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martedì 19 marzo 2024

Diffondere la devozione per San Giuseppe

[Pubblico alcuni brani tratti da "San Giuseppe - Mese in suo onore" di Don Giuseppe Tomaselli, Imprimatur Messanae, 30 - 9 - 1962 Can. Pantaleon Minutoli Pr. V. G.].


Un ricco signore da anni si era sposato ed aveva avuto da Dio il dono di tre figliuoli. Era devoto di San Giuseppe ed ogni anno solennizzava il 19 Marzo, implorando la benedizione del Patriarca sui figli.

Accadde che proprio nel giorno della festa di San Giuseppe venne a morire un figlio. L'anno seguente, e precisamente il 19 Marzo, morì il secondo figlio. Il pio genitore non cessò di onorare il Santo; ma all'avvcinarsi dell'anniversario dei lutti era afflittissimo, temendo che morisse il terzo figlio.

Assorto in tristi pensieri, trovavasi un giorno in campagna ed ebbe il dono di una visione spiegativa. Vide pendere dai rami di un albero due giovanetti impiccati; apparve un Angelo che gli disse: Vedi tu questi due giovanetti appesi alla corda? Tale fine avrebbero fatto i tuoi figliuoli, se fossero giunti a matura età! Ma poiché sei stato devoto di San Giuseppe, egli ti ottenne da Dio che morissero in tenera età, per risparmiare a te l'afflizione ed il disonore e ad essi la dannazione eterna. Non lasciare dunque di celebrare la festa del Santo, al quale devi essere obbligato anche per un'altra grazia, poiché il figlio che ti resta menerà vita santa ed un giorno sarà Vescovo. -

Sparita la visione, il buon padre riacquistò la serenità. Le cose in seguito si avverarono come l'Angelo aveva predetto.



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Era gravemente inferma la Serva di Dio Suor Pudenziana Zagnoni, Francescana. La devozione nutrita verso San Giuseppe le fu di grande gioia prima di morire. Le Consorelle che l'assistevano ne invidiavano la sorte. Le apparve San Giuseppe con Gesù Bambino. La Suora davanti a quella scena di Paradiso rimase commossa e ringraziava ora Gesù ed ora San Giuseppe di essersi degnati di venirla a trovare.

Vedendo che l'invitavano ad andare in cielo, provò tanta gioia da pregustare le delizie eterne.

San Giuseppe le fece un altro dono: le consegnò Gesù Bambino per significare: Io sono morto tra le braccia di Gesù; tu ora muori con Gesù tra le braccia!

Com'è dolce morire con l'assistenza di San Giuseppe!



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Un missionario dell'Africa occidentale, e precisamente del Senegal, raccontava che un giorno trovavasi a visitare a cavallo una contrada mai percorsa, in aperta campagna, quando ad un tratto arrivò presso una casa privata. Messo il piede sulla soglia, udì una voce:

- Chi va là?

- Un Padre Missionario.

- Allora siate il benvenuto!

Era un soldato francese, che febbricitante stava a letto. Così egli parlò: Sono al terzo accesso di febbre ed è difficile superarlo. Voglio purificare la coscienza con la Confessione; voglio morire sereno. Ricevuta l'assoluzione, disse: Io ero sicuro che sarebbe arrivato qui un Sacerdote. Porto la medaglia di San Giuseppe; sono devoto di questo Santo, che è il Protettore della buona morte. Ho chiesto sempre di avere un Sacerdote al mio capezzale prima di morire. San Giuseppe mi ha esaudito! -

Il Missionario concludeva la narrazione dell'episodio dicendo: Due ore dopo quell'uomo spirava.



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Era la vigilia della festa di San Giuseppe. In uno scompartimento del treno Magonza-Colonia stavano due viaggiatori, un Sacerdote ed un mercante. Il Sacerdote si accorse che quel signore pregava; lo interruppe nella preghiera e gli rivolse qualche domanda. Venne a sapere che era molto devoto di San Giuseppe e che rientrava in famiglia per trascorrere la festa del Patriarca con la moglie ed i figli. - Dunque, disse il Sacerdote, San Giuseppe è il vostro Patrono? - No, è il Patrono di mia moglie, che si chiama Giuseppina. Il 19 Marzo mi è tanto caro per tutto ciò che nella vita mi è capitato. Fui educato cristianamente; nella gioventù mi allontanai dalla Religione. Mia moglie si affliggeva a vedermi trascurato nell'anima; quando essa alla sera pregava davanti ad un altarino di San Giuseppe, io la burlavo. Cinque anni addietro, in occasione del suo onomastico, le feci un bel regalo; ricevendolo mi disse: Avrei preferito un regalo più prezioso!

- E quale?

