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giovedì 20 febbraio 2025

Abuso della misericordia di Dio

Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa.


Abuso della misericordia di Dio

In due modi cerca il demonio d'ingannare l'uomo per farlo perdere; dopo il peccato lo tenta a disperarsi col rigore della divina giustizia; prima però del peccato l'incoraggisce a peccare colla speranza sulla divina misericordia. E fa assai più strage d'anime con questo secondo inganno che col primo. "Dio è di misericordia". Ecco la risposta de' peccatori ostinati a chi loro parla di convertirsi. "Dio è di misericordia". Ma come cantò la divina Madre: "Misericordia eius timentibus eum", il Signore usa misericordia a chi teme di offenderlo, non già a chi si serve della di lui misericordia per più ingiuriarlo. Signore, vi ringrazio della luce che mi date in farmi conoscere la gran pazienza, che avete avuta con me. Ecco io sono uno di costoro, che mi sono avvaluto della vostra bontà per più offendervi.

"Dio è di misericordia". Dio è misericordioso, ma ancora è giusto. I peccatori vorrebbero solamente che fosse misericordioso, ma non giusto; ma ciò non è possibile, perché se Dio sempre perdonasse e non castigasse mai, mancherebbe nella giustizia. E per questo appunto, diceva il P. Maestro Avila che la pazienza di Dio in soffrire chi si avvale della sua pietà per più oltraggiarlo, non sarebbe pietà, ma mancamento di giustizia. Egli è tenuto a castigare gl'ingrati. Li sopporta sino a un certo segno, e poi l'abbandona al castigo. Signore, io vedo che tal castigo non è giunto ancora per me; se fosse giunto, in questo punto già mi troverei confinato all'inferno, o pure mi troverei ostinato a peccare. Ma no, io voglio mutar vita; non voglio offendervi più; se per lo passato vi ho offeso, me ne dispiace con tutta l'anima mia; per l'avvenire voglio amarvi, e voglio amarvi più degli altri, giacché voi non avete usata con gli altri la pazienza, che avete usata con me.

"Deus non irridetur". Iddio non si fa burlare; sarebbe un burlare Iddio il voler seguire sempre ad offenderlo e poi andar a goderlo in paradiso. "Quae seminaverit homo, haec et metet" (Galat. 6). Chi semina opere buone, raccoglie premi; chi semina peccati, raccoglie castighi. La speranza di coloro che peccano, è perché Dio perdona; ma questa speranza è abbominata da Dio: "Spes illorum abominatio" (Iob. 11). Onde questa medesima speranza provoca Dio a più presto castigarli, siccome provocherebbe il suo padrone quel servo, che si animasse a maltrattarlo, perché il padrone è buono.

Gesù mio, così ho fatt'io, perché voi siete così buono, perciò non ho fatto conto de' vostri precetti. Confesso, ho fatto male, detesto tutte l'offese che v'ho fatte. Ora v'amo più di me stesso, e non voglio più disgustarvi. Povero me, se tornassi a disgustarvi con un peccato mortale! Signor mio, non lo permettete; fatemi prima morire.

O Maria, voi siete la madre della perseveranza, aiutatemi voi.


[Brani tratti da "Via della salute"]



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Pensiero del giorno

Che bell'atto di carità è di pregare ogni bene a chi ci odia e cerca di farci ogni male.


[Brano tratto da "Invito alla santità" di Don Giuseppe Frassinetti (1804 - 1868), Città Nuova, Imprimatur + Aloisius Liverzani, Episcopus Tusculanus - Frascati, 13 maggio 1981].

