Cordialiter
Cordialiter
In uno dei lebbrosari d'America, affidato alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e passato in questi ultimi anni per dure prove, si ebbero, pochi mesi or sono dei veri miracoli di misericordia divina, dischiusi a conforto di quelle eroiche missionarie che rimasero al loro posto in difficili e quasi insostenibili situazioni. Ne riportiamo brevemente qualcuno.
Il primo riguarda proprio uno dei maggiori esponenti dei disordini interni: un infermo che per il suo spirito sovversivo, non vinto dalla carità, anzi sempre più accanito nella propaganda irreligiosa e rivoluzionaria, alla fine del 1940 con grande pena era stato allontanato dall'Ospedale. Si continuava tuttavia a seguirlo con la preghiera, ostinandosi a sperarne il ravvedimento... Ed eccolo, poco tempo dopo, ripresentarsi pregando e supplicando, perfino in ginocchio, d'esser ripreso all'Ospedale, perchè fuori non poteva più vivere. Fu accolto, e non si rese indegno del generoso perdono, mostrandosi subito completamente mutato. Non più una parola di bestemmia o di rivolta, e neppure di lamento: grato di tutto, diceva di voler soffrire ogni cosa in espiazione della sua triste vita. Ricevette più volte i santi Sacramenti, e, dopo aver chiesto ancora ripetutamente perdono, spirò in pace.
Un altro lebbroso, esasperato dalla sofferenza, aveva tentato di affrettarsi la morte con una forte dose di narcotico, e giaceva in una specie di letargo, dal quale i medici non riuscivano a destarlo. Il suo stato era gravissimo: sarebbe certamente morto presto senza potersi più risvegliare dal sonno micidiale. Possibile che Maria Ausiliatrice lo lasciasse morire così?... Si pregò con vivissima fede, e non invano: contro ogni previsione il disgraziato, dopo un giorno e mezzo, si destò, pentito, e chiedendo con premura il sacerdote. Ebbe tempo di confessarsi, di ricevere la santa Comunione; all'indomani festa di S. Giuseppe, patrono dell'Ospedale, s'addormentò nel sonno d'una placida morte.
Il terzo, un giovane di ventotto anni, si presentò al Lazzaretto dicendo che voleva provare se là potesse stare un po' meglio, perchè soffriva molto. Era però ormai al termine della vita; il suo aspetto non lasciava alcun dubbio; quindi, dopo avergli prestate le più sollecite cure, gli si consigliò di ricevere i Sacramenti. Ma egli non ne volle sapere; disse che era venuto all'Ospedale per guarire, e che non gli si parlasse mai nè di sacerdote nè di religione... Dunque, non rimaneva che pregare e sperare, tentando magari di aprirsi la via con una medaglia di Maria Ausiliatrice: l'avrebbe respinta?... No: la baciò, anzi, mormorando un « aiutami » che schiuse l'animo alla speranza. Ma cercato di toccare ancora il punto dei Sacramenti, si ostinò nel rifiuto.
Più tardi il sacerdote tentò di avvicinarlo, di dirgli qualche parola: inutilmente; respinto, dovette allontanarsi, lasciandolo quasi alle soglie dell'eternità. La Suora infermiera, intanto continuava ad assisterlo, pregando e spiando ansiosa il rivelarsi d'uno degli ultimi assalti della misericordia divina, mentre il tempo, ormai così breve, scorreva rapidamente. Ma a un tratto il giovane si riscosse, e rivolto alla Suora, le disse che gli rincresceva d'aver mandato via tanto male il sacerdote... Un attimo di luce accolto e secondato; poi la grazia della confessione, della prima ed ultima Comunione, e la morte cristiana, confortata dalle speranze immortali.
Molte simili conversioni straordinarie si potrebbero aggiungere ancora; senza contare gli altri miracoli che la grazia divina va operando nel Lazzaretto in non poche anime, assurte attraverso il dolore a cime ben alte d'immolazione e di santità: sono i fiori più belli germinati dall'apostolato missionario fra i lebbrosi.
Carissimi,
ho letto, tempo fa, in un periodico, un episodio che può richiamare la vostra attenzione sui segreti eroismi di una persona che vi dev'essere sommamente cara: la vostra mamma.
In una scuoletta di campagna un'insegnante aveva spiegato, alle sue allieve di terza elementare, le qualità che deve avere un eroe. «Eroe - ella disse - è colui che, essendo molto coraggioso, compie cose grandi, belle e difficili».
