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mercoledì 3 dicembre 2025

Un gran numero di anime va all'inferno a causa della mancanza di missionari

San Francesco Saverio
Dalle «Lettere» di San Francesco Saverio (eroico missionario in Asia) a Sant'Ignazio di Loyola.


Abbiamo percorso i villaggi dei neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani. Questa zona non è abitata dai Portoghesi, perché estremamente sterile e povera, e i cristiani indigeni, privi di sacerdoti, non sanno nient'altro se non che sono cristiani. Non c'è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno che insegni loro il Credo, il Padre nostro, l'Ave ed i Comandamenti della legge divina.

Da quando dunque arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli.

Perciò, non potendo senza empietà respingere una domanda così giusta, a cominciare dalla confessione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo apostolico, il Padre nostro e l'Ave Maria. Mi sono accorto che sono molto intelligenti e, se ci fosse qualcuno a istruirli nella legge cristiana, non dubito che diventerebbero ottimi cristiani.

Moltissimi, in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno! Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!

In verità moltissimi di costoro, turbati da questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del loro cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?» (At 9, 6 volg.). Mandami dove vuoi, magari anche in India.


[Lett. 20 ott. 1542, 15 gennaio 1544; Epist. S. Francisci Xaverii aliaque eius scripta, ed. G. Schurhammer I Wicki, t. I, Mon. Hist. Soc. Iesu, vol. 67, Romae, 1944, pp. 147-148; 166-167 - Traduzione tratta da: "Liturgia delle Ore" - Libreria Poliglotta Vaticana - Edizioni Conferenza Episcopale Italiana].


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Pensiero del giorno

La pazienza è un aspetto particolare della virtù della fortezza la quale c’impedisce di deviare dal retto cammino per timore delle difficoltà che s’incontrano. Non c’è vita senza difficoltà, anzi, per coloro che vogliono intraprendere grandi cose, queste sono abitualmente maggiori e più frequenti. Le grandi opere, le grandi virtù, le virtù eroiche sbocciano sempre in mezzo alle difficoltà. Di fronte ad esse la fortezza ha un duplice atto: aggredire e sopportare. Molte difficoltà vanno superate e vinte con un atto di coraggio; altre invece è impossibile eliminarle e allora bisogna imparare a sopportarle, e questo è appunto il compito della pazienza. Compito arduo, perché è più facile affrontare direttamente un ostacolo, che non sopportare contrarietà e sofferenze inevitabilmente connesse alla vita e che, con l’andar del tempo, tentano di fiaccare il nostro coraggio e di farci cadere nella tristezza.

[Brano tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

martedì 2 dicembre 2025

Sursum corda!

Ripubblico alcuni brani di una lettera che ho ricevuto tempo fa da un giovane lettore del blog.


Carissimo D.,
                       pur non conoscendoti e pur non avendoti mai scritto prima, mi permetto di darti del Tu e di scriverti come ad un amico. Sono un giovane (...) di 22 anni, mi chiamo (...). Ormai è da più di 3 anni che seguo quasi quotidianamente i Tuoi blog, specialmente “Cordialiter”, ma anche “Vocazione Religiosa”, traendone un gran profitto spirituale e di discernimento. Più volte ho pensato di scriverti, non solo per ringraziarti di cuore, ma anche per conoscerti e stringere una vera amicizia fondata su Dio e la Verità che è Cristo, come insegnano i santi. E' molto probabile che abbiamo conoscenze in comune visto che ormai da 3 anni frequento saltuariamente il rito antico a (...). Il rito antico è veramente “straordinario” ma per la sua profondità spirituale richiede un piccolo sforzo; non tutti i cattolici (purtroppo, per la poca formazione spirituale) riescono facilmente a comprendere il pregare verso Dio in sacro silenzio con la consapevolezza che la S. Messa è un mistero divino che rinnova il Sacrificio della Croce.