- La tua anima! - e cominciò a piangere.

Per consolarla le promisi di accontentarla.

M'invitò ad andare in Chiesa in sua compagnia per ascoltare la predica su San Giuseppe. Accettai. Il predicatore disse fra l'altro: Mai nessuno ha invocato San Giuseppe, senza sentirne la protezione!

Uscendo dalla Chiesa, la moglie mi disse: Tu che spesso sei in viaggio, promettimi che nei pericoli invocherai sempre San Giuseppe. -

Qualche tempo dopo il treno sul quale viaggiavo ebbe un terribile urto. Gridai: San Giuseppe, aiutami! - Nel mio scompartimento eravamo in sette; sei morirono e solo io rimasi vivo.

Da quel giorno sono divenuto Cristiano fervente e tutti gli anni, il 19 Marzo, adorno di fiori e di ceri l'altarino di San Giuseppe e con la mia famiglia mi prostro per ringraziarlo e pregarlo di cuore.

Pensiero del giorno

Altra caratteristica della vita di S. Giuseppe è di essersi totalmente consacrato alla missione affidatagli da Dio: Giuseppe non vive per se stesso, per i suoi interessi personali, ma unicamente per Iddio, che serve in Gesù ed in Maria. S. Giuseppe è così il vero modello delle anime di vita interiore, delle anime che aspirano a vivere totalmente per Dio e con Dio, nel compimento della missione da lui ricevuta.

[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

lunedì 18 marzo 2024

Le donne virtuose sono di valido aiuto nel cammino spirituale

Tempo fa ho inviato alcuni libri spirituali a Letizia (pseudonimo scelto da una carissima lettrice per firmare i suoi scritti da pubblicare sul blog).


Ciao caro D., ti informo che è arrivato il pacco e ne sono entusiasta! Ti confido che il mio cuore è colmo di gioia perché so che tu mi sei amico, anzi anch'io ti considero un fratello. Ti ringrazio per le belle letture. Il libro su Maria l'ho messo già in borsa poiché io durante la pausa pranzo leggo o prego (…). Appena posso molto volentieri rispondo alle tue domande (...). Domani sera col mio valido messalino tornerò alla Messa tridentina e ti dico che sono di nuovo emozionata!



Carissima in Cristo, 
                              sono contento che i libri che ti ho inviato siano giunti sani e salvi. Penso che anche le meditazioni di Sant’Alfonso Maria de Liguori sulla dolorosa Passione di Gesù Cristo ti piaceranno assai (diverse persone mi hanno confidato di essersi commosse nel leggerle). Per me è un onore essere considerato un “fratello” da te. A dir la verità dovrebbe essere una cosa normale considerarsi fratelli tra cristiani, anche se oggi è divenuta una cosa rara. Ai tempi di San Paolo, i pagani restavano meravigliati nel vedere i cristiani amarsi come fratelli. Anche se viviamo molto lontano, ti sento spiritualmente vicina. Ciò che desidero è che tu possa continuare ad amare Dio con tutto il cuore, per tutta la tua vita terrena e per tutta l'eternità. Ti sono sinceramente grato per la splendida amicizia spirituale che mi stai donando dall'aprile del 2013. Tu mi trasmetti entusiasmo per la pratica della vita devota, sei davvero preziosa per me. L’affetto che mi hai dimostrato in diverse occasioni mi riempie di gioia. In genere i mondani stimano le donne in base al loro aspetto esteriore, invece io le stimo principalmente in base al loro aspetto interiore. Pertanto cerco di stare alla larga dalle donne che si comportano in modo “poco timorato di Dio”, poiché altrimenti rischierebbero di allontanarmi dal fine ultimo della mia esistenza, la Santissima Trinità. Come sai bene, nutro tanta stima nei tuoi confronti, poiché mi sei di edificazione spirituale. Mi piace tantissimo il tuo aspetto interiore. Ammetto che hai anche un gradevole aspetto esteriore, ma è la tua anima ad affascinarmi assai. Stiamo vivendo in un periodo drammatico della storia dell’umanità: crisi ecclesiale causata dai “miliziani” modernisti, immoralità dilagante, devastante crisi economica, famiglie sfasciate, società allo sbando, guerre, terrorismo, eccetera. A volte si corre il rischio di cadere nello sconforto, ma fortunatamente la tua fraterna amicizia mi infonde tanta gioia e tanto conforto. Grazie davvero!

In diverse occasioni mi hai manifestato il tuo affetto e la tua stima. Per me è una grande consolazione sapere che nutri nei miei confronti gli stessi sentimenti che io provo per te. È un grande onore sapere che mi sei spiritualmente vicina. Sono rimasto molto contento quando un giorno al telefono mi hai detto che da quando la nostra amicizia è divenuta più intensa, senti nel tuo cuore una forte spinta ad amare maggiormente Dio.