Per assicurarsi poi che le bambine avessero capito, le invitò a scrivere il nome degli eroi che preferivano.
In fondo alla classe, una fanciulla, Maria, se ne stava incerta, esitante... Stentava, poverina, a tener dietro alla classe. Ella doveva sovente perdere delle lezioni per badare ai fratellini, perchè la sua mamma era vedova e faceva la lavandaia.
Finalmente scrisse anch'essa qualche cosa...
L'insegnante raccolse le pagine, lesse le varie risposte. I nomi più noti degli eroi moderni ed antichi passarono in rassegna. E fu la volta del foglio di Maria. L'insegnante lo scorse con trepidazione nel timore di dover umiliare la fanciulla. Ma ecco i suoi occhi riempirsi di lacrime e la sua voce tremare nel pronunciare un nome: sul foglio bianco c'era scritta una sola parola: «Mamma»!
Si fece un grande silenzio.
Tutti pensarono alla mamma di Maria sempre così pallida, sempre così stanca, con il suo grande fagotto di biancheria sulle spalle e i piccoli attaccati alle sue vesti...
Poi ciascuno pensò alla propria mamma ed ai sacrifici che ogni giorno si impone per la famiglia, per la casa. La mamma: la prima ad alzarsi, l'ultima a coricarsi! la mamma: sempre in faccende, sempre al lavoro, tutta sacrificata pel bene dei suoi cari, sempre sorridente anche quando il cuore le si spezza e gli occhi vorrebbero gonfiarsi di pianto... Le fanciulle compresero allora quello a cui non avevano forse mai pensato: che essere mamma vuol dire «fare con coraggio qualche cosa di molto bello, molto buono e molto difficile».
Miei cari, pensate anche voi qualche istante alla vostra mamma. Ricordate quanto disse il Santo Padre Pio XII nell'udienza pubblica del 31 gennaio u. s.: «Dispiacere a un padre o ad una madre: supremo dolore di un fanciullo bene educato»; e proponetevi di compensare i suoi sacrifici e quelli del vostro babbo colla vostra buona condotta.
Vostro aff.mo Don Giulivo
— Signor marchese, rammenti che la promessa non l’ha fatta a Don Bosco ma al Signore, e con Dio non si scherza! Con la sua Madre Santissima non si burla: pensi a quel che fa!
E salutandolo cortesemente, afflitto per quell'ingratitudine che prevedeva severamente punita, se ne andò. Poche ore dopo il bimbo fu colto improvvisamente da grave malore. I genitori capirono che si trattava del castigo di Dio e corsero a chiamare Don Bosco, il quale quando giunse non poté che constatare la morte del piccino.
[Brano tratto da "Direzione spirituale e gioventù d'oggi", di Don Giovanni Barra, Alzani Editore, 1959].
«Un gentiluomo, padre d'una novizia dipendente dalla beata Margherita Maria, era morto da poco, e fu raccomandato alle preghiere della comunità. La carità di suor Margherita la impegnò a pregare per
lui in modo particolare. La novizia alcuni giorni dopo venne ancora a raccomandarlo alle sue preghiere. «Figlia mia, le disse allora la sua santa maestra, statevene quieta: vostro padre è nello stato di farci parte delle sue preghiere anziché aver bisogno delle nostre». Poscia aggiunse: «Chiedete alla signora vostra madre qual è la generosa azione che prima di morire fece suo marito, e che gli rese favorevole il giudizio di Dio». L'azione di cui parlava la serva di Dio era ignorata dalla novizia. La novizia non vide sua madre che molto tempo dopo, il giorno della sua professione. Allora domandò qual era l'azione di generosa carità che prima di morire aveva fatto suo padre. «Quando gli venne portato il santo Viatico, egli aveva domandato perdono al macellaio di quel paese, che aveva accompagnato il SS. Sacramento, per alcune parole offensive dettegli tempo prima e gli aveva stretto la mano alla presenza degli astanti». - Da Dio solo suor Margherita aveva conosciuto quanto era avvenuto in quella circostanza. Aggiungiamo che Dio con questa rivelazione, volle una volta di più mostrarci che la carità copre la moltitudine dei peccati e ci farà trovar indulgenza nel giorno della giustizia».
[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].

Impariamo da Gesù nel presepio che tutto ciò che di grande ci fa vedere il mondo, non è altro che illusione e bugia.
(San Francesco di Sales)