Amo leggere i Tuoi blog anche perché rispecchiano quell'equilibrio interiore di chi, pur vedendo i gravi problemi nel mondo e nella Chiesa, si affida alla Provvidenza e combatte la buona battaglia. (…) 

Grazie per avermi fatto conoscere molti santi con “pillole quotidiane” e scritti spirituali di ascetica fondamentali per diventare santi. E grazie per le lettere vocazionali delle ragazze (...) che scelgono di diventare spose di Cristo: leggendole mi commuovo e rifletto anche su di me. 

Ti scrivo anche per chiederti di aggiungermi nell'estrazione del santo dell'anno (...).

Mi fermo per non toglierti altro tempo prezioso: che il Signore Ti benedica e guidi sempre! 

Ti saluto nei Cuori di Gesù e Maria, cordialmente,

(lettera firmata)


Caro fratello in Cristo, 
                                       sono contento che apprezzi la mia “linea editoriale”, la quale consiste nel promuovere la Tradizione Cattolica cercando di infondere speranza e coraggio nei lettori. So bene che la crisi ecclesiale causata dal modernismo non è terminata, tuttavia, c'è modo e modo di denunciare i misfatti dei novatori. Penso che quando si parla di cose spiacevoli bisogna farlo in maniera da non demoralizzare i lettori, altrimenti si rischia di arrendersi o persino di cadere in depressione.  :-)

Anche Sant'Alfonso Maria de Liguori nei suoi scritti si lamentava della situazione ecclesiale del suo tempo (vescovi poco zelanti, sacerdoti e religiosi rilassati, fedeli laici che vivevano come pagani, ecc.), tuttavia riusciva ad infondere coraggio ai suoi lettori, perché la sua speranza era fondata in Dio.

Oggi la situazione è semplicemente drammatica a causa della confusione seminata da coloro che hanno lo spirito modernistico, ma non dobbiamo disperarci: noi abbiamo la buona dottrina del Magistero perenne della Chiesa, pertanto possiamo confidare di salvarci l'anima se le resteremo fedeli sino alla morte. Certamente Gesù non ci abbandonerà mai, ci darà sempre i mezzi necessari per salvarci. Ci ha riscattato a caro prezzo sulla croce del Golgota, troppo grande è il suo amore per noi, non può abbandonarci nella tempesta modernista. La nostra speranza nella vittoria non è autoillusione, infatti non si fonda sulle nostre forze, ma sulla fede nel glorioso Redentore Divino: Haec est victoria quae vincit mundum, fides nostra (Epistula I Ioannis 5,4). 

Lo scopo dei miei blog è di farvi elevare l'animo alle cose celesti, di incoraggiarvi nel combattimento spirituale, di animarvi a continuare la buona battaglia contro la peste modernista. Voglio che dopo aver letto i miei post vi sentiate rincuorati, consolati e confortati, non demoralizzati e scoraggiati. Sì, scrivere post e rispondere alle e-mail mi costa tempo e fatica, ma voglio continuare a farlo per il bene spirituale dei numerosi lettori che apprezzano ciò che faccio. Gestire i miei blog assorbe molto tempo, dovreste ringraziare Maristella e gli altri lettori-sostenitori se posso permettermi di continuare questa battaglia. Senza le loro donazioni penso che avrei dovuto smettere già da diversi anni. 

Ti incoraggio a vivere il cristianesimo in maniera fervorosa, praticando un’intensa vita spirituale. Lo so che in questa società neopagana è difficile vivere in maniera coerente col Vangelo, sopportando con pazienza le persecuzioni dei mondani, ma maggiori sono le avversità, più bella sarà la vittoria!

Sursum corda!

Cordialiter

Pensiero del giorno

La conoscenza di noi stessi, mostrandoci il bisogno che abbiamo di Dio, ce lo fa ardentemente sospirare e ci getta tra le divine sue braccia.