Il Redentore Divino ci ha insegnato a valutare le cose in base ai loro frutti. Sin tanto che dalla nostra amicizia darà frutti buoni per le nostre anime, sarò lieto di continuare a coltivarla. Spero tanto che il nostro reciproco affetto rimanga sempre pulito, ordinato e soprannaturale. Anche se ci tengo molto a te, preferirei interrompere la nostra amicizia, anziché offendere Dio.

Per ogni atto di carità (l'amore soprannaturale che nasce da Dio) compiuto in stato di grazia, il Signore dona una ricompensa eterna (dei gradi di gloria per il Cielo). Un conto è salvarsi l'anima per un soffio, altro conto è salvarsi coi gradi di gloria di un San Francesco di Sales o di una Santa Giovanna Francesca de Chantal. Ebbene, penso che sarebbe meraviglioso se noi due potessimo guadagnare tanti gradi di gloria continuando ad inondarci a vicenda di innumerevoli atti di carità.

Noi vogliamo praticare la vita devota e salvarci l'anima adempiendo la volontà del Signore, qualunque essa sia. Continuiamo ad aiutarci reciprocamente nel cammino di perfezione cristiana, nella speranza di poter raggiungere entrambi il supremo ed eterno traguardo.

Rinnovandoti la mia gratitudine per tutto il bene che mi stai donando, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter

Pensiero del giorno

Un'anima perfetta dà a Dio maggior gloria di mille anime ordinarie: moltiplica infatti ogni giorno gli atti d'amore, di riconoscenza, di riparazione, e dirige in questo senso tutta la vita con l'offerta spesso rinnovata delle azioni ordinarie, glorificando così Dio.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

domenica 17 marzo 2024

Monachesimo interiore laico

Ripubblico una lettera di Eleonoram, che pur essendo sposata, desidera vivere una sorta di "monachesimo interiore laico".


Caro D., 
                mi ha colpita l’altro giorno l’affermazione di una lettrice del blog, che rispecchia quella di tantissime donne che lavorano e che si occupano della loro famiglia: “Io sono perennemente di corsa, travolta dagli impegni e mi sembra mancare sempre il tempo da dedicare in modo adeguato a ciò che vorrei”. In  particolare si stava riferendo ai discorsi spirituali e alla cura del prossimo, quindi al tempo rivolto alle cose di Dio.

Mi sono allora chiesta come conciliare il tempo di Grazia con i miei tempi, con i nostri tempi, sempre più stretti e veloci, che spesso ci lasciano poco tempo anche per noi oltre che per Dio (non a caso! Perché il tempo dedicato a Dio è anche tempo profondamente dedicato a noi stessi, alla nostra felicità eterna, già qui e ora). Mi pare che le donne avvertano in modo particolare questa mancanza di tempo, forse per via del loro cosiddetto orologio biologico, o forse per quella misteriosa urgenza interiore che le spinge a condividere le cose più belle e vitali, penso qui all’apice toccato da Maria Santissima che “raggiunge in fretta” la casa di Elisabetta per donarle lo Spirito di Dio che aveva appena ricevuto.

Tutto questo mi fa pensare a quel celebre brano sulla donna perfetta, o donna forte, del Libro dei Proverbi. Curioso notare come questo Libro biblico si apra con l’esortazione a ricevere la sapienza di Dio e si concluda appunto con questo ritratto della donna perfetta, come se ci fosse un bel collegamento tra le due cose. In mezzo vi sono consigli spirituali e sentenze varie, ma anche altre due figure femminili: la donna sapienza e la donna stoltezza (o follia). Nella donna-sapienza, San Giovanni Paolo II ha contemplato la Donna Eucaristica per eccellenza, la Madonna, che difatti è chiamata nelle Litanie “sede della sapienza”. Per contro, è possibile vedere la follia di Eva - che ascolta il serpente antico anziché Dio - nella donna-stoltezza definita in questo brano “donna irrequieta, una sciocca che non sa nulla” e che tuttavia ha la presunzione di sapere, perchè dice agli altri: “chi è inesperto venga qua… il pane preso di nascosto è gustoso”… proprio come Eva che, credendo di sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, dice ad Adamo di mangiare anche lui il frutto della conoscenza del bene e del male, per discernere da soli e per diventare come Dio però senza Dio (per certi versi sembra un anelito a divinizzarsi, a santificarsi, come avviene in ogni Eucarestia per i meriti di Cristo e per la nostra fede in Lui, però in quel caso contando solo sulle proprie forze e senza la santa pazienza dell’ascesi).

