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lunedì 29 dicembre 2025

Come convertire una persona musulmana o atea al cristianesimo?

Tempo fa una studentessa universitaria mi ha raccontato di aver avuto una disputa teologica con una sua collega musulmana. Mi ha chiesto come poter fare a convertirla al cattolicesimo. Ecco la mia risposta. 

 

Cara sorella in Cristo,
ti ringrazio per avermi scritto, spero di poter esserti di qualche utilità.

Hai fatto bene a non leggere il Corano. Per istruirsi sull'islam, l'ideale sarebbe leggere gli scritti di autori cattolici di buona dottrina che confutano gli errori di Maometto.

Io, sull'islam, diversi anni fa ho letto quel che scrisse sant'Alfonso Maria de Liguori. Se vuoi potrei inviarti questi brani sulla religione maomettana tratti da un suo libro di apologetica (se non ricordo male sono poche pagine).

Tuttavia penso che questi scritti alfonsiani che confutano gli insegnamenti maomettani, pur essendo interessanti per noi cattolici, non siano utili per cercare di convertire quella tua amica che hai conosciuto all'università.

Infatti quando si tratta di fare apostolato c'è bisogno di utilizzare molta prudenza e molta delicatezza, altrimenti si rischia di ottenere l'effetto opposto. Per una persona convintamente musulmana sentir parlare contro gli errori divulgati da Maometto equivale a una sorta di blasfemia. Quindi se ad una tal persona le si riferisse quel che diceva Sant'Alfonso al riguardo dell'islam, si rischierebbe di farla irrigidire nelle sue idee e di aumentare la sua ostilità nei confronti del cristianesimo.

Se io fossi uno studente e avessi un compagno di classe musulmano, parlerei di religione solo se fosse lui a farmi qualche domanda specifica al riguardo. In questo caso risponderei volentieri. Per il resto cercherei di trattarlo con tanta carità cristiana, comportandomi con lui in maniera gioviale, fraterna, leale, corretta e caritatevole. Per convertire un musulmano (ma lo stesso discorso vale per un ateo o per un ebreo che segue il Talmud) è difficilissimo ottenere risultati positivi mediante delle dispute teologiche, invece, mediante l'apostolato del buon esempio, trattando il prossimo con tanta carità fraterna, è più facile riuscire ad aprire una breccia nel suo cuore e a fargli sentire interesse a conoscere il cristianesimo.

Se vuoi potrei inviarti (gratuitamente) in formato elettronico alcuni tradizionali manuali di Teologia Dogmatica, così quando vorrai chiarire qualche verità di fede, potrai consultarli agevolmente.

Nella speranza di esserti stato di qualche utilità, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter 

Pensiero del giorno

Nessuna cosa ci rende così simili a Dio, come il perdonare i nemici.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori)

domenica 28 dicembre 2025

Conversioni avvenute tra i lebbrosi

Chi ama Gesù cristo rimane confortato quando viene a sapere che delle anime si sono convertite a Dio, soprattutto se ciò avviene in punto di morte. A tal proposito riporto un articolo intitolato "Apostolato fra i lebbrosi" pubblicato sul "Bollettino Salesiano" del febbraio del 1942.

In uno dei lebbrosari d'America, affidato alle Figlie di Maria Ausiliatrice, e passato in questi ultimi anni per dure prove, si ebbero, pochi mesi or sono dei veri miracoli di misericordia divina, dischiusi a conforto di quelle eroiche missionarie che rimasero al loro posto in difficili e quasi insostenibili situazioni. Ne riportiamo brevemente qualcuno. 

Il primo riguarda proprio uno dei maggiori esponenti dei disordini interni: un infermo che per il suo spirito sovversivo, non vinto dalla carità, anzi sempre più accanito nella propaganda irreligiosa e rivoluzionaria, alla fine del 1940 con grande pena era stato allontanato dall'Ospedale. Si continuava tuttavia a seguirlo con la preghiera, ostinandosi a sperarne il ravvedimento... Ed eccolo, poco tempo dopo, ripresentarsi pregando e supplicando, perfino in ginocchio, d'esser ripreso all'Ospedale, perchè fuori non poteva più vivere. Fu accolto, e non si rese indegno del generoso perdono, mostrandosi subito completamente mutato. Non più una parola di bestemmia o di rivolta, e neppure di lamento: grato di tutto, diceva di voler soffrire ogni cosa in espiazione della sua triste vita. Ricevette più volte i santi Sacramenti, e, dopo aver chiesto ancora ripetutamente perdono, spirò in pace. 