mercoledì 19 febbraio 2025

Gianni il calzolaio

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


Era la prima domenica dell'Avvento, e Gianni il calzolaio aveva contro l'usato chiusa per tempo la sua botteguccia, non già per andare alla Messa - che Gianni da qualche tempo dice che i preti non comandano più, e non vuol saperne né di messa, né di prediche, né di Sacramenti - ma sebbene per trovarsi di buon'ora a un'osteria a poche miglia da Bologna, ove si è dato la posta con alcuni suoi amici di gozzoviglia. Egli si è messo in via, e affrettando il passo è già un miglio lontano dalla città; quand'ecco la fitta nebbia, che aveva fino allora coperta la faccia del sole, anziché dissiparsi, si è ad un tratto condensata in nubi; indi si è convertita in pioggia minuta, che bagna e penetra fino alle midolla delle ossa. Gianni sulle prime non ne ha fatto caso, ha continuato il suo cammino. Ma che? non è ancora andato innanzi un quarto di miglio, che egli è già tutto molle, e il suo cappello ed il suo gabbano gocciano acqua da tutte le parti [...] e proferendo così a mezza voce una bestemmia, entrò pieno d'ira in una chiesuola posta lungo la strada, per soffermarsi un po', e vedere come il tempo si mettesse. Era quella la chiesuola della parrocchia S... nei dintorni di Bologna. Il curato già stava all'altare celebrando la messa, ed i buoni campagnoli assistevano con compostezza e raccoglimento alla celebrazione dei divini misteri. Gianni tutto di mala voglia si gettò su di un banco, e si diede, così per ingannare il tempo, a volgere in giro lo sguardo lanciando qua e colà bieche occhiate alle persone, che stavano in chiesa raccolte. Egli non aveva né piegato il ginocchio, né fatto il segno della croce, né detto ave a quel Gesù che stava là rinchiuso nel tabernacolo per suo amore. Pareva avesse posto in oblio che quella era la casa di Dio, la casa dell'orazione. Eppure il Signore pietoso ecco che là appunto lo attendeva al varco per usargli misericordia, e concedergli la maggiore delle grazie, quella del ravvedimento e della contrizione. 

Oh Dio! anche la predica! proprio ci voleva anche questa! - disse Gianni, traendo un sospiro, quando al vangelo vide il curato volgersi al popolo per parlare; e sbadigliando dalla noia, si dispose suo malgrado ad udirlo. Fratelli miei, disse con voce dolce e tenera il curato, fratelli miei, vi dirò coll'Apostolo S. Paolo: - È ora che ci svegliamo dal sonno, poiché la nostra salute si avvicina, la notte è già trapassata, il giorno si appressa: gettiamo adunque lungi da noi le opere delle tenebre, e rivestiamoci delle armi della luce. Camminiamo con onestà, come nella pienezza del giorno, e non nelle crapule, non nelle ubriachezze, non nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne e delle sue concupiscenze. - E continuò spiegando con brevi affettuose parole le sentenze dell'Apostolo, tutti esortando a valersi del sacro tempo dell'Avvento a purificare il loro cuore ed apparecchiare la stanza a Gesù che viene. - Figlioli, conchiuse egli, sì, è ora! non indugiate più oltre a darvi a Dio: è ora! fate presto che il Signore non vi trovi impreparati; è ora! per molti di noi sarà questa l'ultima ora, alla quale seguirà poi una felicità, o una miseria eterna! 

Fin dal principio della predica Gianni, come che cercasse distrarsi, non aveva potuto fare a meno di ripiegare per un istante il guardo a se stesso: S. Paolo avrebbe mai parlato di me? Oh Dio! che vita ho menato da due anni a questa parte? ... A mano a mano che il curato era proceduto innanzi nel suo discorso, Gianni si era veduto impallidire, poi farsi tutto rosso in viso, indi impallidire di nuovo. Che ha egli? si sente forse male? Sì male assai! Alle ultime parole del curato [...] ei non regge più, si getta ginocchioni, chiude la testa fra le mani, e prega e piange ... È finita la predica, è terminata la messa, la gente è uscita di chiesa, e Gianni non si è mosso! Eppure non piove più, il sole spunta in mezzo alle nubi; perché non continua il suo viaggio, non va all'osteria a godersela cogli amici? Ma quella è ora suona ancora tremendamente al suo orecchio, e Gianni se ne sta tuttora ginocchioni. Viene il sagrestano per chiudere la chiesa, scuote le chiavi per dire ai pochi rimasti che se ne vadano; Gianni allora si alza, piglia il suo cappello, ma in vece di uscire, va difilato in sagrestia, trova il signor curato: - Ah! signor curato, gli dice, è ora, si è ora di pensare al buon Dio, di pensare alla povera anima mia! Son due anni che non vi ho pensato ... voglio subito confessarmi. - Il buon curato lo accoglie, lo abbraccia, Gianni si prostra, fa la sua confessione: grosse lagrime gli scendono dagli occhi, oh! dolci lagrime di consolazione. Si leva e baciando la mano al curato: Era ora, gli dice, siate benedetto! Si parte di là, e ripiglia la via che mena a Bologna, ma Gianni non pensa più all'osteria, agli amici, alle crapule, e ripetendo fra sé "è ora" rientra in città... Da quel giorno Gianni tutte le mattine prima di mettersi al lavoro andò alla messa, e nel dì di festa la sua botteguccia si vedeva chiusa, ed egli in chiesa a fare le sue divozioni. Ma ecco l'ultima domenica dell'Avvento, e la chiesa della parrocchia di S ... suona a morto. Chi è questo poveretto che non è più? È Gianni il calzolaio ... una malattia di tre giorni lo ha tolto di vita; beato lui che a tempo disse: "è ora", e lo disse davvero.