Questo duplice aspetto femminile di sapienza e stoltezza mi è veramente sembrato un avvertimento, per me e per ogni donna, sia in termini di meravigliosa opportunità (alla scuola di Maria), che in termini di grande rischio (il fai-da-te di Eva), come se le donne fossero particolarmente in bilico tra queste due punte di fortezza e di debolezza spirituali, di altezza e di bassezza, ovviamente con molte gradazioni intermedie e anche oscillazioni, risolvibili nel cammino di perfezione cristiana. Queste due possibilità, infatti, sembrano richiamare anche le 5 vergini sapienti e le 5 vergini stolte (di nuovo la sapienza e la stoltezza) che attendono lo sposo divino, nella parabola narrata da Gesù.

Ma, in concreto, com’è e cosa fa, questa donna perfetta elogiata nel Libro dei Proverbi? E’ una donna sposata ("in lei confida il cuore del marito" ed è "suo marito a farne l'elogio"), ha dei figli (che "sorgono a proclamarla beata"), si occupa della sua famiglia e della sua casa, confeziona tessuti e li vende ai mercanti, aiuta i poveri e i bisognosi, compra campi, pianta vigne… Viene da chiedersi: ma con tutto questo daffare, quando trova tempo per Dio, per cercare la sapienza di Dio come indicato all’inizio del Libro? Eppure questa donna sembra averla ricevuta, perché "apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà". Inoltre di lei si dice "la donna che TEME Dio è da lodare" e questo si ricollega a quanto annunciato in apertura del Libro, ossia: "il TIMORE di Dio è l’inizio della sapienza", cosa che evidentemente questa donna ha adempiuto. Ma come e quando? Mi sembra possano venirci in aiuto due cose: da un lato il significato ebraico di sapienza, che non è un concetto astratto ma rimanda a un’attività pratica nella vita di tutti i giorni; dall’altro lato, "la preghiera incessante" di cui parla San Paolo. Oserei dire che la donna perfetta li attua entrambi, perchè, forse, sono la stessa cosa :-)

In quest’ottica si può, allora, aggiungere alla Liturgia della Santa Messa una sorta di liturgia quotidiana della vita, ossia un’abitudine a pregare con tutto il corpo e in tutti i luoghi, glorificando il Signore con i gesti del nostro lavoro e delle nostre diverse attività, ricordandoci di offrirli a Lui con il pensiero e ringraziandoLo spesso per le cose che ci accadono ogni giorno (incontri, aiuti, gioie, ma anche ostacoli da affrontare e problemi da risolvere); si può poi pregare mentalmente nei tempi di attesa (in coda nel traffico, alle poste o al supermercato) o durante alcune attività ripetitive come stirare o stendere il bucato, e così via, abituandosi anche a ritagliarsi dei momenti di ristoro spirituale, magari la sera dopo cena, alla fine di una giornata particolarmente dura e impegnativa, accogliendo l’invito di Gesù: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.

Se lo ritieni utile per il tuo blog, potrei riportare degli esempi in tal senso, rintracciabili sia nelle vite di molte sante, sia nelle regole dei monasteri cristiani, sia nelle nostre ispirazioni di ogni giorno, da assecondare magari con un pizzico di creatività:  esempi molto semplici, pratici e mirati, che ben si sposano con quell'esigenza di dedicare il proprio tempo a Dio in mezzo al tempo che scorre, e pure con quel  “monachesimo interiore laico” di cui parlavamo l’altra volta. Esempi che possono anche diventare degli esercizi interiori, come una sorta di palestra quotidiana per tonificare e sviluppare i nostri muscoli spirituali. Che ne pensi?


Cara sorella in Cristo,
                                        mi piace molto l'espressione “monachesimo interiore laico”. In effetti anche i fedeli laici devono impegnarsi a curare la vita interiore sforzandosi di “vivere alla presenza di Dio”, come fanno i monaci fervorosi e osservanti.

Sono contento di averti “arruolato” come collaboratrice del blog. Penso che tu possa essermi di valido aiuto nell'incoraggiare i lettori a cercare di vivere in maniera intensa le virtù cristiane e a praticare la vita devota. Pertanto puoi inviarmi tutto ciò che ritieni opportuno pubblicare.

Non tutti hanno la grazia di essere chiamati da Dio a vivere in un monastero, ma tutti possono “costruirsi” un piccolo eremo nel proprio cuore curando la vita interiore. A tal proposito consiglio a tutti di leggere il “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica” di Padre Adolphe Tanquerey (è stato pubblicato on-line da diversi siti web). Anche se l'autore è morto nel lontano 1932, i suoi scritti ascetici sono ancora di valido aiuto per poter vivere un'intensa vita spirituale.