Un altro lebbroso, esasperato dalla sofferenza, aveva tentato di affrettarsi la morte con una forte dose di narcotico, e giaceva in una specie di letargo, dal quale i medici non riuscivano a destarlo. Il suo stato era gravissimo: sarebbe certamente morto presto senza potersi più risvegliare dal sonno micidiale. Possibile che Maria Ausiliatrice lo lasciasse morire così?... Si pregò con vivissima fede, e non invano: contro ogni previsione il disgraziato, dopo un giorno e mezzo, si destò, pentito, e chiedendo con premura il sacerdote. Ebbe tempo di confessarsi, di ricevere la santa Comunione; all'indomani festa di S. Giuseppe, patrono dell'Ospedale, s'addormentò nel sonno d'una placida morte. 

Il terzo, un giovane di ventotto anni, si presentò al Lazzaretto dicendo che voleva provare se là potesse stare un po' meglio, perchè soffriva molto. Era però ormai al termine della vita; il suo aspetto non lasciava alcun dubbio; quindi, dopo avergli prestate le più sollecite cure, gli si consigliò di ricevere i Sacramenti. Ma egli non ne volle sapere; disse che era venuto all'Ospedale per guarire, e che non gli si parlasse mai nè di sacerdote nè di religione... Dunque, non rimaneva che pregare e sperare, tentando magari di aprirsi la via con una medaglia di Maria Ausiliatrice: l'avrebbe respinta?... No: la baciò, anzi, mormorando un « aiutami » che schiuse l'animo alla speranza. Ma cercato di toccare ancora il punto dei Sacramenti, si ostinò nel rifiuto. 

Più tardi il sacerdote tentò di avvicinarlo, di dirgli qualche parola: inutilmente; respinto, dovette allontanarsi, lasciandolo quasi alle soglie dell'eternità. La Suora infermiera, intanto continuava ad assisterlo, pregando e spiando ansiosa il rivelarsi d'uno degli ultimi assalti della misericordia divina, mentre il tempo, ormai così breve, scorreva rapidamente. Ma a un tratto il giovane si riscosse, e rivolto alla Suora, le disse che gli rincresceva d'aver mandato via tanto male il sacerdote... Un attimo di luce accolto e secondato; poi la grazia della confessione, della prima ed ultima Comunione, e la morte cristiana, confortata dalle speranze immortali. 

Molte simili conversioni straordinarie si potrebbero aggiungere ancora; senza contare gli altri miracoli che la grazia divina va operando nel Lazzaretto in non poche anime, assurte attraverso il dolore a cime ben alte d'immolazione e di santità: sono i fiori più belli germinati dall'apostolato missionario fra i lebbrosi.

Pensiero del giorno

Poichè l'amore soprannaturale del prossimo è anch'esso un atto d'amor di Dio, tutti i servizi che rendiamo ai nostri fratelli, vedendo in loro un riflesso delle divine perfezioni, o (...) vedendo in loro Gesù Cristo, diventano tutti atti d'amore che ci fanno avanzare verso la santità. Amare dunque Dio e il prossimo per Dio, ecco il segreto della perfezione, purchè su questa terra vi si aggiunga il sacrificio.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Desclée & Co., 1928].

sabato 27 dicembre 2025

Mamme eroiche

Donne cattoliche in preghiera col velo in testa
Lettera di Don Giulivo ai giovani pubblicata sul "Bollettino Salesiano" dell'aprile del 1940.


Carissimi, 

ho letto, tempo fa, in un periodico, un episodio che può richiamare la vostra attenzione sui segreti eroismi di una persona che vi dev'essere sommamente cara: la vostra mamma. 

In una scuoletta di campagna un'insegnante aveva spiegato, alle sue allieve di terza elementare, le qualità che deve avere un eroe. «Eroe - ella disse - è colui che, essendo molto coraggioso, compie cose grandi, belle e difficili». 

Per assicurarsi poi che le bambine avessero capito, le invitò a scrivere il nome degli eroi che preferivano. 