Pensiero del giorno

Chi sono i più felici in questa terra, se non i santi? e perché? perché essi vogliono e cercano solo Dio.


(Sant'Alfonso Maria de Liguori, Dottore della Chiesa)

martedì 18 febbraio 2025

Canale Telegram "Cordialiter"

Cari amici,

informo i nuovi lettori del blog che nel giugno del 2022 ho aperto un canale su Telegram. Per trovarlo e iscrivervi vi basta aprire l'app sul vostro smartphon, poi premere sul simbolo della lente d'ingrandimento in alto a destra e scrivere "Cordialiter" sulla barra delle ricerche. Una volta entrati nel canale, se ci si vuole iscrivere per ricevere gli aggiornamenti bisogna premere sul tasto "Unisciti" in basso.

Sursum corda!

Il povero orfanello che fece celebrare una Messa per i suoi genitori

[Brano tratto da "Il mese di novembre santificato, ossia la divozione verso le anime del Purgatorio promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi”,  Tipografia dell'oratorio di San Francesco di Sales, 1869].


S. Pier Damiani, avendo perduto nei suoi più teneri anni il padre e la madre, cadde nelle mani d'un fratello, che lo trattò nel modo più inumano, non arrossendo neppure di lasciarlo mancar di tutto, e perfino dei vestiti. Gli avvenne un giorno di trovare sulla via una moneta d'argento. Pensate qual fu la sua gioia: gli parve di aver trovato un tesoro. In che la spenderà? La penuria, in cui era di ogni cosa, gli suggeriva mille disegni; ma dopo aver pensato alquanto, decise di portarla ad un sacerdote, affinché celebrasse la santa messa per le anime purganti. Lo credereste? Da quell'istante ogni cosa si volse in suo favore. Venne accolto da un altro fratello d'indole migliore, che ebbe per lui la tenerezza di un padre: lo vestì decentemente e lo fece studiare, sicché in seguito divenne personaggio celebre per dottrina e santità; decorato della porpora, fu uno dei più fermi sostegni della Chiesa. Ecco come una sola messa, fatta celebrare al prezzo d'una leggera privazione, fu principio d'immensi vantaggi.

Chiedere le grazie alle anime del purgatorio

[Brano tratto da "Il mese di novembre santificato, ossia la divozione verso le anime del Purgatorio promossa per via di brevi considerazioni e scelti esempi”,  Tipografia dell'oratorio di San Francesco di Sales, 1869].


Non è gran tempo che un fervente cristiano, zelantissimo nel sollevar le anime purganti, s'affaticava alla conversione d'un vecchio pericolosamente ammalato; aveva speso inutilmente esortazioni e preghiere per indurlo a regolare gli affari della coscienza ed a ricevere i santi sacramenti. Gli venne per ultimo il pensiero d'impegnare le anime del purgatorio alla salute di quel cuore indurito. Promette di far celebrare un numero di messe per la liberazione dell'anima più abbandonata, a condizione ch'essa si adopererà per ottenere al malato la grazia del pentimento. Il giorno stesso, il povero peccatore, già sul punto di perdersi eternamente, chiede un sacerdote; compie i doveri di buon cristiano; e, poco dopo, muore con i sentimenti del più sincero pentimento.

Pensiero del giorno

In ossequio alla Vergine si raccomanda qualche mortificazione almeno in ogni sabato.


(San Luigi Guanella)

lunedì 17 febbraio 2025

Convertita grazie alla "Messa in latino"

Spesso, non sempre, la Messa "novus ordo" viene celebrata strapazzandola con vari abusi liturgici e con dei canti inadatti a un rito sacro. Invece la Messa tridentina in genere viene celebrata con sacralità e devozione attraendo le anime a Dio. A tal proposito pubblico l'intervista che mi ha rilasciato una lettrice del blog, la quale mi ha confidato che la Messa tridentina è stata determinante per la sua conversione a Dio.


