirito di disciplina ed ubbidienza.

Libera volontà:
- tendere al sacerdozio senza costrizioni da parte di qualcuno.

Retta intenzione:
- tendere al sacerdozio cattolico unicamente per consacrarsi al servizio di Dio e alla salvezza delle anime, avendo una soda pietà, una provata purezza di vita e una scienza sufficiente.

Chi ha tutte queste caratteristiche mostra di avere i caratteristici segni della chiamata di Dio allo stato sacerdotale.

Pensiero del giorno

Ognuno vede la necessità che vi sarebbe d'una riforma generale nei religiosi, nei preti e nei secolari, nel veder così dilatata dappertutto la corruzione dei costumi. Quindi bisogna replicare ogni giorno la preghiera di  Davide, la quale è molto a proposito in questi tempi: Deus virtutum, convertere, respice de coelo, et vide, et visita vineam istam; et perfice eam, quam plantavit dextera tua et super filium hominis, quem confirmasti tibi. Signore, la vigna, la vostra Chiesa piantata dal vostro Figlio col suo sangue, sta rovinata per ogni parte; venite, visitatela, ristoratela voi che solo potete ristorarla.

(Brano tratto dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori)



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martedì 21 ottobre 2025

San Diego di Alcalá (lk) 242 (17-10-25)

Immagine di San Diego di Alcalá
Un umile francescano al servizio degli ultimi

San Diego di Alcalá, nato intorno al 1400 nel piccolo villaggio di San Nicolás del Puerto, in Andalusia, è una figura di grande rilievo nel panorama dei santi francescani del XV secolo. Il suo nome di battesimo era Diego, e "de Alcalá" si riferisce alla città in cui visse gran parte della sua vita religiosa e dove morì. La sua santità non risiede in grandi gesta teologiche o in opere monumentali, ma nella sua umiltà, nel suo profondo spirito di carità e nella sua incrollabile fede, vissuta nel quotidiano servizio ai malati e ai poveri.

Fin dalla giovinezza, Diego mostrò un'attrazione irresistibile per la vita religiosa e la povertà evangelica. Entrò come fratello laico nell'Ordine dei Frati Minori, un ramo dell'Ordine francescano, dedicandosi a mestieri umili e a una vita di preghiera intensa. A differenza dei sacerdoti, i fratelli laici non ricevevano l'ordinazione, ma contribuivano alla vita dell'Ordine attraverso il lavoro manuale e la carità. Diego si distinse in entrambi gli ambiti, diventando un esempio vivente della spiritualità francescana.


Il miracolo dei pani e la carità senza confini

Una delle storie più celebri e significative della sua vita è il "miracolo dei pani". Diego, che aveva il compito di elemosinare per il convento, era noto per la sua generosità illimitata. Spesso dava ai poveri e ai malati parte del pane e del cibo che aveva raccolto, incurante del fatto che non ne rimanesse abbastanza per i suoi confratelli. Un giorno, un superiore lo affrontò, rimproverandolo per questa "imprudenza". Quando Diego aprì il suo mantello per mostrare ciò che aveva, il pane che vi aveva riposto si era miracolosamente trasformato in un cesto di rose. Questo miracolo, raffigurato in innumerevoli opere d'arte, simboleggia la sua profonda fiducia nella Divina Provvidenza e l'assoluta priorità che dava alla carità verso il prossimo.

La sua fama di santità si diffuse in tutta la Spagna e oltre, non solo per i miracoli ma anche per il suo servizio instancabile. Diego si dedicò in particolare alla cura dei malati e dei lebbrosi, un impegno che pochi osavano intraprendere. Durante la sua missione missionaria nelle Isole Canarie, fu anche superiore del convento francescano di Fuerteventura.


La canonizzazione e l'eredità spirituale

San Diego morì nel 1463 nel convento di Santa María de Jesús ad Alcalá de Henares, una città che oggi porta il suo nome per via della sua profonda devozione. Il suo corpo, rimasto incorrotto, divenne subito oggetto di venerazione. La sua santità fu ufficialmente riconosciuta da papa Sisto V, che lo canonizzò nel 1588, rendendolo il primo santo canonizzato dalla Spagna dopo la Riconquista.

L'eredità di San Diego di Alcalá è un potente promemoria che la santità può essere trovata nel cuore di un servizio umile e disinteressato. La sua vita ci insegna che l'amore per Dio si manifesta concretamente nell'amore per i poveri, i malati e i sofferenti. Egli rimane un modello per i laici e per tutti coloro che cercano di vivere il Vangelo con semplicità e carità. La città di San Diego in California deve il suo nome proprio a lui, un omaggio duraturo alla sua memoria.

Le cattive amicizie portano alla rovina

Beata Vergine Maria
[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].