In fondo alla classe, una fanciulla, Maria, se ne stava incerta, esitante... Stentava, poverina, a tener dietro alla classe. Ella doveva sovente perdere delle lezioni per badare ai fratellini, perchè la sua mamma era vedova e faceva la lavandaia. 

Finalmente scrisse anch'essa qualche cosa... 

L'insegnante raccolse le pagine, lesse le varie risposte. I nomi più noti degli eroi moderni ed antichi passarono in rassegna. E fu la volta del foglio di Maria. L'insegnante lo scorse con trepidazione nel timore di dover umiliare la fanciulla. Ma ecco i suoi occhi riempirsi di lacrime e la sua voce tremare nel pronunciare un nome: sul foglio bianco c'era scritta una sola parola: «Mamma»! 

Si fece un grande silenzio. 

Tutti pensarono alla mamma di Maria sempre così pallida, sempre così stanca, con il suo grande fagotto di biancheria sulle spalle e i piccoli attaccati alle sue vesti... 

Poi ciascuno pensò alla propria mamma ed ai sacrifici che ogni giorno si impone per la famiglia, per la casa. La mamma: la prima ad alzarsi, l'ultima a coricarsi! la mamma: sempre in faccende, sempre al lavoro, tutta sacrificata pel bene dei suoi cari, sempre sorridente anche quando il cuore le si spezza e gli occhi vorrebbero gonfiarsi di pianto... Le fanciulle compresero allora quello a cui non avevano forse mai pensato: che essere mamma vuol dire «fare con coraggio qualche cosa di molto bello, molto buono e molto difficile». 

Miei cari, pensate anche voi qualche istante alla vostra mamma. Ricordate quanto disse il Santo Padre Pio XII nell'udienza pubblica del 31 gennaio u. s.: «Dispiacere a un padre o ad una madre: supremo dolore di un fanciullo bene educato»; e proponetevi di compensare i suoi sacrifici e quelli del vostro babbo colla vostra buona condotta. 

Vostro aff.mo Don Giulivo

Pensiero del giorno

[...] i cristiani trovano, nelle promesse della fede che praticano, la forza di sacrificarsi, e vedono nella morte stessa non la fine irreparabile di tutto, ma il principio della vera vita.

[Pensiero tratto da "La via mirabile", di Don Giulio Barsotti, casa editrice San Paolo, 1944]

venerdì 26 dicembre 2025

Messa in suffragio delle anime dei parenti defunti dei sostenitori del blog

È dal 2008 che gestisco (da solo) il blog "Cordialiter" e rispondo alle innumerevoli e-mail dei lettori. Se in questi anni è stato fatto un po' di bene alle anime dei lettori, il merito è anche dei sostenitori.

Per manifestare la mia gratitudine nei loro confronti sono lieto di annunciare che venerdì 2 gennaio sarà celebrata una Messa in suffragio delle anime dei parenti defunti dei sostenitori del blog. Qualora dei parenti defunti (nonni, ecc.) fossero in purgatorio, vi saranno grati per gli "sconti di pena" che otterranno grazie al Santo Sacrificio della Messa che verrà offerto in oblazione a Dio in suffragio delle loro anime, le quali ardono dal desiderio di unirsi presto alla Santissima Trinità nella Patria Celeste.

Dio punisce gli avari

San Giovanni Bosco
Nelle “Memorie biografiche” riguardanti San Giovanni Bosco si narra che due nobili coniugi torinesi erano afflitti per non aver avuto la gioia di diventare papà e mamma. Chiamarono Don Bosco e lo pregarono di intercedere dal Signore la grazia che tanto desideravano. Lui li benedisse e promise in nome di Dio che sarebbero stati esauditi ma avrebbero dovuto fare un’offerta per la chiesa di Maria Ausiliatrice. Il bimbo finalmente arrivò, ma i genitori non vollero mantenere la promessa. Don Bosco in quel periodo si trovava (come al solito) in gravi difficoltà economiche a causa delle enormi spese che doveva affrontare per sostenere la sua opera di apostolato, pertanto decise di ricorrere ai suddetti nobili coniugi, i quali però non volevano saperne di aiutarlo. Allora quel santo prete piemontese disse:

— Signor marchese, rammenti che la promessa non l’ha fatta a Don Bosco ma al Signore, e con Dio non si scherza! Con la sua Madre Santissima non si burla: pensi a quel che fa!