In Corde Matris,


Cordialiter

Pensiero del giorno

La sofferenza ha un valore soprannaturale solo quando si soffre con Cristo e per Cristo: è Gesù che santifica il dolore; lontano da lui il dolore non vale nulla, non serve a nulla. Ma, abbracciato per amor suo, diventa moneta preziosa, capace di redimere, di santificare le anime, diventa prolungamento della sua Passione.

[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

sabato 16 marzo 2024

L’esame di coscienza

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).


O Signore, proietta sull’anima mia un raggio della tua luce, affinché io possa vedermi come Tu stesso mi vedi e mi giudichi. 

1 - Per assicurare alla vita spirituale un ben ordinato e progressivo sviluppo, è necessario prendere coscienza delle proprie posizioni, ossia dei propri peccati, dei punti deboli, delle tendenze cattive, come pure dei progressi realizzati, dei buoni risultati ottenuti, delle tendenze al bene. Questa presa di coscienza del proprio stato interiore si fa appunto per mezzo dell’esame di coscienza che, così considerato, costituisce uno dei più importanti esercizi della vita spirituale, giacché ha lo scopo di aiutare l’anima ad eliminare tutto ciò che può ostacolare o ritardare il suo cammino verso Dio e di spronarla ad accelerare il passo verso di lui. Come non si può muover guerra ad un nemico ignoto e non si può conquistare una regione sconosciuta, così non si può combattere in noi il male, se prima non l’abbiamo individuato, e non si può conquistare la santità senza aver studiato il piano più adatto per conseguirla. In altre parole, l’esame di coscienza raggiunge il suo scopo quando l’anima che vi si è applicata può dire a se stessa: queste sono le tendenze che devo maggiormente sorvegliare per non cadere nel peccato, questi i punti deboli che devo rafforzare e, d’altra parte, queste sono le tendenze buone che devo coltivare, queste le virtù in cui devo maggiormente esercitarmi. In tal modo l’anima potrà formulare propositi pratici ben determinati, che diventeranno poi particolare oggetto dei suoi ulteriori esami. 

È chiaro che anzitutto dovranno essere ben conosciute e combattute le tendenze che possono portare al peccato mortale, ma poi anche quelle che conducono al peccato veniale o a semplici imperfezioni volontarie. Tutto ciò che è mancanza volontaria va progressivamente, ma decisamente, eliminato da un’anima che vuol giungere all’unione con Dio. 

2 - Nei suoi esami di coscienza, un’anima di vita interiore - supponendo che sia ormai libera dal peccato mortale - più che andare in cerca di tutte le mancanze commesse, dovrà fissare la sua attenzione sul grado di volontarietà che vi è in esse, anche quando si trattasse di semplici imperfezioni, perché sono appunto le mancanze deliberate che più impediscono il progresso spirituale e l’unione con Dio. Di tali mancanze dovrà cercare accuratamente la causa, il motivo, ed in tal modo spesso si renderà conto che, mentre le sue colpe esterne sono di vario genere - per esempio mancanze di carità, di pazienza, di obbedienza, di sincerità - tutte però provengono da un’unica causa, ad esempio dall’orgoglio o dall’accidia, che ne è la comune radice. Ed è proprio contro queste ultime radici dei nostri peccati e imperfezioni che dobbiamo puntare gli sforzi: bisogna combatterle direttamente non solo cercando di rintuzzarle con la mortificazione, ma anche sviluppando in noi le virtù contrarie. Si tratta, in altri termini, della lotta contro il difetto o la passione dominante; lotta importantissima, perché, mirando a distruggere il male nella sua radice, viene di per sé ad eliminare tante mancanze attuali. 

Quando poi l’anima non ha più da rimproverarsi peccati ed imperfezioni propriamente deliberati, deve rivolgere la sua attenzione a quelli semiavvertiti, di cui, pur avendo una semicoscienza o coscienza confusa, non riesce ancora a liberarsi, malgrado i sinceri e ripetuti propositi di correggersi. In questi casi, oltre che continuare a combattere contro le radici delle proprie mancanze, è molto utile rafforzare sempre più il proposito di vincersi, perché a misura in cui la volontà è decisa a correggersi, le mancanze che ancora sfuggono perdono di volontarietà e quindi diventano sempre più lievi, anzi spesso non sono che residui puramente naturali di abitudini contratte, ma già detestate. 

Altro punto importante da tener sempre presente nell’esame di coscienza è quello di sorvegliare e tener desta la tendenza verso la santità, il desiderio di far sempre quel che più piace a Dio, perché questa è la molla della vita spirituale, della generosità. Come pure è ottimo metodo quello di esaminarsi più dal punto di vista di Dio che dal nostro, ossia domandarsi se il Signore può essere contento di noi e quale sarà il suo giudizio sulla nostra condotta. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].