Il rispetto umano non vi trattenga giammai dal mostrare la vostra devozione a Maria. In Praga, in una festa solenne della Madonna, usciva di buon mattino un giovane congregato di Maria, per accostarsi ai Sacramenti secondo le regole della Congregazione. Lungo la strada si scontrò in certi suoi compagni, i quali gli offersero confetti e pastiglie di cui essi andavano cibandosi allegramente. Egli dapprima con bella grazia se ne scusò, ma quelli incalzando sempre più, per paura che non indovinassero forse la cagione del suo tenersi digiuno, e lo beffeggiassero, si indusse ad accondiscendere alle istanze. Avrebbe poi voluto avere almeno tempo di confessarsi; e però cercava di congedarsi; ma quelli invece lo invitarono ad andare con loro per ristorarsi dopo il cibo con qualche spiritoso liquore; ed anche in questo egli non seppe dir di no. A nessun costo poi avrebbe voluto mancare in quella festa alla S. Messa e alla Congregazione solenne. Ma i compagni un po' insospettiti di ciò, gli domandarono beffardamente se voleva forse fare il santocchio, ed egli vinto dal rispetto umano, si determinò a starsene con loro. Riscaldati adunque da quelle spiritose bevande, tutti insieme si diedero a percorrere le contrade braveggiando, cantando e facendo anche insolenze e villanie a quelli che incontravano. Così si comportava pure il nostro giovane per non essere da meno dei compagni. Se non che un corale, da lui insultato, si rivoltò sdegnosamente contro di esso, e venuto a rissa, andò la cosa così avanti che si die' di piglio alla spada. Dopo vari colpi scambiatisi insieme, il misero giovane ricevette da ultimo un fendente di tanta forza, che lo fece stramazzare a terra, dove perduti i sensi, senza dar alcun segno di pentimento poco dopo spirò. Ecco a che mal termine fu passo passo condotto dai rispetti umani quel giovane disgraziato, uscito di casa con sì buone disposizioni!

Pensiero del giorno

Il Breviario deve essere la preghiera del Sacerdote, il quale né deve lasciarsi sopraffare dalle occupazioni esterne né può sperare frutto alcuno da una vita affaccendata, ma non fecondata dalla preghiera.

[Pensiero tratto dal diario di Mons. Luigi Carlo Borromeo (1893 – 1975), vescovo di Pesaro].

lunedì 20 ottobre 2025

Divorziare è peccato? (lk)

Sì, secondo i tradizionali manuali di Teologia Morale cattolica, il divorzio è considerato un grave peccato (mortale), in quanto costituisce un attentato diretto all'indissolubilità del matrimonio, un dogma centrale della fede cattolica. (Nota bene: non è peccato chiedere il divorzio di un matrimonio celebrato civilmente, di cui almeno uno dei due nubendi sia cattolico, perché in questo caso non si tratta di un matrimonio valido davanti a Dio).

In questo articolo, per quanto riguarda la peccaminosità del divorzio, ci si riferisce solo ai matrimoni veri: sia quelli sacramentali che quelli puramente naturali celebrati da non cristiani. 

Il divorzio, nel contesto della dottrina morale tradizionale, è peccato per diverse ragioni chiave:

1. Attacco all'Indissolubilità Sacramentale

  • Matrimonio come Sacramento: Per la Chiesa Cattolica, il matrimonio tra battezzati è un sacramento, istituito da Cristo stesso e elevato a segno dell'unione indissolubile tra Cristo e la Chiesa.

  • Irrevocabilità: La caratteristica essenziale del matrimonio è la sua indissolubilità ("Ciò che Dio ha unito, l'uomo non separi" - Matteo 19:6). Il vincolo coniugale, una volta validamente contratto e consumato, non può essere sciolto da alcuna autorità umana (civile o ecclesiastica).

  • Il Peccato di Divorzio: Il divorzio è visto come un atto che contesta e rompe apertamente il vincolo sacro e irrevocabile. È un peccato contro la fedeltà al sacramento e alla promessa fatta a Dio.

2. Violazione del Sesto Comandamento e Adulterio

Il peccato associato al divorzio non si esaurisce nella rottura del vincolo, ma si aggrava se la persona divorziata si risposa civilmente o intraprende una nuova unione sessuale.

  • Adulterio: Chi divorzia e si risposa civilmente o convive, secondo la morale tradizionale, commette adulterio continuato. Questo perché, agli occhi di Dio e della Chiesa, il primo vincolo è ancora valido, e qualsiasi altra unione sessuale è considerata al di fuori del matrimonio legittimo.

  • Stato di Peccato Mortale: Vivere in uno stato di adulterio continuato comporta la permanenza in uno stato di peccato mortale abituale, precludendo l'accesso ai sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione (Confessione), a meno che la coppia non decida di separarsi o di vivere "come fratello e sorella" (cioè senza rapporti sessuali).

3. Scandalo

Il divorzio è anche un peccato perché genera scandalo, specialmente se la persona è pubblicamente conosciuta come cattolica.

  • Lo scandalo si verifica quando un atto, anche se non inteso a ciò, induce altri a commettere il male o a confondere i fedeli riguardo la legge morale. Il divorzio, soprattutto se seguito da un nuovo matrimonio civile, è visto come un cattivo esempio che minimizza la gravità dell'indissolubilità matrimoniale.

È importante notare che la Chiesa cattolica ammette la separazione coniugale (cessazione della coabitazione) nei casi gravi (ad esempio se una moglie non vuole più vivere col marito colpevole di adulterio), ma non lo scioglimento del vincolo (il divorzio). L'unico processo che può dichiarare un matrimonio nullo è la dichiarazione di nullità da parte del tribunale ecclesiastico, che non scioglie il vincolo, ma dichiara che il vincolo non è mai esistito validamente fin dall'inizio.