E salutandolo cortesemente, afflitto per quell'ingratitudine che prevedeva severamente punita, se ne andò. Poche ore dopo il bimbo fu colto improvvisamente da grave malore. I genitori capirono che si trattava del castigo di Dio e corsero a chiamare Don Bosco, il quale quando giunse non poté che constatare la morte del piccino.

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Pensiero del giorno

«Se dovete trattare con un briccone — dice il direttore del penitenziario di Sing-Sing, — il solo metodo consigliabile è di trattarlo come se fosse un galantuomo. Egli ne resterà così lusingato e commosso che farà di tutto per comportarsi bene, orgoglioso che qualcuno si sia fidato di lui». 

[Brano tratto da "Direzione spirituale e gioventù d'oggi", di Don Giovanni Barra, Alzani Editore, 1959].

giovedì 25 dicembre 2025

L'eccellenza della virtù della dolcezza

Volto dolcissimo di Gesù Cristo
[Brani tratti da "Compendio di Teologia Ascetica e Mistica", di Padre Adolphe Tanquerey (1854-1932), zelantissimo sacerdote francese].

 
L'eccellenza della dolcezza

La dolcezza è virtù eccellente in sè e negli effetti. [...] il grande vantaggio della dolcezza è di far regnare la pace nell'anima, pace con Dio, col prossimo, con se stesso.

a) Con Dio, perchè ci fa accettare tutti gli avvenimenti, anche più disgustosi, con calma e serenità, come mezzi di progredire nelle virtù, e soprattutto nell'amor di Dio: "Sappiamo infatti, dice S. Paolo, che ogni cosa concorre al bene di quelli che amano Dio: diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum".

b) Col prossimo: perchè, prevenendo e reprimendo i moti di collera, ci fa sopportare i difetti del prossimo e ci fa stare con lui in buona relazione, o almeno non ci lascia internamente turbare se altri s'adira contro di noi.

c) Verso se stesso: quando si è commesso qualche errore o preso qualche abbaglio, uno non si impazienta nè si irrita, ma si corregge con tranquillità, con compassione, senza stupirsi dei suoi falli, giovandosi dell'acquistata esperienza per stare più vigilante. [...] Così si conserva la pace, che è uno dei beni più preziosi.

Pratica della virtù della dolcezza

[...] Ad imitar Nostro Signore:

a) eviteremo gli alterchi, [...] le parole e gli atti offensivi o sgarbati, per non allontanare i timidi. Baderemo a non rendere mai male per male [...]; a non parlare quando siamo in collera.

b) Ci studieremo invece di trattar con riguardo quelli che ci si avvicinano; di aver per tutti viso allegro ed affabile, anche quando ci tornino noiosi e pesanti; di accogliere con bontà particolare i poveri, gli afflitti, gli infermi, i peccatori, i timidi, i fanciulli; di addolcire con qualche buona parola le riprensioni che siamo costretti a fare; di mostrarci santamente premurosi di rendere servizi, facendo talora anche di più di quanto ci si domanda, e soprattutto facendolo con grazia. [...]

I perfetti si sforzano d'imitare la dolcezza stessa di Dio, come nota l'Olier: "Dio è la dolcezza per essenza, e quando vuol parteciparla all'anima, si stabilisce talmente in lei, che ella [...] è tutta perduta in Dio, nel suo essere, nella sua vita, nella sua sostanza, nelle sue perfezioni; di modo che tutto ciò che fa lo fa con dolcezza; e anche quando opera con zelo, è sempre con dolcezza, l'amarezza e l'acredine non trovando più posto in lei come non lo trovano in Dio".

Pensiero del giorno

Sacro Cuore di Gesù
Dio ci ama da tutta l'eternità e brama quindi di unirsi a noi (...). Con instancabile amore ci cerca, ci insegue, come se non potesse essere felice senza di noi.

[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

mercoledì 24 dicembre 2025

Dio usa misericordia con le persone che in vita furono caritatevoli

Dagli Scritti di Padre François Xavier Schouppe (1823-1904).


Se è vero che il Signore severamente punisce le anime che dimenticarono la carità, avrà una indicibile misericordia per quelli che avranno praticato questa virtù del suo Cuore. Abbiate sopra tutto, ci dice per mezzo del suo apostolo S. Pietro, una perseverante carità, gli uni per gli altri, poiché la carità copre la moltitudine dei peccati. Ascoltiamo ancora Mons. Languet nella Vita della B. Margherita Maria.