(.)

Pensiero del giorno

Un prete o in paradiso o all'inferno non va mai solo: vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero e col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio.


(Pensiero di San Giovanni Bosco).

venerdì 15 marzo 2024

Molti preti non si rendono disponibili per le confessioni

Dagli scritti di Don Ildebrando Antonino Santangelo (1913-1992).


Moltissimi hanno disistima della confessione per diversi motivi:

1. Perché molti sacerdoti, oggi, non ne parlano, non la inculcano e non si rendono mai disponibili per le confessioni. Grave è la loro responsabilità dinanzi a Dio. Non cooperano all'opera redentrice di Cristo. Il Signore tantissime volte ha fatto vedere come e quando ci vuole la confessione: ultimamente con i tanti miracoli operati dai due grandi confessori moderni: Padre Pio e Padre Leopoldo (...). Nella confessione si raccolgono i frutti dell'apostolato. Il sacerdote che non vuole confessare, se anche fa apostolato, è simile a chi semina e si rifiuta di raccogliere; è simile al medico condotto che non vuole visitare e curare gli ammalati.

2. Perché la riducono alla recita dei propri peccati; dopo averla così ridotta a semplice formalità, l'abbandonano. (...)

3. Perché non vedono migliori degli altri coloro che si confessano anche spesso.

Tanti adducono pretesti vari per giustificare le loro ricadute nel peccato. La verità è che un proposito vero non l'hanno mai fatto, e i rimedi adeguati non li hanno mai adottati.

(...)

Dice s. Agostino: «Vi sono tre generi di ammalati: quelli che non vogliono guarire; quelli che vogliono guarire senza adoperare i rimedi; quelli che vogliono guarire e adoperano i rimedi. Solo questi ultimi possono guarire».


[Brano tratto da “Liberazione”, di Don Ildebrando Antonino Santalngelo, Comunità Editrice di Adrano].

Oremus pro invicem

Ripubblico un breve messaggio che mi scrisse "Giustina", pseudonimo utilizzato da una signora che collabora col blog.

Caro D., come stai? Spero tutto bene. Ho pensato di mandarti anche solo un WhatsApp per dirti che è bellissimo trovare certe riflessioni e pensieri sul blog. In certi giorni è come trovare una vera boccata di ossigeno. Ti esprimo di cuore la mia gratitudine per tutto quello che pubblichi e non mancherò di pregare sempre per te, specie in questo mese di san Giuseppe. A presto!

Cara sorella in Cristo, le tue belle parole mi incoraggiano a continuare ad aggiornare quotidianamente il blog, il quale è seguito prevalentemente da persone come te, ossia da gente che ama la Tradizione e la vita devota. Sursum corda!

Cordialiter

Pensiero del giorno

Ogni sofferenza che ci viene dalle creature ci purifica, ci avvicina a Dio, ci fa sentire la ineffabile e profonda gioia della solitudine interiore, e ci fa sentire sorretti dalla divina carità.



[Pensiero di Don Dolindo Ruotolo tratto dal suo commento al Libro dell'Apocalisse]. 

giovedì 14 marzo 2024

Un vescovo esemplare insultato dal demonio

Dagli scritti di Don Giuseppe Tomaselli (1902 - 1989), zelante sacerdote salesiano.


Un giorno, 18 maggio 1965, venne a trovarmi un uomo. Così mi parlò: - Sono stato indirizzato a lei dalle Suore di San Paolo della città. Sono molto sofferente. Sono stato in giro tanto tempo per avere sollievo; ma ormai sono stanco. Mi aiuti lei!

- Di che cosa si tratta?

- Ho disturbi diabolici. Prego, prego, prego sempre. L'unica mia forza è la preghiera.

- Che lavoro compie?

- Prima ero impiegato nell'Amministrazione Provinciale della mia città. A causa dei miei continui e forti disturbi, dovetti lasciare il lavoro.

- Vediamo se i suoi disturbi sono proprio diabolici, poichè potrebbero provenire dal sistema nervoso indebolito. Di salute come sta?

- Fisicamente sto bene. Sono stato da specialisti, ho avuto visite, mi hanno esaminato con i « Raggi X », mi hanno fatto analisi di tante specie ed è risultato sempre u organismo perfettamente sano ». - Quanti anni tiene?

- Trenta quattro.

- Ora dica: Come sono cominciati i suoi disturbi?

- Circa sette anni addietro all'improvviso cominciai a sentirmi male, in tutto il corpo, come oppresso da un peso. E poi ... dolore di viscere, dolore alle ossa, la gola serrata ... Mi abbattei e credevo di morire.