- So che sei una convertita. Come è avvenuta la tua conversione a Dio?

- Diciamo che all'inizio, nel 2019 , avevo iniziato a capire che la Chiesa era l'unica cosa che poteva frenare le derive della società, iniziavo ad accettare che fosse necessaria la sua presenza nella società ma solo perché l'umanità non era in grado di gestirsi da sé in quanto non matura spiritualmente. Ma non riuscivo a crederci veramente in quanto avevo una visione totalmente gnostica. Potevo accettare Gesù come saggio e illuminato ma non come figlio di Dio, e soprattutto odiavo la Chiesa nella sua struttura e gerarchia, la trovavo un'istituzione fatta per controllare la gente, la tomba della vera spiritualità e disprezzavo i sacerdoti. Poi nel Marzo 2020 accadde una cosa, ma non posso raccontarla. Capii che dovevo convertirmi e che Gesù era la Via. Dopo qualche mese provai ad andare a Messa (Novus) ma né uscii delusa, con un senso di vuoto. Allora chiesi ad una persona di portarmi ad una di quelle "Messe un latino" di cui mi parlava. Andai con lui e fu l'inizio della rinascita. Una vera sindrome di Stendhal. Mi dissi "ecco cosa avevo cercato per tutta la vita". E iniziai il mio percorso nella tradizione.

- Tra i libri spirituali ce ne sono alcuni che hanno contribuito in modo particolare alla tua conversione?

- Hanno contribuito non tanto alla mia conversione quanto all'approfondimento della spiritualità, il "Trattato della Vera Devozione a Maria", "Il Mio Ideale - Gesù Figlio di Maria" di Neubert, "Imitazione di Cristo", e ha avuto un impatto importantissimo "The Ways of Mental Prayer" (le Vie dell'orazione mentale) di Lehodey. Ritengo quest'ultima una perla di enorme valore e vorrei fosse tradotto in italiano.

- Perché ti piace tanto la liturgia antica?

- Perché è estremamente Teocentrica, tutto sparisce e c'è solo Dio. La passione di Gesù diventa realtà vissuta dal vivo in ogni Messa. Ed è un rito che pian piano ti cambia, ti porta grazia, non te ne accorgi ma poi ti guardi indietro e ti trovi cambiato.

- Quanto è importante per te la devozione alla Beata Vergine Maria?

- È essenziale. Ho approfondito la Devozione a Maria con la Consacrazione a Lei attraverso i testi del Montfort, di Neubert e dell'Academy of the Immaculate ("Preparation for total consecration to the Immaculate" according to Saint Maxilimian M. Kolbe). Ogni anno rinnovo la consacrazione e devo dire che Maria è maestra, madre, guida, oltre che padrona, che plasma l'anima di chi si sottomette a Lei con amore. Non c'è nulla di potente come l'azione di Maria nel portarci a Suo Figlio. E lo fa con una saggezza... sa plasmarci come noi non potremmo mai.

- Dopo la tua conversione hai ricevuto delle critiche dai tuoi conoscenti che hanno una mentalità mondana?

- Fu ancora molto dura... perché chi prima mi apprezzava per la mia "spiritualità" all'improvviso iniziò a disprezzarmi. Ho visto il mondo girarmi le spalle. Ho iniziato a vedere quel ghigno di disprezzo in molte persone a me vicine. È una cosa strana... non mi ero resa conto di come il mondo sia diventato nemico della Verità e di Dio, anche tra chi dice di credere e va a Messa la domenica (Novus). Inoltre mi rendo conto che vivere da Cristiana in questo mondo fatto per evitare in ogni modo il contatto dell'uomo con Dio è complicato. Richiede sacrificio. Soprattutto nei viaggi di lavoro in cui devo dormire pochissime ore perché mi devo alzare ad orari assurdi, praticamente quando è ancora notte, per dire tutte le preghiere del giorno e fare la meditazione, perché poi so che fino a sera tardi non avrò più un momento da sola. Si torna dalle trasferte distrutti ma lo si fa volentieri per Dio e per non darla vinta al mondo che vuole escludere Dio dalla nostra vita.