«Un gentiluomo, padre d'una novizia dipendente dalla beata Margherita Maria, era morto da poco, e fu raccomandato alle preghiere della comunità. La carità di suor Margherita la impegnò a pregare per

lui in modo particolare. La novizia alcuni giorni dopo venne ancora a raccomandarlo alle sue preghiere. «Figlia mia, le disse allora la sua santa maestra, statevene quieta: vostro padre è nello stato di farci parte delle sue preghiere anziché aver bisogno delle nostre». Poscia aggiunse: «Chiedete alla signora vostra madre qual è la generosa azione che prima di morire fece suo marito, e che gli rese favorevole il giudizio di Dio». L'azione di cui parlava la serva di Dio era ignorata dalla novizia. La novizia non vide sua madre che molto tempo dopo, il giorno della sua professione. Allora domandò qual era l'azione di generosa carità che prima di morire aveva fatto suo padre. «Quando gli venne portato il santo Viatico, egli aveva domandato perdono al macellaio di quel paese, che aveva accompagnato il SS. Sacramento, per alcune parole offensive dettegli tempo prima e gli aveva stretto la mano alla presenza degli astanti». - Da Dio solo suor Margherita aveva conosciuto quanto era avvenuto in quella circostanza. Aggiungiamo che Dio con questa rivelazione, volle una volta di più mostrarci che la carità copre la moltitudine dei peccati e ci farà trovar indulgenza nel giorno della giustizia».


[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].

Pensiero del giorno

San Francesco di Sales

Impariamo da Gesù nel presepio che tutto ciò che di grande ci fa vedere il mondo, non è altro che illusione e bugia.


(San Francesco di Sales)

martedì 23 dicembre 2025

Gratitudine

Ripubblico un'e-mail che tempo fa ho inviato a un generoso sostenitore del blog.


Caro (...),
quando nel 2008 ho aperto il blog "Cordialiter" (sembra passato un secolo!) si respirava ancora l'atmosfera di entusiasmo per il motu proprio Summorum Pontificum che era ancora "fresco di stampa" (era stato promulgato l'anno prima). Sull'onda dell'entusiasmo nacquero tanti blog filo tradizionali, molti dei quali sono scomparsi dopo qualche tempo. Ti confesso che anche io ho pensato varie volte di "tagliare la corda", poiché gestire seriamente un blog assorbe un sacco di tempo (soprattutto per rispondere alla corrispondenza... sembro una calamita per persone che hanno problemi di vario genere, alle quali cerco di dare qualche parola di conforto onde evitare che possano sentirsi abbandonate da tutti e cadere in depressione... quante sono!). Non ti parlo poi di certi tradimenti che ho subito persino da persone che avevo beneficato, ti dico solo che fa male ricevere "pugnalate alle spalle" da parte di gente che consideravo amica.

Uno dei motivi per cui non ho abbandonato il blog è che tante persone mi hanno detto che si sentono edificare l'animo nel leggere i post che pubblico. Mi sentirei quasi un traditore se abbandonassi queste persone con cui ho un fraterno rapporto di amicizia. Se anche una sola di queste persone leggendo il blog facesse un pensiero d'affetto nei confronti del Redentore Divino, mi riterrei soddisfatto, poiché lo scopo principale del sito consiste nell'incoraggiare le anime ad amare Dio, fine ultimo della nostra esistenza. Ma se tutto ciò è possibile è anche grazie a persone come te (purtroppo, non molte) che continuano a sostenere il lavoro che c'è dietro ai vari blog (anche quello vocazionale assorbe un sacco di tempo, ma ha dato bei frutti). L'intramontabile Catechismo di San Pio X insegna che Dio è rimuneratore: castiga il male e premia il bene. Supplico la Santissima Trinità di ricompensarti per tutto ciò che hai fatto per me in questi anni (troppo grande sarebbe la mia ingratitudine se me ne dimenticassi). Desidero principalmente il tuo bene spirituale, il quale consiste nel conoscere, amare e servire il Signore, nella speranza di andare in Cielo ad amarlo per sempre, pertanto prego Iddio di donarti la "grazia delle grazie", ossia il dono della perseveranza finale.

Rinnovandoti la mia gratitudine, ti saluto cordialmente in Corde Matris.

Cordialiter

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