Dopo qualche tempo mi apparivano cose strane, ad esempio, un grosso serpente che mi attorcigliava e mi mordeva. Io tremante pregavo.

Spesso, di notte e di giorno, mi apparivano esseri mostruosi, in forma di demoni, e questo mi terrorizzava.

A letto talvolta sentivo tirarmi le coperte; nella mia camera apparivano luci e fiamme.

Per due anni non sapevo a chi confidare le mie pene. Pregavo e solo così avvertivo qualche sollievo. Quando mi decidevo a fare la Comunione, provavo un senso di disgusto; ma mi comunicavo lo stesso.

Siccome pregavo molto, durante la preghiera udivo vicino a me uno che bestemmiava contro Gesù Cristo e contro i Santi. Subito guardavo attorno e non vedevo alcuno.

Mi piacevano le letture sante. Comprai la Bibbia ed altri libri religiosi; ma il demonio, assalendomi, me li faceva strappare.

Poichè i disturbi non cessavano, ed anzi aumentavano, decisi farmi esorcizzare per cacciare il demonio.

Andai in diverse città d'Italia, anche in Francia, a Chalon ed a Lione, per farmi liberare da Sacerdoti capaci. Mi recai anche da Padre Pio, il quale mi disse: Io ti benedico e speriamo che durante il viaggio di ritorno a casa il demonio ti lasci per sempre. -

Invece tutto è continuato come prima. Spesso i demoni, in grandi schiere, mi circondano e mi fanno soffrire.

Avrei tante altre cose da dire, ma ne faccio a meno.

Mentre avveniva il primo incontro di quest'uomo con me, nel mio ufficio venne un Vescovo. Approfittai dell'occasione.

- Eccellenza, quest'uomo è indemoniato. Vorrebbe essere liberato; prega molto e spera.

- Ma è proprio indemoniato? - soggiunse il Vescovo.

- Eccellenza, ecco una prova! L'indemoniato davanti ad un oggetto sacro reagisce subito e questo è uno dei tanti segni dell'ossessione. Voglia osservare! - Appena l'uomo vide il Crocifisso che io tenevo in mano, il demonio si manifestò. L'ossesso indietreggiò, alterò la voce, il suo volto si fece strano e giù bestemmie contro Dio e la Madonna. Poi inveì contro il Vescovo con parole e con gesti triviali, quantunque Sua Eccellenza fosse un Pastore esemplare.

Impallidì il Vescovo e disse:

Tu, o demonio, sarai vinto dalla Madonna. Ti mostri forte con noi, ma la Madonna è più forte di te. 

Dopo questa battuta il Vescovo disse a me e ad altri tre presenti: Veramente qui c'è il demonio! -

Allora tracciai un segno di Croce sulla fronte dell'ossesso ed all'istante fu lasciato libero; infatti ritornò normale, risollevato e baciò il Crocifisso con devozione.


[Brano tratto da "Satana nel mondo" di Don Giuseppe Tomaselli; imprimatur: + Francesco Tortora, Vescovo-Prelato, S. Lucia del Mela 13 - 5 - 68].

Pensiero del giorno

Parole che Gesù disse a suor Consolata Betrone (1903 - 1946) il 16 novembre del 1935:

Io voglio essere amato, Io voglio l'amore dalle mie creature; e quando mi ameranno, non mi offenderanno più.

[Brano tratto da "Il Cuore di Gesù al mondo", a cura di Padre Lorenzo Sales, Edizioni Paoline, imprimatur: Mons. Giulio Tobia, Vic. Gen., Pescara, 10-12-1966].

mercoledì 13 marzo 2024

Continuano le persecuzioni da parte dei modernisti e dei loro amici massoni

Maristella mi ha scritto un messaggio al quale rispondo volentieri.


Caro fratello in Cristo, 
[…] Stiamo attraversando tempi burrascosi: ma quando mai ci sono stati tempi tranquilli? Anticamente risuonava la preghiera con cui si invocava la protezione di Dio contro pestilenza, guerra e carestia.

La Chiesa attraversa momenti difficili. Spesso la barca di san Pietro ha affrontato venti di tempesta: eresie, persecuzioni, scismi. Nostro Signore ci ha dato la Sua parola: "Le porte degli inferi non prevarranno". Capito? Sembrerà tutto perso eppure la Chiesa non si perderà, mai. Cosa fare? Potremmo passare il tempo a lamentarci, una tentazione molto insidiosa. Oppure potremo iniziare a pregare e lavorare, con semplicità, in famiglia, al lavoro, dove ci troviamo. Chiediamo aiuto a Dio e ne riceveremo in abbondanza; quasi sicuramente in modi molto diversi da come avremmo immaginato. Preghiamo sempre, senza stancarci, senza sosta. Il nostro lavoro, la nostra preghiera, la nostra fatica, le nostre disillusioni e le nostre lacrime saranno come pioggia di primavera su un terreno arido. Dio ha vinto il peccato e la morte attraverso il Sangue Preziosissimo del suo Figlio Divino. Dobbiamo solo smettere di brontolare e iniziare a camminare prendendo giorno per giorno la propria croce e seguendo Gesù.