Pensiero del giorno

L'atomica crea un deserto meno atroce di quello che la dottrina imperante d'una società senza Dio ha creato: c'è un Sahara dello Spirito, oltre che un Sahara materiale.


[Cardinale Alfredo Ottaviani, "Il baluardo", casa editrice Ares, 1961]

domenica 16 febbraio 2025

Sentire con Cristo

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).


O Gesù, fa’ che io possa nutrire per le anime sentimenti simili a quelli del tuo Cuore divino. 

1 - Un’efficace collaborazione esige sempre una certa affinità d’intenti e di metodi fra il promotore dell’opera e i suoi collaboratori, anzi questa affinità deve essere tanto più profonda quanto più l’opera da compiersi non è materiale, ma spirituale. Dovendo collaborare con Dio per il bene delle anime, l’apostolo deve vivere in intima affinità spirituale con lui, sì da entrare il più possibile nelle sue vedute e nei suoi disegni per la salvezza del mondo. Solo penetrando a fondo il mistero dell’amore di Dio per gli uomini, l’apostolo potrà cooperare all'effusione attuale dell’amore e della grazia. Mediante le virtù teologali egli deve tenersi in contatto intimo con Dio e cercare di cogliere il movimento profondo del suo amore. La fede c’insegna che Dio ha chiamato all’esistenza gli uomini, spinto dalla sua bontà infinita che ha voluto effondersi al di fuori di sè, onde partecipare ad altri qualche cosa del suo bene, della sua felicità, della sua stessa vita. Ecco la grazia, creazione del suo umore, che rende gli uomini consorti della sua natura. E quando gli uomini, col peccato, si sono distaccati da lui rendendosi immeritevoli del suo dono, Egli non ha rinunciato il suo piano d’amore e, per poter ridare ad essi ciò che colpevolmente avevano perduto, ha sacrificato il suo Unigenito «che per noi uomini e per la nostra salute discese dal cielo» (Credo). 

L’apostolo deve comprendere a fondo che l’azione di Dio per gli uomini è tutta azione di amore: è l’azione del Padre che va in cerca del figliol prodigo, del pastore che va in cerca della pecorella smarrita; è l’azione di Dio che vuol offrire agli uomini la sua amicizia per renderli felici, per poterli accogliere nella sua casa, per poterli ammettere alla sua intimità, per renderli beati della sua beatitudine eterna. L’apostolo deve cercare di mettere il proprio cuore a contatto col cuore di Dio per riempirlo del suo amore, per condividere la sua carità verso gli uomini. L’apostolo deve, per così dire, sentire con Dio, sentire con Cristo, ossia nutrire profondi sentimenti di amore per i suoi fratelli, pallido riflesso dell’amore di Dio per gli uomini. 

2 - Non solo nella preghiera, ma nell’esercizio stesso del suo apostolato, l’apostolo deve cercare di mantenersi a contatto con Dio e col mistero del suo amore per gli uomini, cui deve umilmente collaborare. Cercherà questo contatto attraverso un intenso esercizio della fede che gli farà sempre più comprendere il mistero della Redenzione, che gli farà riconoscere l’attuazione di questo mistero nelle varie circostanze della vita, nello svolgersi degli avvenimenti, che lo aiuterà ad inserire la sua umile azione nella grande azione divina. In tal modo, anche quando userà mezzi umani, anche quando si occuperà di questioni materiali, si manterrà in un’atmosfera soprannaturale: non perderà mai di vista il fine ultimo della sua attività, ma sarà sempre desta in lui la consapevolezza di collaborare con Cristo alla salvezza delle anime. 

Alla fede l’apostolo deve unire un’ardente carità, perchè il contatto con Dio e l’affinità col suo amore si realizzano appunto per via d’amore. La carità, per la forza d’intuizione che le è propria, permetterà all’apostolo di penetrare più a fondo il mistero della Redenzione, di gustare la dolce realtà dell’Amore infinito che in esso si manifesta e lo spingerà a vivere in intima comunione con questo Amore, di cui deve essere il collaboratore e lo strumento. Allora il suo esempio, le sue parole renderanno testimonianza di verità non solo credute in teoria, ma vissute in pratica, ma assaporate, sperimentate nel contatto intimo con Dio. Allora l’apostolo potrà affermare con S. Giovanni: « Noi abbiamo conosciuto e creduto alla carità che Dio ha per noi » (1Gv. 4, 16) [...]. 