[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

lunedì 1 dicembre 2025

Iddio sa quel che fa

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].

Un cavaliere molto devoto di S. Giuseppe costumava di celebrare ogni anno con gran pietà e devozione la festa di questo Santo. Ora accadde che avendo egli tre figliuoli, per due anni di seguito gliene morì uno nel giorno stesso della festa del Santo. Se ne stava egli molto afflitto per questo, e titubante di solennizzare anche nel terzo anno quella Festa per timore di perdere anche il terzo figliuolo, che solo gli restava. Mentre un dì tutto malinconico passeggiava per la campagna, vide pender da certi alberi due giovanetti impiccati, e in quel mentre gli apparve un Angelo e gli disse: - Vedi tu quei due giovanetti? Or sappi che a sì mal fine si sarebbero condotti i tuoi figliuoli, se fossero giunti ad età matura. Ma poiché eri devoto di San Giuseppe, egli ti ottenne da Dio che morissero fanciulli, per risparmiare a te l'afflizione e il disonore, e ad essi la dannazione. Non lasciar dunque di celebrar la festa del Santo a cui devi essere in particolar modo obbligato, poiché di più per intercessione di lui, il piccolo figlio che ti resta menerà santa vita, e un giorno sarà fatto vescovo. Le cose si avverarono a puntino come l'Angelo aveva predetto, e il buon cavaliere ben si persuase che non dobbiamo mai lagnarci di quanto vuole Iddio, perché imperscrutabili sono i suoi giudizi.

Stanno corrompendo la famiglia cristiana

[Brano tratto dall'allocuzione di Papa Pio XII ai giovani dell'Associazione Scoutistica Cattolica Italiana, pronunciato a Castel Gandolfo il 10 settembre 1946].


Anche lo spirito più nobile ed elevato fra voi non potrebbe esser sempre veritiero e leale, sempre giusto e buono verso gli altri, sempre onesto e puro, senza l'aiuto della grazia divina. Soprattutto, poi, senza questo ausilio, non vi sarebbe dato di mantenervi costantemente franchi e immuni dai torbidi flutti d'invereconda seduzione, che - Ci duole amaramente di rilevarlo - si sono riversati in tutte le forme, aperte e clandestine, anche sul buono e sano popolo italiano e sulla sua balda e schietta gioventù, per avvelenare e corrompere le sorgenti più profonde del suo vigore, il matrimonio e la famiglia cristiana, e per rapirgli la benedizione di Dio, di cui al presente esso ha più che mai bisogno. Ma l'aiuto di tale grazia è concesso a chi umilmente eleva le mani e il cuore al Signore, a chi prega e attinge dalle fonti soprannaturali la forza di pensare e di agire sempre santamente.


Pensiero del giorno

Donna col velo in testa in chiesa mentre fa la Comunione in ginocchio
Ricevuto il Santo Sacramento, che contiene la rugiada di tutte le benedizioni celesti, procurate di raccogliere e rinserrare l'anima vostra con tutte le sue potenze, non solo per adorare il Re della gloria, che si trova dentro di voi, ma anche per gustare con viva fede il refrigerio spirituale cagionato dalla sua presenza. Quel giorno che vi sarete comunicato, procurate di passarlo con sentimenti di devozione.
 

(Pensiero di San Francesco di Sales)

domenica 30 novembre 2025

Si ha da morire

Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa.


Si ha da morire

Si ha da morire, gran parola! Si ha da morire. È fatta la sentenza: "Statutum est hominibus semel mori" (Hebr. 9. 27). Sei uomo, hai da morire. Dice S. Cipriano che nasce ognuno col capestro alla gola, e vivendo si accosta da ora in ora alla sua forca, la quale sarà appunto quell'infermità, che dovrà levargli la vita. Pazzo sarebbe chi volesse lusingarsi di non avere a morire. Può lusingarsi taluno da povero farsi ricco, da vassallo farsi re; ma chi mai può sperare di evitare la morte? Chi muore più vecchio, chi più giovane, ma tutti finalmente dobbiamo andare alla fossa. Dunque ancor io un giorno ho da morire e da entrare nell'eternità. Ma quale eternità mi toccherà? la felice o l'infelice? Gesù mio Salvatore, salvatemi voi.