Uniti nella preghiera nei Cuori Immacolati

Maristella



Carissima sorella in Cristo, 
innanzitutto ti ringrazio per il tempo che dedichi al blog. Ti ringrazio anche per le donazioni che mi invii. Senza il tuo aiuto e di quello di altri generosi lettori, penso che anche avrei già dovuto chiudere da tempo, come hanno chiuso tanti altri blog.

Ho apprezzato molto le parole che hai scritto al riguardo del comportamento da tenere in questo drammatico periodo storico che stiamo vivendo a causa del tradimento dei modernisti, i quali hanno “siglato” coi nemici di Gesù Cristo il più infamante degli armistizi, basti pensare a tante questioni morali (contraccezione, adulterio, fornicazione, ecc.) che il Magistero perenne della Chiesa ha sempre considerato come argomenti “non negoziabili”, mentre loro fanno iniqui compromessi al ribasso.

Dobbiamo opporci all’eresia modernista, ma dobbiamo farlo in modo cristiano, ossia utilizzando le armi della fede: preghiera, penitenza, apostolato e buon esempio. Invece ci sono molti tradizionalisti che si oppongono in modo “non intelligente”, controproducente e persino peccaminoso. I nostri modelli da imitare devono essere i santi. Padre Pio e tanti altri che ora sono cittadini del Cielo, quando furono esuli in questa valle di lacrime, subirono molte persecuzioni da parte di altri cattolici, ma non reagirono con incomposte agitazioni o addirittura formando nuove Chiese scismatiche.

Dio non impedisce le tentazioni proprio perché in questo modo vaglia le anime e distingue il grano dalla zizzania: i buoni resistono e accumulano meriti per il Cielo, i cattivi invece cedono e meritano i giusti castighi del Signore. Ho l’impressione che molti tradizionalisti stiano sentendo la tentazione di passare coi sedevacantisti, cioè coloro che credono che la Sede Apostolica sia vacante dal 1958, anno in cui morì il grande Papa Pio XII. Ciò sarebbe un grande errore. 

Lo so che dal fronte modernista arrivano quotidianamente continue provocazioni, ma noi dobbiamo fare attenzione a non commettere “falli di reazione”, anche per evitare di fornire ai nostri avversari il pretesto per farci la guerra con ancor più accanimento. Insomma, se alcuni modernisti fossero alla ricerca di un “casus belli” per aggredirci, non dovremmo essere così ingenui da fornirglielo. Qualsiasi cosa facciano i modernisti contro di noi, dobbiamo mantenere la calma e impegnarci a reagire cristianamente, come ci hanno insegnato a fare i santi.

In Cordibus Iesu et Mariae,

Cordialiter

Il più efficace mezzo di apostolato

Dagli scritti del Sommo Pontefice Pio XI.

Ma il più efficace mezzo di apostolato tra le folle dei poveri e degli umili è l’esempio del sacerdote, l’esempio di tutte le virtù sacerdotali, quali le abbiamo descritte nella Nostra Enciclica Ad catholici sacerdotii; ma nel caso presente in modo speciale è necessario un luminoso esempio di vita umile, povera, disinteressata, copia fedele del Divino Maestro che poteva proclamare con divina franchezza: « Le volpi hanno delle tane e gli uccelli dell’aria hanno dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo ». Un sacerdote veramente ed evangelicamente povero e disinteressato fa miracoli di bene in mezzo al popolo, come un San Vincenzo de’ Paoli, un Curato d’Ars, un Cottolengo, un Don Bosco e tanti altri; mentre un sacerdote avaro e interessato, come abbiamo ricordato nella già citata Enciclica, anche se non precipita come Giuda, nel baratro del tradimento, sarà per lo meno un vano «bronzo risonante» e un inutile «cembalo squillante», e troppo spesso un impedimento piuttosto che uno strumento di grazia in mezzo al popolo. E se il sacerdote secolare o regolare per obbligo del suo ufficio deve amministrare dei beni temporali, si ricordi che non soltanto deve scrupolosamente osservare tutto ciò che prescrivono la carità e la giustizia, ma deve mostrarsi in modo particolare veramente un padre dei poveri.

[Brano tratto dall'Enciclica "Divini Redemptoris" del Sommo Pontefice Pio XI].