Mediante la fede e l’amore l’apostolo giungerà ad un'affinità spirituale sempre più grande col mistero della Redenzione e con Gesù che ne è il grande Attore, potrà fare suoi i sentimenti di Gesù, secondo la parola di S. Paolo: « abbiate in voi quel sentire che era anche in Gesù Cristo » (Fil. 2, 5). Questo « sentire con Cristo », che significa amare e volere all’unisono col Cuore divino, che significa condividere il suo amore immenso per Dio e per le anime, è il segreto di ogni apostolato.


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

Pensiero del giorno

Fare tutto per puro amore di Dio, amore purissimo, ardentissimo e perfettissimo, emulando i Serafini del Cielo.


(Brano tratto dagli scritti di Padre Felice Maria Cappello, 1879-1962).

sabato 15 febbraio 2025

Angela da Foligno, dai sacrilegi alla santità

[Brano tratto da “Tesoro di racconti istruttivi ed edificanti”, di Don Antonio Zaccaria, Tipografia Pontificia Mareggiani, 1887].


La beata Angela da Foligno era caduta nella sua giovinezza in brutte colpe, delle quali aveva tanta vergogna da non saperle confessare. Si comunicò un gran numero di volte sacrilegamente: ma siccome i rimorsi non la lasciavano in pace né dì, né notte, così si rivolse a S. Francesco d'Assisi per trovare un confessore cui avesse cuore di aprirsi. Il Santo le apparve la stessa notte nella figura di un vecchio venerabile, e le disse: - Mia sorella, io vi avrei già accordata tal grazia se me l'aveste domandata prima. Domani mattina voi troverete il confessore che desiderate. Il Santo difatti le fece trovare un confessore Francescano, al quale poté ella aprire francamente il suo cuore, sebbene con gran rossore e con molta umiliazione. Codesta penosa e coraggiosa accusa procurò a lei la pace del cuore, la dolce speranza del cielo, le consolazioni della grazia in vita, e quel bene eterno in morte che da tanti anni gode in cielo. Un momento di confusione al tribunale della penitenza le fruttò tanta pace!... 

[* La beata Angela da Foligno è stata canonizzata nel 2013, n.d.r.].

Gesù sa consolare le anime più che il mondo con tutti i suoi festini e spassi

[Brano tratto da "Visite al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima" di Sant'Alfonso Maria de Liguori].


Bisogna ch'io palesi in questo libretto, almeno per gratitudine al mio Gesù sacramentato, questa verità: io per questa devozione di visitare il SS. Sacramento, benché praticata da me con tanta freddezza ed imperfezione, mi trovo fuori del mondo, dove per mia disgrazia son vissuto sino all'età di 26 anni. Beato voi se poteste più presto di me staccarvi dal secolo e darvi tutto a quel Signore che tutto si è dato a voi! Replico, beato voi non solo nell'eternità, ma ancora in questa vita! Credetemi che tutto è pazzia: festini, commedie, conversazioni, spassi, questi sono i beni del mondo, ma beni tutti pieni di fiele e di spine: credete a chi ne ha l'esperienza e la sta piangendo. E assicuratevi che quell'anima, la quale con un poco di raccoglimento si trattiene avanti il SS. Sacramento, Gesù Cristo sa consolarla più che il mondo con tutti i suoi festini e spassi. Oh che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede e con un poco di tenera devozione a parlare alla familiare con Gesù Cristo, che ivi sta a posta per sentire ed esaudire chi lo prega! Domandargli perdono dei disgusti dati! Presentargli i suoi bisogni, come fa un amico ad un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza! Cercargli le sue grazie, il suo amore, il suo paradiso! E soprattutto oh che paradiso trattenersi a far atti d'amore verso quel Signore che su quell'altare sta pregando per noi l'Eterno Padre e sta ardendo d'amore per noi!

Pensiero del giorno

La scuola deve essere rinnovata. A che cosa sono educati gli alunni? Essi perdono gli anni più belli e più freschi della loro intelligenza, gli anni nei quali le cose rimangono più impresse, in stoltezze, in cose fuori della vita. Con quanta maggiore facilità essi apprenderebbero le discipline che studiano se le trovassero ricche d'interesse vitali alla praticità della vita!



[Brano tratto da "Fui chiamato Dolindo, che significa dolore..." di Don Dolindo Ruotolo, Apostolato Stampa].