Di quanti viveano nel principio del secolo passato su questa terra, ecco che niuno ora n'è vivo. I principi più grandi e più rinomati di questo mondo han mutato paese: appena di loro n'è restata memoria, e l'ossa nude entro un mausoleo di pietre. Deh mio Dio, fatemi sempre più conoscere la pazzia di chi ama i beni di questa terra, e per questi lascia voi, bene infinito. Pazzo perciò sono stato ancor io; quanto me ne dispiace! Vi ringrazio che me lo fate conoscere.

Fra cento anni al più dunque lettore mio, né voi che leggete, né io che scrivo, saremo più su questa terra, ma tutti saremo già alla casa dell'eternità. Ha da venire un giorno, un'ora, un momento, che sarà l'ultimo per voi e per me; e quest'ora e questo momento già sta da Dio prefisso; e come possiamo pensare ad altro che ad amare quel Dio, che in quel momento ci ha da giudicare? Oimè quale sarà la morte mia? Ah Gesù mio e giudice mio, che ne sarà di me, quando dovrò comparirvi innanzi a rendervi conto di tutta la mia vita? Deh perdonatemi, prima che arrivi quel punto decisivo della mia felicità o miseria eterna. Mi pento, o sommo bene, d'avervi disprezzato. Per lo passato io non vi ho amato, ma ora v'amo con tutta l'anima mia. Datemi la santa perseveranza. O Maria, rifugio de' peccatori, abbiate pietà di me.

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Gran predica è questa parola: Si ha da morire. Fratello mio, è certo che un giorno avete da morire. Siccome voi un giorno siete stato scritto nel libro dei battezzati, così un giorno (e questo già sta determinato da Dio) avete da essere scritto nel libro de' morti. Siccome voi ora, nominando i vostri antenati, dite la buona memoria di mio padre, di mio zio, di mio fratello; così i posteri diranno anche di voi. Siccome voi avete più volte udito suonare a morto per gli altri, così gli altri un giorno udiranno suonare a morto per voi, e voi starete già nell'eternità. Ah mio Dio, che ne sarà di me allora, quando il mio corpo sarà condotto alla chiesa, e sul mio cadavere si dirà la Messa, dove si troverà l'anima mia? Signore, datemi aiuto di fare qualche cosa per voi, prima che mi giunga la morte. Povero me, se ora ella mi giungesse!

Che direste voi, se vedeste un reo andare alla morte ridendo, girando gli occhi per le finestre e pensando agli spassi di mondo? non lo stimereste pazzo, o uomo che non ci crede? E voi non camminate ogni momento alla morte? ed a che pensate? sapete già che si ha da morire, ed una volta si muore. Credete già che dopo questa vita vi è un'altra vita, che non finisce mai; credete ancora che la vita eterna sarà felice o infelice, secondo i conti che ne darete nel giudizio. E come chi ciò crede, può attendere ad altro che ad accertare una buona morte? Ah mio Dio, datemi luce, fate che mi sia sempre presente il pensiero della morte e dell'eternità, dove ho da essere.

Guardate in quel cimitero il mucchio di tanti scheletri, ognuno de' quali vi dice: "Quel che è avvenuto a noi, ha da succedere a te". Lo stesso vi dicono ancora i ritratti de' vostri parenti già morti, le carte scritte per le loro mani, le camere, i letti, le vesti un tempo da essi possedute e poi lasciate. Tutte queste cose vi ricordano la morte, che vi aspetta. Ah Gesù mio crocifisso, non voglio aspettare ad abbracciarvi, quando mi sarete dato nell'ora della mia morte; da ora vi abbraccio e vi stringo al mio cuore. Per lo passato tante volte io v'ho discacciato dall'anima mia, ma ora v'amo più di me stesso e mi pento di avervi disprezzato. Per l'avvenire io sarò sempre vostro, e voi sarete sempre mio. Così spero alla vostra passione. E così spero ancora alla vostra protezione, o Maria.


[Brani tratti da "Via della salute"].




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Pensiero del giorno

Volete esser benedetti da Dio? Volete essere consolati in morte? Volete essere davvero salvi nell'eternità? Ebbene, abbiate sempre in petto un cuore tenero, efficacemente compassionevole verso i miseri: siate caritatevoli, misericordiosi sempre e con tutti.


[Brano tratto da "Invito alla santità" di Don Giuseppe Frassinetti (1804 - 1868), Città Nuova, Imprimatur + Aloisius Liverzani, Episcopus Tusculanus - Frascati, 13 maggio 1981].

sabato 29 novembre 2025

Canale Telegram "Cordialiter"

Cari amici,

informo i nuovi lettori del blog che nel giugno del 2022 ho aperto un canale su Telegram. Per trovarlo e iscrivervi vi basta aprire l'app sul vostro smartphon, poi premere sul simbolo della lente d'ingrandimento in alto a destra e scrivere "Cordialiter" sulla barra delle ricerche. Una volta entrati nel canale, se ci si vuole iscrivere per ricevere gli aggiornamenti bisogna premere sul tasto "Unisciti" in basso.

Sursum corda!

Pensiero del giorno

Il mezzo pratico di convertire a questo modo tutti i nostri atti in meriti, è di raccoglierci un momento prima di operare (...), di unirci a Nostro Signore, nostro modello e nostro mediatore, col sentimento della nostra impotenza, e offrire per mezzo di Lui le nostre azioni a Dio per la gloria sua e per il bene delle anime; così intesa l'offerta spesso rinnovata delle nostre azioni è un atto di rinunzia, di umiltà, di amore a Nostro Signore, di amore di Dio, di amore del prossimo; è un'accorciatoia per giungere alla perfezione.

[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928].

venerdì 28 novembre 2025

Una mamma che voleva dare tutti i suoi gioielli a Don Bosco

Don Bosco
[Brano tratto da "Catechismo di San Pio X commentato con fatti, detti, sogni e scritti di San Giovanni Bosco", Volume 2°, Libreria Dottrina Cattolica, 1950].


Un giorno, rientrando nell'Oratorio, Don Bosco vide accanto alla portineria una povera madre che aveva in braccio un fanciullo di circa un anno, così pallido, macilento, immobile e senza voce, che sembrava un cadavere. Egli si fermò, benedisse il piccino e raccomandò alla madre di avere molta fede nella Madonna Ausiliatrice, che Ella avrebbe fatto ciò che l’arte medica non aveva potuto fare; e le disse di recitare per nove giorni tre Pater, Ave e Gloria in onore della Vergine SS. La povera donna, piena di fede, ritornò a casa col fanciullo, promettendo alla Madonna che le farebbe dono di tutto ciò che aveva di più caro tra le sue cose e si accosterebbe ai SS. Sacramenti. Erano trascorsi quindici giorni, quando una domenica si presenta a Don Bosco la stessa donna, avendo in braccio un fanciullo cogli occhi limpidi, vivacissimi, che non poteva star fermo un istante e lo presentò al Santo. Don Bosco non ricordava più la benedizione data quindici giorni prima a quel fanciullo morente. La donna gli ricordò il fatto e gli narrò come il terzo o il quarto giorno della novena imposta il bambino fosse istantaneamente guarito! «Ed ora, continuò, sono venuta a compiere il mio dovere»; e così dicendo trasse fuori una scatola nella quale stavano alcuni ornamenti mulie­bri, d’oro, una collana, un paio di orecchini e un anello. Don Bosco li prese in mano: 

— E questa è la vostra offerta? 

— Sissignore: ho promesso alla Madonna che le avrei donato quelle cose che mi erano più care, e la prego a volerle accettare. 

— Ma ditemi: avete qualche fortuna per campare la vita! 

— Nossignore: viviamo giorno per giorno colla paga di mio marito che lavora alla fabbrica di ghisa. 

— Ma vostro marito sa che avete destinati questi oggetti alla Ma­donna? 

— Sissignore, lo sa, e mi dà licenza ben volentieri. 

— Ditemi ancora: avete messo da parte qualche risparmio? 

— Quale risparmio vuole che facciamo con tre sole lire al giorno? 

— E se vi spogliate di tutto come farete, se vi accadrà qualche di­sgrazia, qualche malattia? 

— In quanto a questo non ci penso. Il Signore provvederà. 

Don Bosco era profondamente commosso: 

— Sentite, facciamo così. La Madonna non vuole da voi tanto sacrifizio. Siccome però è giusto che da parte vostra ci sia un segno sen­sibile di gratitudine, io prenderò solo questo anello. La collana e gli orec­chini riportateli a casa. 

— Oh, questo poi no! Ho promesso tutto e voglio dare tutto . 

— Fate come io vi dico, e basta. 

— Ma la Madonna sarà poi contenta? Non voglio mancarle di parola. 

— Io vi assicuro che la Madonna è contenta: state tranquilla, vi dico; ed io in nome vostro, impiegherò ad onore di Maria la somma equi­valente al valore della collana e degli orecchini. 

— E in coscienza posso permetter questo? 

— Sì, lo potete. La buona donna sembrava ancora indecisa, ma poi concluse: 

— Ebbene: sia così; faccia lei: ma se vuole tutto il mio oro lo pren­da pure. 

Don Bosco replicò la sua proposta in modo risoluto e la donna tutta contenta ritornò a casa. Quanto cuore e quanta fede!

Pensiero del giorno

L'essenza della perfezione cristiana consiste nell'unione con Dio mediante la carità.


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

giovedì 27 novembre 2025

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Maggiori sono le difficoltà, più bella è la vittoria!

All'età di 19 anni andai ad un convegno riguardante tematiche che erano di mio interesse. Uno dei primi relatori fu un anziano prete che durante la Seconda Guerra Mondiale, quando era un giovane sacerdote, si arruolò volontario tra i cappellani militari, onde poter assistere spiritualmente i nostri soldati. Dopo aver prestato il suo ministero sacerdotale sul fronte greco-albanese, venne inquadrato nel CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia). Durante la famosa "Battaglia di Natale" del dicembre del 1941, col suo eroismo fu un fulgido esempio delle più alte virtù sacerdotali e militari. Con sprezzo del pericolo e serenità d'animo, mentre infuriavano aspri combattimenti, incurante del rischio che correva, si prodigava per dare l'assistenza spirituale ai nostri combattenti spingendosi eroicamente fin sulle prime linee del fronte. Qualche giorno dopo, mentre compiva il pietoso atto della sepoltura di alcuni nostri soldati deceduti, venne gravemente ferito. Sopportando eroicamente il dolore, si rivolgeva ai soccorritori con parole ispirate a un alto senso di amor di Patria. Per il suo patriottismo ed insigne coraggio gli venne conferita la Medaglia d'Argento al Valor Militare.

Ebbene, mentre al convegno parlava questo anziano prete, mi sentivo allietare l'animo con le sue parole che infondevano coraggio. Aveva conservato la tempra dell'eroico e ardimentoso cappellano militare sul fronte russo. Chiuse il suo intervento con delle parole che mi sono rimaste scolpite nel cuore. Citando un santo disse che nelle battaglie della vita, maggiori sono le difficoltà, più bella è la vittoria!

Non dimenticherò mai queste parole!